Siria, un’inchiesta de Le Monde sostiene che il Gruppo Lafarge ha finanziato indirettamente l’ISIS

Di Valeria Fraquelli

Parigi. Secondo un’inchiesta del quotidiano francese “Le Monde” sembra che il Gruppo franco-svizzero Lafarge, leader nel settore dell’edilizia e dei materiali da costruzione, abbia indirettamente finanziato il sedicente Stato islamico.

Un’inchiesta giornalistica del quotidiano Le Monde accusa il Gruppo Lafarge di avere sostenuto indirettamente l’ISIS

Tra il 2013 e il 2014 il Gruppo edile aveva uno stabilimento molto importante nella località di Jalabiya, in Siria, che si trova a circa 150 chilometri da Aleppo. In quegli anni, il Califfato conquistò la cittadina ed il cementificio si trovò a dover pensare a come fare arrivare in sicurezza operai, rifornimenti e mezzi alla fabbrica. Secondo l’inchiesta di “Le Monde” il gigante dell’edilizia avrebbe mandato un suo responsabile a negoziare con un certo numero di fazioni armate siriane per garantire la sicurezza e il libero transito di personale e mezzi dietro pagamento.

È quasi sicuro che, come scrive il quotidiano francese, al vertice di quelle fazioni armate ci fosse proprio lo Stato islamico che vide nei pedaggi pagati da Lafarge un nuovo modo di finanziarsi. Sembra, infatti, che sia stato trovato un documento in cui si chiede ai miliziani di lasciare passare i camion carichi di cemento dell’azienda e che sul foglio di sia la bandiera nera dell’ISIS come firma.

La ditta Lafarge ha detto solo di avere consegnato soldi ad un intermediario locale per garantire la buona riuscita dei suoi affari in Siria e la sicurezza dei dipendenti ma è difficile pensare che alla sede di Parigi del Gruppo i dirigenti non sapessero che in realtà stavano regalando migliaia di dollari ai terroristi islamisti dell’ISIS.

Anche un reportage della televisione svizzera sul posto ha svelato che il Gruppo edile avrebbe pagato migliaia di dollari con lo scopo di ottenere dai ribelli jihadisti dei lasciapassare per i mezzi pesanti in entrata e in uscita dalla fabbrica. Nel reportage appare quello che era il capo della sicurezza dello stabilimento siriano che fu incaricato di consegnare un grosso riscatto ai miliziani islamisti quando nove operai vennero rapiti. La produzione continuò senza sosta anche in quel caso.

Proprio ieri è apparsa su tutti i principali giornali francesi la notizia che Eric Olsen, patron del Gruppo che oggi si chiama Lafarge-Holcim dopo la fusione con una azienda svizzera, si è dimesso ufficialmente per poter provare con calma che né lui, né gli altri dirigenti del Gruppo erano al corrente che i loro soldi stessero andando ai jihadisti. Visti gli sviluppi e le ripercussioni che sta avendo questa inchiesta sul Gruppo del cemento il passo indietro di Olsen potrebbe essere una prima dichiarazione di colpevolezza, anche perché lui stesso aveva dichiarato, qualche tempo fa, di voler essere sempre informato su ogni attività del Gruppo.

Eric Olsen, patron del Gruppo Lafarge si è dimesso dopo l’inchiesta del giornale francese

Un portavoce del Gruppo ha definito le accuse di finanziamento al terrorismo inaccettabili e ha chiarito che una inchiesta parallela aperta all’interno dell’azienda ha escluso ogni responsabilità di Olsen e di altri manager nella faccenda siriana, anche se ci sono stati degli errori giudicati significativi nella gestione dello stabilimento mediorientale.

Ad alcuni giornalisti tutto questo è sembrato solo un inutile giro di parole per coprire le reali responsabilità dei manager nella vicenda e che questo vuole dire che l’azienda era ben consapevole di finanziare gruppi terroristici.

Le attività del cementificio cessarono, conclude l’inchiesta giornalistica del quotidiano francese, solo pochi giorni prima che lo stabilimento fosse conquistato dall’ISIS e anche questa non può essere una coincidenza: oggi in quei capannoni di addestrano le truppe speciali antiterrorismo statunitensi e britanniche che hanno scacciato i jihadisti alla fine del 2015.

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