Siria, guerra mediatica preludio a quella totale?

Di Marco Pugliese

Washington. La guerra in Siria è a più “strati”. Gli Stati Uniti sono contro la Russia. La Turchia è contro i Curdi. Le milizie islamiche sono contro la Siria e l’Iran contro l’Arabia Saudita,

La guerra in Siria è a più “strati”

Gli Usa sono alleati dell’Arabia Saudita quindi contro l’Iran, ma hanno sostenuto i Curdi che ora sono combattuti dalla Turchia (Paese aderente alla NATO).

La Russia appoggia l’Iran, quindi si ritrova contro l’Arabia Saudita e le milizie islamiche (tra cui quel che rimane dell’ISIS), appoggiate dagli Usa,  ma combattute a parole, in chiave anti Iran.

In Yemen l’Arabia Saudita bombarda i civili in chiave anti Iran e l’Occidente non pare occuparsene.

Gli effetti di un bombardamento di aerei della coalizione araba in Yemen

Tutto il mondo guarda agli attacchi chimici veri o presunti ma dimentica la presenza risicata di giornalisti attendibili in loco. I reporter di guerra occidentali si limitano ai dispacci di ONG locali, i Caschi Bianchi ad esempio, organizzazione vicina alla costellazione delle milizie islamiche, assai interessate a far intervenire l’Occidente in chiave anti Russia.

Mosca duramente difende Assad e fa capire che questa volta interverrà: “I gas non c’erano, giù le mani”.

Il presidente siriano, Bashar Al Assad.

Nel frattempo, a 24 ore dall’attacco (presunto) chimico di Bashar al-Assad a Douma, Israele colpisce in Siria e scatena l’ira di Mosca che denuncia, per la prima volta, “la violazione della sovranità siriana”.

Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha detto: “Ci saranno conseguenze. L’attacco chimico è una fake news”. Parole durissime quelle del diplomatico russo che non scalfiscono la Casa Bianca che rincara la dose: “Useremo i missili”.

Donald Trump e Sergei Lavrov

Ma il Presidente americano Donald Trump militarmente cosa può fare? Raid limitati e “chirurgici”, come lo scorso anno, quando avvisarono Mosca, l’alternativa è colpire a fondo le difese siriane e l’aviazione di Damasco, rischiando però “contatti” con i soldati di Mosca.

La quale ha degli accordi militari in vigore con Assad, basi date in concessione per anni in cambio di “protezione”.

Nel frattempo è partita una campagna mediatica per convincere l’opinione pubblica occidentale: in Siria Assad usa armi chimiche e stermina civili.

Negare la guerra è impossibile ma molto di ciò che arriva sulla stampa occidentale è funzionale strumentale. In Italia “tapparsi la bocca in segno di protesta ai gas” spopola sui social tra i politici nostrani, bravissimi online, meno nella realtà.

L’Italia in Siria cosa conta di fare? Quale sarà la politica estera per il futuro? La Libia? Questioni delicatissime, d’interesse nazionale che il nuovo Governo, quando ci sarà, dovrà affrontare con piglio deciso.

In queste ore infatti, Trump ha chiesto l’appoggio dell’Alleanza Atlantica, ma non ha menzionato l’Italia, l’idea infatti è coinvolgere Parigi e Londra (l’Unione europea al solito va in pezzi).

Gli Usa sembrano decisi. Duemila militari sono stati schierati a Manbij che per i Curdi però non hanno mosso un dito. Ma anche i russi hanno continuato a far affluire difese anti-aeree, con navi da trasporto che arrivano a Tartus quasi tutte le settimane.

Putin ha ribadito che reagirà, che non lascerà che siano messe in pericolo le vite delle migliaia di soldati russi in Siria. Sarà un bluff? In realtà il pericolo è che si finisca con un attacco Usa sul filo di una nuova Guerra Fredda, che parte da armi chimiche (presunte) in pieno stile Iraq 2003 (le armi non furono mai trovate perché inesistenti ma, al tempo, molti appoggiarono gli Usa appunto per eliminare le fantomatiche armi).

A questo s’aggiungono le foto sui social, di civili e minori atte a sensibilizzare l’opinione pubblica in chiave anti Mosca.

I russi continuano a combattere contro quelle sacche di terrorismo che hanno colpito l’Europa e l’Occidente interviene a difesa di ciò che diceva di combattere, ovvero l’estremismo.

In guerra, la verità è la prima vittima ed in Siria pare veramente complesso scovarla.

Nel frattempo prestate attenzione a ciò che condividete, siete inconsapevolmente in prima linea in questa guerra mediatica che da un momento all’altro potrebbe diventare totale e letale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore