Spazio, la nuova frontiera delle guerre del futuro

Di Matteo Frigoli*

Roma.  L’esplorazione dello spazio e dei corpi celesti costituisce da sempre un settore caratterizzato da un notevole progresso tecnologico.

Lo Spazio sarà il nuovo terreno di scontro militare

Le opportunità per il genere umano derivanti dall’esplorazione spaziale hanno rappresentato una vera e propria rivoluzione, al punto che tutti gli Stati, anche se privi della capacità di lanciare un proprio satellite in orbita, beneficiano dei servizi garantiti dai satelliti (basti pensare al sistema satellitare GPS).

Le attività spaziali hanno permesso, infatti, lo svolgimento di attività prima inimmaginabili, acquisendo un ruolo essenziale in svariati settori economici, basti pensare alle telecomunicazioni globali, al posizionamento e navigazione, alla meteorologia e al trasferimento dati internet e transazioni bancarie.

È stato calcolato che la il volume di affari generato dalle attività satellitari vale attualmente 350 miliardi di dollari e le previsioni economiche prevedono un’impennata di questo valore fino a un trilione di dollari (1).

Inoltre, negli ultimi dieci anni, il numero di attori pubblici e privati coinvolti nello spazio e le attività commerciali in tutto il mondo sono aumentate.

Le infrastrutture commerciali nel settore spaziale comprendono servizi di costruzione di satelliti, servizi di lancio, gestione delle stazioni di terra e delle relative apparecchiature per il controllo dei satelliti nei settori delle comunicazioni globali, dell’osservazione della Terra, la geolocalizzazione e i servizi di navigazione globale.

Non è difficile perciò capire come gli interessi di sicurezza nazionale e militare delle nazioni più avanzate stiano concretamente migrando dalla Terra alle orbite e allo spazio.

La “Via della Seta” (in inglese Silk Road), iniziativa strategica globale intrapresa dal governo cinese, prevede un forte contributo dei satelliti cinesi del sistema Beidou (servizio di posizionamento e navigazione analogo al servizio fornito dal GPS statunitense), come dichiarato dallo stesso governo cinese il sistema Beidou “is developed by China, and dedicated to the world to serve the development of the Silk Road Economic Belt and the 21st Century Maritime Silk Road”.

Le straordinarie possibilità che gli assetti spaziali garantiscono nel campo scientifico e civile, le offrono specularmente anche nel campo delle applicazioni militari.

Lo spazio extra-atmosferico si presenta come l’ambiente ideale per l’acquisizione di informazioni di importante valore strategico-militare, al punto che lo sviluppo della tecnologia spaziale è stata, fin dalla sua origine, strettamente legata al suo potenziale uso per scopi militari.

Durante la Guerra Fredda, Stati Uniti e Unione Sovietica investirono ingenti risorse economiche nei rispettivi programmi spaziali.

A ciò seguì una crescente militarizzazione dello spazio, tanto che, attualmente, come affermato dal Comandante dello U.S. Strategic Command Gen. Hyten: “Space today is, from a military perspective, fundamental to every single military operation that occurs on the planet today (…). Every operation, from humanitarian operations to major combat operations, is critically dependent on space capabilities (…). Every fighter aircraft, every bomber aircraft, every ship, every wheeled vehicle, every single soldier, every single airman, Marine and sailor is critically dependent on space to conduct their operations” (2).

Le Forze Armate avanzate hanno profondamente integrato gli assetti spaziali nelle operazioni nel teatro di battaglia.

Ogni singolo soldato usufruisce del supporto fondamentale dei satelliti militari. Alcuni esempi di sistemi satellitari ad uso militare sono i satelliti del Defense Support Program (DSP) i quali, utilizzando sensori infrarossi che rilevano il calore emesso dall’accensione dei missili balistici, consentono di rilevare la posizione di missili ostili in volo (3).

I sistemi satellitari di posizionamento e navigazione (cosiddetti sistemi GNSS) di estrema importanza dal punto di vista militare e risorsa strategica degli Stati, come il sistema GPS statunitense, il sistema Beidou della Cina, il GLONASS russo e il sistema Galileo sviluppato dall’Unione Europea; altri assetti spaziali rilevanti dal punto di vista militare sono i satelliti per l’osservazione e la ricognizione, come la serie di satelliti statunitensi KEYHOLE, i satelliti Yantar russi e il sistema italo-francese COSMO-SkyMed.

COSMO-SkyMed Seconda Generazione

Le applicazioni militare spaziali garantiscono comunicazioni immediate tra i combattenti impegnati in operazioni permettono l’osservazione dei movimenti e delle infrastrutture delle forze ostili, operano velivoli UAV, identificano gli obiettivi di eventuali attacchi e provvedono a guidare munizioni e missili verso le forze ostili e, inoltre, allarmano le forze e le infrastrutture dispiegate dell’arrivo di attacchi missilistici nemici.

I satelliti procurano vantaggi militari non altrimenti raggiungibili da nessun’altra tecnologia, fornendo un supporto decisivo. Sono dei “moltiplicatori di forza”.

Ci sono alcuni punti fermi che caratterizzano lo scenario spaziale odierno:

  1. Il legame tra satelliti civili e satelliti militari;

  2. L’estrema fragilità dei satelliti a svariati tipi di attacchi;

  3. L’uso delle tecnologie spaziali da parte di attori non-statali per attacchi terroristici.

IL LEGAME TRA SATELLITI CIVILI E SATELLITI MILITARI 

Uno degli elementi più importanti, quando si parla di utilizzo militare dello spazio è dato dal cosiddetto “uso duale” dei satelliti, ossia, quando i satelliti civili-commerciali vengono utilizzati anche per scopi militari. Ad esempio, nel contesto dell’operazione Enduring Freedom (iniziata nel 2001) i satelliti commerciali fornirono il 60% delle telecomunicazioni militari e, nella successiva operazione Iraqi Freedom, il contributo dei satelliti commerciali garantì l’80% delle telecomunicazioni militari della coalizione a guida statunitense (4).

Le capacità militari e civili della tecnologia spaziale sono intrecciate a tal punto che un satellite civile potrebbe essere considerato un bersaglio militare durante un conflitto armato.

Il Governo degli Stati Uniti ha recentemente stanziato 125 milioni di dollari per il programma militare “Blackjack” (5) che prevede l’integrazione di software o dispositivi militari all’interno della struttura dei satelliti commerciali, al fine di sfruttare la capacità di lancio delle compagnie spaziali commerciali.

L’ESTREMA FRAGILITA’ DEI SATELLITI A SVARIATI TIPI DI ATTACCHI 

I sistemi satellitari rappresentano un obiettivo particolarmente vulnerabile, tanto da venire considerati “easy and soft targets”.

Non sono protetti contro possibili attacchi missilistici, elettromagnetici o cibernetici, seguono orbite prevedibili e non possono eseguire complicate manovre evasive.

Inoltre, non sono facilmente sostituibili, perciò la distruzione o il danneggiamento anche di pochi di essi avrebbe un considerevole impatto sulle capacità militari. Inoltre, anche solo spostare l’orbita di un satellite potrebbe degradare le sue funzionalità: i satelliti e veicoli spaziali dotati di bracci robotici e in grado di manovrare nelle orbite spaziali potrebbero essere usati per danneggiare altri oggetti spaziali (6).

Nel settembre 2013, la Cina ha testato il satellite SJ-15 dotato di un braccio robotico per operazioni di manutenzione e upgrade di altri satelliti già in orbita. Le manovre effettuate dal satellite cinese hanno sollevato preoccupazioni internazionali e secondo alcuni osservatori “il test è andato oltre gli obiettivi dichiarati e costituisce una copertura per sperimentare armamenti anti-satellite in orbita” (7).

L’USO DELLE TECNOLOGIE SPAZIALI DA PARTE DI ATTORI NON-STATALI 

Una delle implicazioni più rilevanti del crescente legame tra tecnologie spaziali civili e militari è quella di rendere disponibili sul mercato le sofisticate capacità dei satelliti, consentendo attori non-statali di ottenere un significativo supporto per l’ottenimento dei loro obiettivi.

Ad esempio, nell’ottobre del 2001, gli Stati Uniti comprarono tutte le immagini satellitari dell’Afghanistan proprio per evitare che la tecnologia satellitare potesse essere utilizzata dalle forze ostili alla coalizione coinvolta nell’operazione Enduring Freedom per ottenere un vantaggio militare (8).

Non è una novità che le Brigate dei martiri palestinesi al-Aqsa utilizzino Google Earth per la determinazione degli obiettivi di attacco con razzi.

Ed è persino ovvio che gli Houthi, responsabili di svariati attacchi ai pozzi petroliferi sauditi, utilizzino la guida GPS per indirizzare i propri missili verso l’obiettivo (9).

Il ruolo critico dei satelliti e la loro manifesta debolezza in caso di aggressione sono riconosciuti da tempo in ambito militare.

Un esempio significativo di tale scenario è dato da una dichiarazione dell’Assemblea parlamentare della NATO del 2017: “Il ventunesimo secolo si rivelerà il secolo della corsa allo spazio. I sistemi spaziali sono fattori chiave che abilitano il funzionamento delle infrastrutture fondamentali nazionali e internazionali di oggi e di domani. L’attuale sviluppo tecnologico indica che il ritmo di diffusione di tecnologie dipendenti dai sistemi spaziali non farà altro che aumentare.

Di conseguenza, lo spazio sta diventando sempre più un ambiente congestionato, contestato e competitivo” (10).

Le maggiori potenze spaziali, USA, Cina, Russia, hanno percepito la necessità di difendere i propri assetti spaziali e hanno investito ingenti risorse finanziarie nello sviluppo di armamenti Anti-Satellite (ASAT) in grado di danneggiare in modo temporaneo o permanente gli assetti spaziali avversari. Inoltre, altri Stati, si stanno affacciando sullo scenario militare spaziale e presentano un forte interesse allo sviluppo di armi ASAT per dimostrare ai loro competitors la capacità di attaccare i sistemi satellitari in orbita in caso di ostilità.

Esistono vari tipi di sistemi ASAT, questi armamenti vengono generalmente divisi in due categorie: armi ad energia cinetica e armi ad energia diretta.

Le armi ad energia cinetica, le più comuni, danneggiano il bersaglio grazie all’impatto fisico contro lo stesso. Esempi di armi ad energia cinetica sono rappresentati dai missili, proiettili inerti, e i satellite killer (ovvero un veicolo spaziale che manovra in prossimità del satellite bersaglio ed esplode oppure, come già detto più sopra, danneggia il satellite bersaglio grazie a braccia robotiche).

Le armi ad energia diretta fanno invece affidamento sulla trasmissione diretta di energia al bersaglio per danneggiarlo temporaneamente o permanentemente.

Esempi di armi ASAT ad energia diretta sono le armi laser ad alta energia, le armi a radiofrequenza, le armi a fascio di particelle subatomiche e le armi in grado di generare un impulso elettromagnetico.

Questi armamenti possono essere posizionati sia terra, mare, o montati su velivoli oppure posizionati nelle orbite (ASAT co-orbitali).

Oltre ai diversi principi di funzionamento, le armi ASAT and energia cinetica e ad energia diretta differiscono su un altro elemento di importanza notevole: la creazione di detriti spaziali. Solo le armi ad energia cinetica, distruggendo materialmente il satellite bersaglio, comportano la creazione di detriti spaziali, ossia le parti più o meno grandi del satellite distrutto. Tali detriti sono destinati ad orbitare per decenni, costituendo una vera e propria nuvola orbitante metallica che costituisce pericolo notevole per tutti i satelliti con cui si incrocia.

Nonostante ciò, i principali sistemi d’arma per colpire e distruggere i satelliti sono missili convenzionali ad ascesa diretta. Inoltre, lo sviluppo di missili ASAT è un’operazione relativamente facile. Anche missili obsoleti potrebbero essere usati come armi ASAT senza modifiche significative.

È stato riportato che sistemi missilistici meno avanzati ma molto diffusi, come gli SCUD di epoca sovietica, potrebbero avere la capacità di attaccare i satelliti. Anche le varie derivazioni degli SCUD sovietici, come il missile nord-coreano Nodong e il missile pachistano Ghauri potrebbero essere utilizzati per attaccare satelliti. Anche paesi non dotati di tecnologie missilistiche avanzate potrebbero acquisire la capacità di attaccare e distruggere satelliti e altri veicoli spaziali in orbita.

Tuttavia, le potenze che fino ad oggi hanno dimostrato la capacità di distruggere gli assetti spaziali con un attacco missilistico sono solo Stati Uniti, Russia, Cina e India.

Gli Stati Uniti hanno utilizzato un intercettore missilistico balistico Aegis SM-3 per distruggere un satellite nel 2008, provando che i loro intercettori missilistici del sistema di difesa missilistica Aegis possono essere usati come armi ASAT; nel 2007, la Cina ha utilizzato una versione modificata del suo missile balistico DF-21 per distruggere un suo satellite e la Russia ha testato il suo nuovo missile ASAT Nudol PL-19.

L’India ha dimostrato recentemente la capacità di attaccare i satelliti il 27 marzo 2019, testando un missile contro un suo stesso satellite. Nonostante le scarse informazioni, il test ha coinvolto quello che è stato definito dal Governo Indiano come “Intercettore missilistico” prodotto localmente, il quale ha distrutto un satellite in orbita terrestre bassa (LEO), ad un’altezza di circa 300 km.

Oltre alle armi ASAT appena viste, un modo più economico per negare l’utilizzo dei satelliti da parte dell’avversario sta nell’interrompere o disturbare la comunicazione radio tra i satelliti e le stazioni di terra, le quali materialmente operano e gestiscono gli assetti satellitari, oppure nell’impiego di attacchi cibernetici contro i satelliti.

Tali ultime tecnologie possono essere considerate infatti come ASAT “low-cost” per la loro diffusione e facilità di impiego e sono state usate sia da attori statali sia non-statali. Ne sono un esempio particolare le attività di jamming e spoofing.

Il primo si riferisce al disturbo della comunicazione radio tra i satelliti e le stazioni di terra, causando l’interruzione della comunicazione, mentre il secondo tipo di attacco viene attuato tramite la creazione di un falso segnale radio che inganna il ricevente, immettendo così false informazioni nel sistema di comunicazione dell’avversario.

Quanto agli attacchi cibernetici, essi permettono di compromettere il software di un satellite e di prenderne il controllo senza che sia possibile individuare la fonte dell’attacco (in numerosi casi la Cina e la Russia sono state ritenute presunte responsabili di attacchi cibernetici contro satelliti americani). Nel 2013 l’intelligence statunitense riportava che al-Qaeda e gruppi di jihadisti pachistani avevano iniziato ad utilizzare dispositivi di jamming del segnale GPS (11).

Le ASAT “low-cost” rappresentano un vero tallone di Achille per le forze armate dotate di capacità spaziali. In numerosi casi organizzazioni para-statali o terroristiche o addirittura singoli cittadini sono stati in grado di negare o interferire le comunicazioni di satelliti militari, aprendo numerose falle nei sistemi di sicurezza degli Stati più avanzati. Nel 2007, le tigri tamil, un gruppo militante basato in Sri Lanka, dirottò elettronicamente un satellite Intelsat e lo utilizzò per diffondere la propria propaganda. Più recentemente, nel 2014, un cittadino britannico di 25 anni è stato arrestato per l’hacking di un sistema satellitare statunitense (12).

GLI STRUMENTI GIURIDICI INTERNAZIONALI

Il Trattato sullo spazio extra-atmosferico costituisce la “Magna Carta” del regime giuridico dello spazio cosmico: molte delle sue norme hanno, infatti, costituito il fondamento per la redazione degli altri trattati concernenti le attività nello spazio e sui corpi celesti (13).

Uno dei fini principali che portò alla conclusione del Trattato fu quello di evitare una corsa alle armi nello spazio extra-atmosferico. Questo obiettivo è sancito all’articolo IV del Trattato, il cui paragrafo 1 impone agli Stati parte di “non posizionare in orbita intorno alla Terra alcun oggetto che trasporti armi nucleari od ogni altro tipo di arma di distruzione di massa, di non installare tali armi su corpi celesti e di non stazionare, in qualsiasi altra maniera, tali armi nello spazio cosmico”.

Il paragrafo 2 dell’articolo IV dispone che la Luna e gli altri corpi celesti devono essere utilizzati da tutti gli Stati parte esclusivamente a scopi pacifici, e proibisce, contestualmente, lo stabilimento di basi, installazioni e fortificazioni militari, la sperimentazione di qualsiasi tipo di arma e la conduzione di manovre militari sui corpi celesti.

L’articolo IV prende in considerazione in modo distinto due diversi ambienti: lo spazio cosmico (ossia l’immenso vuoto esistente tra i corpi celesti) e la Luna e gli altri corpi celesti.

Da una parte, per quanto concerne la Luna e gli altri corpi celesti viene disposto che essi debbano essere utilizzati per scopi esclusivamente pacifici, cioè è vietata qualsiasi attività che abbia una finalità militare (14). Il solo utilizzo di personale ed equipaggiamento militare per finalità scientifiche non è vietato.

Dall’altra parte, per quanto riguarda lo spazio cosmico, è proibito solo il posizionamento di armamenti nucleari o di distruzione di massa, mentre qualsiasi altro utilizzo militare dello spazio è legittimo. Il posizionamento di armamenti convenzionali nello spazio, di satelliti militari dotati di braccia robotiche e qualsiasi altra attività militare che non preveda il posizionamento di armi di distruzione di massa è da considerarsi attività lecita (15).

GLI INVESTIMENTI NEL SETTORE SPAZIALE

Dallo scenario delineato si comprende la ragione degli ingenti investimenti nel settore spaziale sia da parte delle maggiori potenze sia da parte di stati che si affacciano da poco in questo settore.

Mentre gli USA rimangono al primo posto per volume di investimenti nel settore spaziale (con 48 miliardi di dollari investiti), paesi come la Cina e l’India si affermano come potenze emergenti in forte ascesa, con una forte crescita delle rispettive spese nel settore spaziale, rispettivamente di 11 e 4 miliardi di dollari.

La Russia seppur con un valore di investimenti in diminuzione, mantiene la sua posizione di super potenza anche nel campo spaziale disponendo dei cosmodromi di Baikonur, Plesetsk, Kapustin Yar e del relativamente nuovo cosmodromo di Vostochny.

Gli Stati europei, in particolare Francia, Germania e Italia, se considerati individualmente, pur non raggiungendo i budget delle “super potenze” spaziali, possiedono capacità spaziali tecnologicamente all’avanguardia nel campo del posizionamento e navigazione, osservazione, e intelligence.

L’Italia investe nel settore spaziale 1,2 miliardi di dollari mentre Francia e Germania investono rispettivamente 2,4 e 1,6 miliardi di dollari.

Il numero di paesi con un satellite in orbita è aumentato da 50 nel 2008 a 82 nel 2018, inoltre più di venti paesi hanno iniziato a investire in missioni spaziali ambiziose e a sostenere finanziariamente iniziative commerciali private; tra questi vi rientrano, ad esempio, la missione su Marte finanziata dagli Emirati Arabi Uniti, il razzo lanciatore progettato dalla Nuova Zelanda, il programma di estrazione di minerali dagli asteroidi del Lussemburgo e la missione lunare di Israele (16).

LO SPAZIO COME TEATRO DI BATTAGLIA 

La guerra si è già virtualmente spostata nello spazio, più precisamente, ogni conflitto sulla Terra tra grandi potenze è destinato ad estendersi allo spazio (17). L’importanza fondamentale dei satelliti per le forze armate rende tali assetti l’obiettivo “per eccellenza” di un eventuale attacco.

Nonostante ciò, il costo di un conflitto armato esteso agli assetti spaziali rappresenta enorme rischio sia per la degradazione delle capacità militari sia per le economie degli Stati che dipendono dagli assetti spaziali.

Si pensi all’importanza globale dei satelliti del sistema GPS, essi trasmettono segnali di temporizzazione precisi che permettono le trasmissioni delle comunicazioni globali necessarie per tutte le transazioni bancarie elettroniche, inoltre, le società di trasporti via terra, mare e aria fanno affidamento sulle coordinate GPS, l’agricoltura di precisione e tutti veicoli autonomi dipendono dall’utilizzo del sistema GPS. Numerosi servizi si basano sulla precisione degli orologi atomici di cui sono dotati i satelliti GPS (18.

)Nel 2016 si verificò un errore di appena 13 milionesimi di secondo nella sincronizzazione degli orologi atomici a bordo dei satelliti GPS. Tale infinitesimale errore bastò a provocare l’interruzione del servizio GPS per tutte le apparecchiature che hanno un grado più o meno elevato di dipendenza dai servizi offerti da tale sistema. I Servizi di emergenza in alcune parti del Nord America e le reti di comunicazione globali satellitari smisero di funzionare. Anche la radio digitale della BBC non è stata in grado di funzionare correttamente per più di 2 giorni (19).

Un conflitto armato esteso allo spazio porterà una distruzione globale di cui è difficile prevederne gli effetti.

Diversi Stati hanno preso posizione in merito alle conseguenze di eventuali attacchi ai satelliti, paragonando eventuali attacchi alle reti satellitari all’uso di armi di distruzione di massa (20).

Inoltre, come riportato più sopra, la distruzione di uno o più satelliti comporta la creazione di decine di migliaia di detriti spaziali.

Le orbite terrestri sono congestionate a tal punto che si è ormai raggiunta la soglia di densità critica (21): se vi fosse un ulteriore sostanziale crescita nel numero di detriti spaziali ciò causerebbe una serie di collisioni incontrollate tra detriti e tra detriti e satelliti tale da compromettere in modo totale l’uso degli assetti spaziali (22).

Le infrastrutture critiche essenziali nel settore dell’energia, delle comunicazioni dei servizi pubblici, e della finanza subirebbero dei danni enormi. Non esistono attualmente altre tecnologie in grado di sostituire la portata globale dei servizi offerti dai satelliti.

L’operazione “Desert Storm”, condotta nel 1991 contro l’Iraq da una coalizione di Stati sotto il comando degli Stati Uniti, rappresenta la pietra miliare del moderno utilizzo degli assetti spaziali nei conflitti armati e viene, infatti, comunemente definita la “prima guerra spaziale”, data l’integrazione sistematica delle tecnologie spaziali in tutti gli aspetti dei combattimenti nel teatro di battaglia (23).

Se tale “prima guerra spaziale” ha previsto solo l’uso delle tecnologie spaziali nell’esclusivo ruolo di supporto per le operazioni terrestri, la futura “seconda guerra spaziale”, ritenuto un evento inevitabile (24), vedrà lo spazio come il principale teatro di operazioni militari; difendere i propri satelliti e neutralizzare elettronicamente o materialmente quelli ostili, diverrà uno degli obiettivi più importanti.

NOTE

1 Si veda Jeff Foust ‘A trillion-dollar space industry will require new markets’ (5 luglio 2018), disponibile su https://spacenews.com/a-trillion-dollar-space-industry-will-require-new-markets/

2 Dichiarazione del Generale John E. Hyten, comandante dello US Strategic Command, presso il “Center for Security and Cooperation” dell’Università di Stanford (24 gennaio 2017) disponibile su  http://www.stratcom.mil/Media/Speeches/Article/1063244/center-for-international-security-and-cooperation-cisac/

3 B. CHAPMAN, Space Warfare and Defense: A Historical Encyclopedia and Research Guide (2008), pp. 110-116.

4 B. D. FOREST, An Analysis of Military Use of Commercial Satellite Communications (2008), p. 2;

K. K. NAIR, Space: The Frontiers of Modern Defence, 2007, pp. 27-28.

5 Si veda MIKE WALL “US Military Aims to Launch Cheap New ‘Blackjack’ Spy Satellites in 2021” dispomibile su https://www.space.com/41639-darpa-cheapspy-satellites-2021-launch.html. Si veda anche MONICA JACKSON “Senate Committee Proposes Additional $110M to Accelerate Blackjack LEO Satellite Program” disponibile su https://www.executivegov.com/2018/06/senate-proposesadditional-110m-to-accelerate-blackjack-leo-satellite-program/

6 Joseph N. Pelton, New Solutions for the Space Debris Problem (2015), p. 54.

7 Kevin Pollpeter ‘China’s Space Robotic Arm Programs’ (2013) SITC Bulletin Analysis; SpaceSecurity.org, Space Security 2014, p. 78. Disponibile su http://spacesecurityindex.org/wpcontent/uploads/2014/11/Space-Security-Index-2014.pdf.

8 L. NARDON, Satellite Imagery Control: An American Dilemma (Parigi 2002), p. 6

9 J. VITTORI, Terrorist financing and resourcing, (New York: Palgrave Macmillan 2011), p. 20.

10 NATO PARLIAMENTARY ASSEMBLY “The space domain and allied defense” (Defense and Security Committee Draft Report – 068 DSCFC 17 E, 20 March 2017).

11 T. HARRISON, K. JOHNSON, T. G. ROBERTS, Space Threat Assessment, CSIS, 2019, p. 40. Disponibile sul sito https://www.csis.org/analysis/space-threat-assessment-2019

12 T. HARRISON, K. JOHNSON, T. G. ROBERTS, Space Threat Assessment, CSIS, 2019, p. 40. Disponibile sul sito https://www.csis.org/analysis/space-threat-assessment-2019

13 J. I. GABRYNOWICZ, The Outer Space Treaty and Enhancing Space Security, p. 114.

14 B. CHENG, Properly Speaking cit., p. 100. Si veda, inoltre, M. G. MARKOFF, Disarmament and “Peaceful Purposes” Provisions in the 1967 Outer Space Treaty, p. 7.

15 F. TRONCHETTI, Legal Aspects of the Military Uses of Outer Space, in F. VON DER DUNK, F. TRONCHETTI (a cura di), Handbook of Space Law (2015), p. 338 B. CHENG, Studies in International Space Law, Oxford, p. 530.

16 OECD, Space in Figures (2019)

17 J. JOHNSON-FREESE, Space Warfare in the 21st Century: Arming the Heavens (2017), pp. 61-62.

18 J. JOHNSON-FREESE, Space Warfare in the 21st Century: Arming the Heavens (2017), p. 5.

19 L. Dawson, War in Space: The Science and Technology Behind Our Next Theater of Conflict (2018), pp. 6-7.

20 Dichiarazione del delegato della Spagna, doc. A/64/129/Add.1, 9 settembre 2009, p. 10; dichiarazione del delegato della Bielorussia, doc. A/54/213 del 10 agosto 1999, p. 3; Lettera del 23 settembre 1998 del rappresentante permanente della Federazione Russa alle Nazioni Unite indirizzata al Segretario generale, doc. A/C.1/53/3 del 30 settembre 1988, pp. 2-3.

21 Donald J. Kessler, Nicholas L. Johnson, J.-C. Liou, Mark Matney ‘The Kessler Syndrome: Implications to Future Space operations’ (33rd annual AAS guidance and control conference, Breckenridge, Colorado, February 6–February 10 2010), pp. 12-13.

22 C. M. Scaparotti, “Joint Publication 3–14, Space Operations,” US Department of Defense, Joint Chiefs of Staff, Washington, D.C., 2013, p. 9. Disponibile sul sito http://www.dtic.mil/doctrine/new_pubs/jp3_14.pdf

23 B. CHAPMAN, Space Warfare and Defense: A Historical Encyclopedia and Research Guide (2008), p. 39.

24 J. JOHNSON-FREESE, Space Warfare in the 21st Century: Arming the Heavens (2017), p. 59.

*Ricercatore indipendente in Sicurezza internazionale 

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