Sicurezza informatica: Zero-Day su Microsoft SharePoint. Un nuovo fronte nella guerra cibernetica tra potenze globali

Di Bruno Di Gioacchino

TEL AVIV. Nei giorni scorsi, è stato scoperto un attacco informatico sofisticato che ha sfruttato una vulnerabilità zero-day su Microsoft SharePoint, nella sua versione on-premises.

Colpite almeno 50 organizzazioni: enti federali e statali statunitensi, università, infrastrutture energetiche, imprese nei settori telecomunicazioni e ricerca, con ramificazioni in Spagna, Brasile e Asia.

L’attacco, circoscritto ai server interni e non ai servizi cloud, ha permesso agli autori di accedere a chiavi crittografiche sensibili, cancellare repository pubblici e lasciare potenziali backdoor persistenti.

La sede di Microsoft 

 

L’attacco presenta tutte le caratteristiche di un’Advanced Persistent Threat (APT).

Sono stati rilevati tentativi di “wiper”, ossia software distruttivi per cancellare dati critici, e di reinfettare i sistemi anche dopo interventi di mitigazione.

Gli strumenti impiegati indicano una capacità tecnica fuori dalla portata della criminalità comune, suggerendo un’origine statale o para-statale.

L’indagine è in corso e coinvolge FBI, CISA, DHS, e le Agenzie equivalenti di Canada, Australia e altri Paesi alleati.

Tuttavia, emergono gravi carenze strutturali nella difesa cyber statunitense.

La CISA (Cybersecurity and Infrastructure Security Agency), già sottoposta a pesanti tagli (-65% del budget), opera sotto una leadership ad interim, ostacolando una risposta efficace e tempestiva.

L’episodio si colloca nel solco di una lunga serie di operazioni attribuibili (anche se non ufficialmente) ad attori statali rivali.

La cybersecurity è fondamentale per aziende e cittadini

Dai casi SolarWinds (2020) a Exchange/ProxyLogon (2021), fino al più recente Volt Typhoon (2023-2024), il pattern è chiaro: la penetrazione silenziosa di reti strategiche nemiche per estrarre vantaggi geopolitici. È la nuova guerra fredda, combattuta con mezzi digitali.

Questo attacco mette ancora una volta in luce la fragilità dei sistemi on-premises rispetto ai moderni ambienti cloud.

Soluzioni come Microsoft 365, progettate con approcci “zero trust” e sicurezza by design, offrono difese più robuste. SharePoint, come già Exchange, dimostra che i sistemi legacy sono un punto d’ingresso privilegiato per le offensive cyber.

La strategia sottesa ricorda quella degli anni ’80: sabotaggio remoto, spionaggio, manipolazione delle informazioni.

Ma nel 2025 lo spazio di confronto è il cyberspazio, dove si combatte senza dichiarazioni ufficiali di guerra.

Dietro gli attacchi si profilano interessi cinesi e russi, con l’obiettivo di destabilizzare e monitorare le capacità reattive delle democrazie occidentali.

La sede del Congresso degli Stati Uniti

 

È prevedibile un intervento del Congresso e della Casa Bianca, sulla falsariga dell’iniziativa post-SolarWinds (2021): maggiori fondi per CISA, cyber-command interagenzia e difesa preventiva.

Le vulnerabilità degli ambienti on-premises potrebbero accelerare la migrazione verso ambienti cloud, ritenuti più resilienti. Microsoft, AWS e Google Cloud potrebbero diventare partner chiave della sicurezza nazionale.

Gli USA potrebbero rispondere con azioni offensive mirate, generando una potenziale cyber-escalation. La soglia tra deterrenza e guerra ibrida è sempre più sottile.

L’indagine congiunta tra USA, Canada, Australia e alleati europei potrebbe trasformarsi in una vera e propria alleanza cyber, parallela alla NATO e al Quad.

L’UE non può più ignorare questi segnali d’allarme.

È urgente:

  • Definire standard minimi di cybersicurezza obbligatori per enti pubblici e imprese strategiche
  • Potenziare il coordinamento tra i CERT-In nazionali
  • Sostenere gli investimenti in intelligence digitale e competenze sovrane
  • Creare una cyber-struttura comune europea, capace di difendere le infrastrutture critiche continentali.

A questo punto, l’indiscutibile leadership di Israele nel campo della cybersicurezza – sia in termini tecnologici che di intelligence – diventa una risorsa strategica necessaria per contenere, comprendere e disinnescare rapidamente questa delicata e scomoda situazione.

La cooperazione con Tel Aviv, sia sul piano operativo che su quello diplomatico, può offrire soluzioni concrete per affrontare minacce che travalicano i confini e mettono a rischio la stabilità globale.

Quello di questo mese non è un incidente isolato, ma un atto geopolitico deliberato.

Si inserisce nella più ampia competizione tra autocrazie e democrazie, dove il cyberspazio è il nuovo teatro del confronto. La risposta non può essere solo tecnica: serve una visione strategica, globale, interoperabile, e soprattutto urgente.

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