Di Gianfranco Salvatori
PIACENZA. “Lo spazio è un nuovo territorio che non è separato dalla terra”. E’ uno degli assunti di Emilio Cozzi che alla sede di Piacenza dell’Università Cattolica ha incontrato gli studenti e presentato il suo libro “Geopolitica dello spazio – Uno sguardo tra presente e futuro”.
Invitato dalle Associazioni di studenti della Cattolica “La svolta” e del Politecnico di Milano “Polispace”, dopo una breve storia della conquista dello spazio, Cozzi (giornalista e divulgatore scientifico, esperto di economia e politica dello spazio, conduttore di trasmissioni su Rai e Sky, collabora con ISPI e con il Gruppo Sole 24 Ore) ha virato sul presente allargando l’orizzonte al futuro del dominio spaziale che investirà diversi ambiti: ricerca scientifica, sviluppo tecnologico, sostenibilità della Terra, politica.
Ma Cozzi ha illustrato come la lotta per il predominio, «o dominio», dello spazio sia votato soprattutto alla supremazia economica e militare. Se prima era una lotta tra grandi potenze, Usa e Urss su tutte, oggi lo sfruttamento e la conquista dello spazio è passato in mano ai privati e il suo principe è Elon Musk, che ha realizzato un aspetto prima impensabile: riutilizzare i razzi lanciati per portare in orbita i satelliti, abbattendo così i costi delle missioni.
Le telecomunicazioni sono un terreno in grande sviluppo e in futuro chi 2le controlla controllerà ciò che avviene sulla Terra”.
Prima nello spazio si sfidavano Usa e URSS.
Mosca è stata sempre più avanti degli Stati Uniti. Ma oggi ben 88 Paesi, tra cui alcuni africani, hanno programmi spaziali perché se si resta indietro sullo spazio si rimane indietro anche sulla Terra.
Basti pensare all’utilizzo dei satelliti per la meteorologia, per l’agricoltura, o alle stazioni spaziali per la ricerca in medicina.

Il divulgatore e giornalista Emilio Cozzi
L’Europa è un passo indietro
“Il problema dell’Europa è che guarda da lontano le potenze che avanzano. E tra queste non va dimenticata l’India ma soprattutto la Cina che ha detto di voler tornare sulla Luna”.
Il business tra le stelle è primario. Rispetto a ciò che avviene in altri Paesi l’Europa «è messa male, anche se il Vecchio continente sviluppa alcune delle migliori missioni spaziali.
L’Europa, con l’Agenzia ESA, è molto attenta ad esempio “all’inquinamento spaziale e sta studiando come ripulire dai detriti le orbite dei satelliti”.
L’Italia, poi, è tra le migliori Nazioni per la costruzione di stazioni spaziali con camere pressurizzate, come nel caso di Tahles Alenia Space, e di altra tecnologia utilizzata nello spazio per le telecomunicazioni.
Prima dell’avvento di Musk l’Europa era leader nei lanciatori con razzi con i francesi Ariane.
La Space economy
Per la Space economy tra il 2023-2024 si è stimato un fatturato di 600 miliardi di dollari al massimo.
Ma la crescita prevista in futuro è stimata fra i 1.800 e i 3 mila miliardi di dollari. Cozzi esemplifica: “Fino a oggi trasportare un chilo di massa nello spazio costava 66mila dollari. Con l’arrivo di Elon Musk, e la possibilità di recuperare il lanciatore a razzo, come il Falcon 9, il costo è sceso a 3.600 dollari”.
Musk ha avviato ora il Progetto Starship – per andare su Marte – che consente alla nave spaziale di partire e ritornare sulla terra: una stima indica che il costo al chilo scenderà a 200 euro.
“Se si parla di democratizzazione dello spazio – ha affermato Cozzi – questo significa che oggi si aprono le porte a chi prima non poteva permetterselo. Una possibilità per imprese, per la ricerca, per lo studio di farmaci o altre leghe, come avviene sulle stazioni spaziali”.
Il progetto Starlink – la tecnologia satellitare per la connessione Internet – oggi dà profitto “e può essere utilizzata anche in ambito militare”.
La differenza tra il privato e il pubblico, ha ripreso l’autore, è che il primo può permettersi dei rischi, il secondo no: “Dopo le due esplosioni degli Shuttle, che costarono la vita a molte persone, la Nasa sospese i voli per due anni e mezzo”.

Cozzi al tavolo con le Associazioni degli studenti di università Cattolica e Politecnico
Stazioni spaziali
L’ISS è stata realizzata nel 1998 dai russi con la collaborazione tecnologica di Giappone, Canada, Brasile e 11 Stati europei. Ora sta diventando obsoleta e il recente incidente che ha bloccato per mesi gli astronauti all’interno lo dimostra.
A risolvere la situazione è stato ancora Musk che con SpaceX – un contratto da 830 milioni di dollari – ha riportato a terra l’equipaggio: Il futuro è delle stazioni spaziali che si affitteranno, per gli esperimenti e la ricerca.
Il prestigio dello Spazio
“Avere astronauti nello spazio, per uno Stato, è importante. Dà prestigio. E questo fin dai primi lanci dei satelliti dell’Urss. Pensate a quando Trump ha detto che avrebbe piantato la bandiera Usa su Marte. E’ un’immagine di impatto, di una forza mostruosa” ha evidenziato Cozzi.
Le regole nello spazio
Che serva una regolamentazione è scontato e se ne sta già discutendo.
Attualmente, ha riassunto Cozzi, esistono 5 trattati.
Il più famoso risale al 1967, quando russi e americani decisero di non trasportare armi nucleari nello Spazio e di non far esistere la proprietà privata.
“Oggi – ha concluso – con l’arrivo dei privati è cambiato tutto. Occorre stabilire delle norme”.
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