Napoli. L’Aeronautica Militare ha storicamente sempre avuto un ruolo centrale nelle attività spaziali ed aerospaziali del Paese.
Dalle origini, quando il Programma “S. Marco” guidato dal Generale Luigi Broglio, portò l’Italia a lanciare, terzo Paese al mondo, un proprio satellite, fino ai nostri giorni, in cui la Difesa ha un ruolo centrale nello sviluppo delle attività spaziali nazionali.

Il Generale Luigi Broglio guidò il Programma “San Marco”
La Forza Armata, naturalmente protesa per competenza ambientale verso l’aerospazio, contribuisce alla più generale strategia nazionale.
In questo contesto, essa si propone, alla luce delle competenze acquisite nel tempo, come centro di competenza e componente abilitante nell’aerospazio.
In particolare alcuni filoni sono già riconosciuti, nel piano spaziale della Difesa, come naturale dominio di competenza aeronautica in una logica integrata interforze.
Tra queste competenze citiamo: il volo spaziale umano, il volo suborbitale, la Space situational awareness, l’accesso allo spazio mediante aviolancio e piattaforme stratosferiche.
Il tutto in un contesto di interazione frequente con l’industria nazionale e internazionale, la comunità scientifica – accademica da una parte, come, ad esempio, con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e diversi Atenei italiani, Enti con competenze specifiche come il Centro Italiano Ricerca Aerospaziale (CIRA) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) per la ricerca d’innovative soluzioni tecnologiche.
Nel suo intervento ai recenti Stati Generali su Spazio, Sicurezza e Difesa tenutisi a Napoli, il Generale di Squadra Aerea, Roberto Comelli, direttore del DIPMA (Direzione per l’Impiego del Personale Militare) dell’Aeronautica Militare ha evidenziato una serie di impieghi della Forza Armata in ambito spaziale.
“La fascia aerospaziale – ha spiegato – che si estende dall’alta atmosfera fino alle orbite basse è un ambiente strategico che potrà essere sfruttato grazie all’innovazione tecnologica per soddisfare le nuove esigenze operative derivanti dal mutato scenario geopolitico”.
La Forza Armata si è così fatta promotrice di iniziative di sviluppo tecnologico “per aggregare e stimolare la comunità nazionale – ha aggiunto il Generale Comelli – sia industriale che accademica. Come ad esempio nell’aviolancio dove è stato cerato un apposito frame di collaborazione con le aziende e gli Enti di ricerca italiani”.
A questo si aggiungono anche progetti a guida italiana proposti in ambito europeo come, ad esempio, con le piattaforme stratosferiche. Si tratta di “pseudo satelliti” che integrano la caratteristica di persistenza tipica dei sistemi unmanned tradizionali con i vantaggi dell’alta quota e di campo tipica dei sistemi spaziali.

Grande l’impegno dell’Aeronautica con il sistema aziendale
Il Generale Comelli ha poi parlato della costituzione di un network militare per la Space situational awareness. Esso consentirà di incrementare la capacità di osservazione degli oggetti orbitanti, dei rischi di rientri incontrollati e del monitoraggio dell’attività elettromagnetica solare che colpisce i sistemi di telecomunicazioni sia nello Spazio che sulla Terra.
A livello strategico NATO, lo Spazio è ormai considerato come il “quinto dominio operativo”.
Una volta individuato il dominio, ha evidenziato ancora il direttore del DIPMA, e preso atto degli attori e delle minacce sempre crescenti “si ponga di garantire attivamente la sicurezza in ambito spaziale”.
E già dal 2014 l’Aeronautica Militare in un discorso interforze e interministeriale ha investito risorse e impegno proprio sulla sorveglianza spaziale nel più ampio contesto della Space Situation Awareness europea.
GLI IMPEGNI DELL’AERONAUTICA MILITARE
Entrando più nello specifico evidenziamo un serie di attività nelle quali l’Aeronautica Militare italiana è impiegata
Volo umano nello spazio
La Forza Armata ha da sempre seguito le attività di questo settore fin dall’inizio considerate un contesto operativo e di sperimentazione, scientifica e tecnologica, di assoluto rilievo per ampliare le competenze dalla dimensione del volo atmosferico a quello del volo spaziale.
La naturale predisposizione dell’Aeronautica verso questo ambiente trovò una prima forma di chiaro indirizzo politico nel 2001, su iniziativa dell’allora capo di SMD e del ministro pro-tempore del Dicastero della Difesa.
Furono promosse, negoziate e sponsorizzate due missioni, denominate “Taxi Flight”, con i russi (nel 2002 e 2005) alle quali prese parte l’allora Colonnello Roberto Vittori.
Nel 2005, poi, l’Aeronautica qualificò tre spaceflight surgeons presso il Centro addestramento cosmonauti “Yury Gagarin” di Star City in Russia.

Un cosmonauta in volo
Nel 2008 l’Aeronautica e l’Agenzia Spaziale italiana siglarono un accordo di cooperazione nel settore del volo umano spaziale, creando una chiara cornice di condivisione di comuni interessi basati sul fatto che l’Italia era (e ancora è) l’unico Paese ad avere una collaborazione bilaterale diretta con gli Stati Uniti nel settore dei moduli abitabili per la Stazione Spaziale Internazionale.
Per questo motivo, la Forza Armata ha qualificato un ingegnere spaziale come “cosmonauta”, attualmente pronto per un primo volo.
In tale ambito, sempre stata attenta a stimolare la comunità situa scientifica che tecnologica nazionale per effettuare ricerche e attività di R&D volte a sfruttare l’indubbio vantaggio di una infrastruttura per sperimentazione in microgravità.
Attualmente il settore del volo umano spaziale è tornato ad avere un ruolo strategico, grazie alle iniziative tipiche del nuovo approccio americano denominato “Commercial Spaceflight”, i maggiori investimenti del comparto privato, l’affacciarsi di nuove tecnologie (ad esempio inflatable, smart structures, nuovi veicoli di trasporto) oltre al mutato scenario geopolitico, con la competizione tra Cina e Stati Uniti.
In questo ambito, l’Aeronautica come istituzione al servizio del Paese, contribuisce con le proprie competenze e il personale qualificato alla strategia nazionale e promuove anche possibili missioni a stimolo della comunità nazionale, industria inclusa.
Volo suborbitale
In sintonia con gli “indirizzi di Governo in materia spaziale e aerospaziale”, l’Aeronautica Militare ha iniziato a definire una possibile roadmap per l’acquisizione della capacità di volo suborbitale, avviando a marzo scorso uno studio di modeling & simulation per valutare la possibilità di far decollare ed atterrare, dalle basi di Decimomannu (Cagliari) e Grazzanise (Caserta)], velivoli suborbitali in piena sicurezza.
Ciò nell’ambito di attività svolte con Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC) e Ministero Infrastrutture e Trasporti (MIT) per definire il quadro normativo e di sicurezza per tali attività che in futuro si volessero svolgere in Italia.

Una sala di controllo
Inoltre, al fine di incrementare le specifiche competenze tecniche nel settore, sono stati intrapresi contatti con la Virgin Galactic per l’acquisto di un servizio di volo suborbitale dedicato da effettuarsi presso lo Spaceport America di Las Cruces (Stati Uniti) nel secondo semestre del prossimo anno.
A questo proposito è stato firmato un accordo commerciale il 2 ottobre scorso nella sede della nostra Ambasciata a Washington.
Ciò permetterà l’effettuazione di un volo con finalità sperimentali e conoscitive che prevede il volo sia di esperimenti di medicina aerospaziale, curati dall’Aeronautica Militare, sia tecnologici curati dal CNR.
Il tutto con il coinvolgimento di tre payload specialist provenienti dalla Forza Armata (un medico ed un ingegnere qualificato per il volo spaziale) e CNR.
Il volo consentirà, inoltre, l’acquisizione d’informazioni tecniche essenziali per validare i modelli di simulazione alla base dello studio di fattibilità per i voli suborbitali in Italia, anche al fine di supportare l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC) nel progresso della regolamentazione degli spazioporti e degli spazi aerei suborbitali, in un’ottica di “sistema Paese”.
Aviolancio
Nel contesto di una possibile capacità nazionale di autonomo accesso allo spazio, l’Aeronautica Militare ha avviato, fin dal 2005, diversi studi volti a valutare la possibilità di combinazione tra una piattaforma aerea e piccoli lanciatori, aviotrasportati, ottimizzati per piccoli satelliti.
Nel corso degli anni tali studi, svolti con diverse Università e con il supporto dell’industria nazionale (quale ad esempio Avio) hanno dimostrato la fattibilità tecnologica dell’impresa, sebbene da ulteriormente approfondire sia la convenienza economica della stessa in termini di risposta del mercato e del tipo di piattaforme da mettere in orbita.
Questa capacità assume anche valore specifico per esigenze militari e/o duali, in caso di esigenza di un rapido deployment di piattaforme satellitari in tempi brevi e a bassa visibilità (anche per esigenze di sicurezza nazionale e di crisis management).

Un satellite in orbita
Nel dicembre 2018, insieme al mondo accademico e con le industrie nazionali, è stato realizzato un ulteriore studio di fattibilità per valutare la sostenibilità economica di un lanciatore per piccoli satelliti da piattaforma aerea.
Lo studio è supportato dallo sviluppo tecnologico dei cosiddetti “mini/micro e nanosatelliti” alla luce degli sviluppi negli ultimi anni.
L’accordo, firmato a settembre ed orientato allo sviluppo di un lanciatore adattabile alla piattaforma Eurofighter, darà l’avvio al successivo sviluppo di un dimostratore tecnologico (entro il 2024) che potrebbe essere finanziato mediante il Piano Nazionale della Ricerca Militare (PNRM) e nel quadro dell’European Defence Fund (EDF).
Il settore è altresì in sviluppo anche nel contesto americano, dove la stessa Virgin Galactic ha avviato l’iniziativa Virgin Orbit, per lo sviluppo di un lanciatore medio trasportato e lanciabile da un Boeing 747.
Lo sviluppo di queste piattaforme potrebbe offrire un più rapido accesso allo spazio anche alla comunità scientifica ed accademica, nonché dischiudere nuove opportunità per il tessuto industriale nazionale soprattutto delle piccole e medie imprese.
Piattaforme stratosferiche
Nel settore stratosferico, l’Ufficio Generale per lo Spazio ha effettuato una ricognizione delle tecnologie chiave ed un censimento di tutti gli attori (Università, Centri ricerca specializzati, aziende, reti d’impresa) che, a vario titolo, in Italia, si sono interessati alle “piattaforme stratosferiche”.
I risultati di tale ricognizione, sono stati presentati nel corso del 1° Workshop nazionale, il 5 aprile scorso.
In questa occasione è stata avviata la definizione del requisito per una piattaforma stratosferica d’interesse nazionale.
È emerso il pieno sostegno da parte ministeriale della Difesa e si è riconfermato il vivo interesse e la piena partecipazione di alcuni Enti di Ricerca quali CNR, CIRA.
Sono state analizzate le molteplici potenziali applicazioni delle Piattaforme e gli specifici scenari e ne è scaturito un progetto unitario nazionale per una piattaforma in configurazione “ibrida” (a metà tra un pallone aerostatico ed un profilo alare) che, per gli esperti, ben s’inquadra per un impiego flessibile e logisticamente proiettabile.
Un’idea proposta nell’ambito dei Progetti di Cooperazione Strutturata Europea nel settore della Difesa (PESCO) e il cui finanziamento verrà garantito con i Fondi dell’European Defence Industrial Development Programme (EDIDP).
Space Situational Awareness
L’Ufficio Generale per lo Spazio (SMA-UGS) dello Stato Maggiore dell’Aeronautica, elabora la policy di Forza Armata nel settore aerospaziale, concorrendo ad individuare capacità operative innovative che “incrementino verso l’altro”, in direzione dello spazio, le competenze dell’Aeronautica, partendo dalla piena affermazione delle tradizionali funzioni e compiti operativi, posti per legge, in materia di difesa dello spazio aereo nazionale.
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