Mogadiscio. Sale ad oltre 300 morti il bilancio delle vittime per l’attentato di sabato a Mogadiscio con due camion-bomba che, secondo le autorità è stato compiuto dalle milizie Al Shabaab.
Tra le vittime anche 15 bambini che erano a bordo di uno scuola bus, rimasto investito dalle esplosioni. Molte persone sono morte in seguito alle ferite riportate. Il conto delle vittime non è certo e potrebbe aumentare, perché tra i circa 300 feriti molti sono in gravi condizioni.
La prima devastante esplosione, quella che ha provocato la maggior parte dei morti, è avvenuta davanti al Safari hotel, vicino al Ministero degli Esteri che, forse, era il vero obiettivo degli attentatori, lungo il quartiere commerciale della Capitale, con diversi ristoranti, negozi e alberghi.
L’automezzo saltato in aria era stato seguito dalle Forze dell’Ordine perché ritenuto “sospetto”. L’esplosione ha provocato gravi danni anche all’ambasciata del Qatar.
Il secondo camion bomba è esploso pochi minuti dopo in un’altra strada provocando diverse vittime. I vetri delle finestre di numerosi edifici sono andati in frantumi mentre alcuni veicoli sono stati rovesciati dall’onda d’urto e si sono incendiati. Le immagini drammatiche trasmesse dalle tv di tutto il mondo mostrano diverse ambulanze sui luoghi degli attentati ed i medici che cercano di assistere i feriti, mentre sono in molti a vagare tra le macerie degli edifici distrutti, alla disperata ricerca dei propri cari.
Le vittime, raccontano i soccorritori, hanno riportato ustioni talmente gravi da essere irriconoscibili e ci vorranno diversi giorni per poterle identificare.
I feriti (circa 300 finora) sono stati ricoverati in tutti e sei gli ospedali della città: alcuni di loro hanno subito l’amputazione delle mani o delle gambe.
Il presidente somalo, Mohamed Abdullahi Mohamed, ha proclamato tre giorni di lutto. Gli attentati non sono ancora stati rivendicati, anche se il Governo accusa i jihadisti di al-Shabaab che spesso hanno preso di mira zone strategiche nella Capitale.
La strage avviene tre giorni dopo l’incontro a Mogadiscio tra esponenti del Comando americano in Africa e il Presidente somalo. E sempre tre giorni fa si erano dimessi dal Governo somalo il ministro della Difesa, Abdirashid Abdullahi Mohamed ed il capo delle Forze Armate, Generale Mohamed Ahmed Jimale.
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