Siria, la mano degli Stati Uniti alle milizie curde. Washington invia armi per conquistare al più presto Raqqa

Washington. La mano degli Stati Uniti nel conflitto siriano. Ieri, il presidente Usa, Donald Trump ha autorizzato una maggiore fornitura di armi alle milizie curde in Siria con l’obiettivo di assaltare Raqqa, la “capitale” dello Stato islamico.

La presenza di miliziani jihadisti a Raqqa

Saranno armate le milizie dell’YPG e delle Forze democratiche siriane, ovvero una serie di forze militari di varie confessioni ed etnie che sono tra i maggiori alleati degli Usa in Siria.

Il Pentagono vuole garantire una “vittoria chiara” a Raqqa. “Insieme all’appoggio delle forze statunitensi- ha scritto in un comunicato il portavoce del Pentagono, Dana White – e della coalizione sono l’unica forza sul terreno che possano prendere Raqqa con grande esito e al più presto”.

Rispetto a Barack Obama, Trump per quanto riguarda la lotta al terrorismo si dimostra più decisionista. Obama fu, infatti, accusato di passività in sei anni di guerra civile.

Dal 2014 si è registrato un passo in avanti nell’attacco alle posizioni jihadiste assunte sul terreno.

In questi ultimi anni, Washington ha fornito tantissime armi alle milizie arabe. Ma finora, per non destare l’ira di Ankara, hanno resistito a fare lo stesso con i miliziani curdi.

Milizie curde dell’YPG

I vertici del Pentagono ritengono che i curdi abbiano bisogno di armi pesanti, lanciamissili e veicoli blindati per sconfiggere i miliziani dell’ISIS, arroccati nella loro “capitale”.

La decisione dell’amministrazione Trump è arrivata nel momento in cui la Turchia ha rinforzato i suoi bombardamenti contro i curdi in Iraq e in Siria. Tanto che questo ha fatto infuriare Washington. L’aviazione turca lo scorso aprile ha ucciso decine di combattenti curdi, una decisione duramente criticata dal presidente americano.

 

Agli inizi di marzo, lo stesso Trump aveva autorizzato il dispiegamento di 400 soldati in più nel Nord della Siria, divisi in due contingenti. Uno dei Marines schierato nei dintorni di Raqqa per sostenere le Forze democratiche siriane.

L’altro contingente costituito dai Rangers è stato schierato nella città di Manbij, da dove le milizie siriane sono state cacciate nel 2016.

Ai militari è stata data una consegab “politica”: evitare in tutti i modi tensioni tra le milizie filo o anti Turchia.

Anche perchè, come si sa Ankara considera le milizie curde una estensione del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) che lotta per l’indipendenza, nel sud est del Turchia dagli anni ’80. E che è stato dichiarato gruppo terrorista oltre che dalla Turchia anche dagli Stati Uniti.

La prossima settimana Trump ed Erdogan si incontreranno alla Casa Bianca con all’ordine del giorno la questione delle milizie curde in Siria e quella della richiesta di Ankara dell’estradizione dell’iman Fetullah Gulen, considerato da Erdogan l’organizzatore del fallito golpe del luglio scorso.

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