Spazio, Luca Reduzzi (Museo Scienza e Tecnologia di Milano): “Il sogno di raggiungere Marte con un equipaggio umano è senza dubbio la sfida più suggestiva del futuro”

Milano. Lo Spazio, a 50 anni dallo sbarco dell’uomo sulla Luna, affascina sempre. Le immagini storiche degli astronauti americani ogni volta danno grandi emozioni.

L’allunaggio del 1969

Report Difesa, a questo proposito, ha intervistato Luca Reduzzi, curatore Collezioni Spazio e Astronomia del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano.

Dottor Reduzzi, quest’anno il mondo scientifico celebra i 50 anni dello sbarco degli astronauti americani sulla Luna. Il vostro Museo cosa ha in programma per avvicinare i visitatori allo Spazio?

Il Museo da sempre presta grande attenzione ai temi legati all’Astronomia e allo Spazio. Già nel 1961, a soli otto anni dalla sua apertura al pubblico, poteva “offrire” ai propri visitatori una sezione permanente dedicata all’Astronomia.

Ovviamente nel corso di questi quasi 60 anni ci sono stati cambiamenti e aggiornamenti per adeguare temi e modalità espositive alle nuove conoscenze e alle rinnovate aspettative dei visitatori.

Il Museo di Milano da sempre presta grande attenzione ai temi legati all’Astronomia e allo Spazio (Foto di Alessandro Nassiri)

L’ultimo importante progetto di rinnovo della Sezione risale a circa cinque anni fa quando si è messa mano a un ripensamento totale che ha permesso un significativo ampliamento e l’inclusione di temi legati più specificamente allo Spazio.

Le pur importantissime collezioni storiche che il Museo conserva su questo tema (probabilmente le più importanti in Italia) non sono però il solo “patrimonio” che possiamo presentare al pubblico. Ogni anno vengono organizzate serate speciali di approfondimento sui temi più vari, dagli anniversari storici alle scoperte più recenti, dalle missioni più significative agli incontri con i protagonisti della ricerca, con gli astronauti italiani, con i vertici scientifici delle principali aziende italiane di settore, con rappresentanti dell’ASI e dell’ESA  (European Space Agency Ndr) .

Nel 2019, in occasione dell’anniversario di Apollo 11, il Museo organizza vari momenti “speciali” aperti al pubblico al fine di far conoscere al maggior numero possibile di persone la storia dell’esplorazione dello Spazio in generale e, nello specifico, della “conquista” della Luna.

Tra questi eventi possiamo ricordare un’intera Cult Night dedicata al 50° di Apollo 11 (Moonight, il 4 luglio; https://www.reportdifesa.it/spazio-al-museo-nazionale-scienza-e-tecnologia-di-milano-il-4-luglio-sarai-celebrato-lallunaggio-del-1969/) e una speciale attività interattiva che, grazie alle moderne tecniche di realtà virtuale e immersiva, permette di ripercorrere letteralmente “in prima persona” tutte le fasi essenziali della missione di Armstrong, Aldrin e Collins.

Dalla missione di Yuri Gagarin a quella di Armstrong e dei suoi compagni, passarono 8 anni. E una rincorsa al primo posto nelle missioni spaziali. Il mondo scientifico come reagì a questo?

Scienziati, ingegneri, tecnologi hanno come fattore comune e caratterizzante il desiderio e, in un certo senso, il “piacere” di affrontare sfide sempre nuove.

Dopo il lancio dello Sputnik 1, il primo satellite artificiale della Storia messo in orbita dai sovietici nel 1957, si aprì una nuova frontiera: infinita, misteriosa, inesplorata.

Le aspettative del mondo scientifico su quanto si sarebbe potuto scoprire grazie agli strumenti posizionati al di sopra dell’atmosfera erano enormi e vi era la certezza che ogni risposta fornita avrebbe generato una nuova domanda.

Negli anni ’60, dopo l’impresa di Gagarin, divenne evidente che lo Spazio era, in quello specifico momento storico, soprattutto la “corsa alla Luna”.

Si trattava di fare una cosa mai tentata prima per la quale non esistevano conoscenze acquisite e per la quale tutto andava inventato da zero; e questo, per il mondo scientifico, fu un’occasione incredibile. Moltissimi sono stati i campi disciplinari coinvolti: fisica, chimica, meccanica, elettronica, telecomunicazioni, medicina, psicologia.

Probabilmente sono stati gli anni nei quali si è avuta una accelerazione delle nostre conoscenze scientifiche e tecnologiche come mai accaduto in un altro periodo storico. Questo clima divenne fertile per lo sviluppo di nuove conoscenze e tecnologie e ancora oggi godiamo ampiamente delle ricadute di quelle ricerche.

Oggi, invece, come viene comunicata la conoscenza dello spazio al grande pubblico?

I temi legati alle ricerche in ambito astrofisico e alle missioni spaziali hanno il privilegio di poter attirare in modo istintivo l’interesse, o per lo meno la curiosità, di una gran parte delle persone. Le immagini raccolte dall’Hubble Space Telescope, le notizie relative alle scoperte effettuate delle svariate sonde interplanetarie che esplorano il Sistema Solare per nostro conto, le missioni degli astronauti italiani sulla Stazione Spaziale Internazionale esercitano un fascino antico che è quello della sfida alla nostra capacità di comprendere piuttosto che di rimanere esterrefatti di fronte alla bellezza dell’Universo o alla terrificante natura di alcuni corpi celesti.

E’ sicuramente una situazione che permette di avvicinare in modo “facile” alle notizie di cronaca anche chi non è un appassionato in senso stretto. Ogniqualvolta si ha la possibilità di parlare di questi temi la risposta del pubblico è entusiasta; non c’è stato evento al Museo che non sia stato accolto positivamente dal pubblico e che non abbia riscosso una grande partecipazione.

Per quanto riguarda la comunicazione al grande pubblico di quanto viene scoperto o di quanto viene fatto del mondo della ricerca spaziale ritengo che sia in termini quantitativi tutto sommato accettabile. Certamente si potrebbe sperare di più ma mi rendo conto che spesso i temi sono un po’ “difficili” da presentare. A questo riguardo dobbiamo rilevare che non sempre si assiste a una copertura delle notizie con l’affidabilità che sarebbe sperabile.

Chi si trova a dover raccontare ciò che avviene in questo ambito non sempre ha le competenze per poterne parlare in maniera corretta; non è raro allora leggere o ascoltare resoconti pieni di inesattezze se non addirittura di strafalcioni.

La scienza diventa ogni giorno più complessa e le nostre conoscenze sempre più profonde e sofisticate. Gli investimenti necessari crescono ed è sempre più importante poter rendere conto al grande pubblico di ciò che avviene. Anche per questo la comunicazione scientifica è diventata sempre più importante.

Nel vostro Museo c’è una sezione denominata “Esplorazioni future umane”. Ce la può descrivere?
Al momento la sezione cui fa riferimento è in fase di sviluppo; è il nostro prossimo progetto espositivo legato allo Spazio dato che il Museo sta lavorando alla sua implementazione, in tempi relativamente brevi, nell’attuale esposizione.

Astronauti italiani hanno compiuto svariate missioni. Secondo lei, siamo un Paese, oggi maturo, per indagare scientificamente tutti i settori dello Spazio?

La risposta è senz’altro si. Sia dal punto di vista della ricerca fondamentale che da quella applicata gli istituti di ricerca e le aziende che, in Italia, operano nell’ambito aerospaziale svolgono un ruolo da protagonisti nello scenario mondiale. Non solo ASI (Agenzia Spaziale italiana NDR) ed ESA ma tutte le principali agenzie spaziali mondiali si avvalgono regolarmente del know-how italiano per i loro progetti. NASA e Roscosmos sono solo due altri esempi di queste.

L’area dedicata allo Spazio presente al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano (Foto di Alessandro Nassiri)

Il mondo scientifico e quello industriale nazionali hanno creato un binomio inscindibile per esaltare il made in Italy, anche in questo campo?

Il binomio cui accenna è attivissimo anche in ambito aerospaziale. Tutti principali ricercatori italiani partecipano a collaborazioni internazionali e molti lavorano all’estero, nei migliori centri di ricerca mondiali ricoprendo spesso ruoli di grande prestigio e responsabilità.

Le aziende italiane di settore sono leader mondiali. Anche in questo settore, quindi, il made in Italy è vincente ed è decisamente superfluo ricordare cosa questo comporti per tutto il Sistema Paese sia in termini di immagine e di credibilità internazionali sia di ritorno economico e scientifico.

Secondo lei, quale potrà essere il futuro dello Spazio?

Nello Spazio ci andiamo per fare tante cose. Studiamo l’Universo, esploriamo il Sistema Solare, realizziamo soluzioni tecnologiche in grado di fornire servizi di grande utilità adesso e qui sulla Terra. Questo continueremo a farlo sempre più e sempre meglio.

Nell’immaginario collettivo, però, la “nuova” corsa alla Luna che si sta compiendo con protagonisti in parte inediti (Cina e India in primis) e il sogno di raggiungere Marte con un equipaggio umano è senza dubbio la sfida più suggestiva. Credo che i progetti in questo senso, che hanno oramai lasciato la fase dell’ipotesi per entrare in quella dello studio concreto di fattibilità, saranno ciò che guiderà l’Umanità nei prossimi 50 anni.

Come non lasciarci suggestionare poi dalla realizzazione di basi permanentemente presidiate sulla Luna? Come non prevedere un utilizzo delle risorse lunari a sostegno dei bisogni dell’Umanità? Come non attendere con trepidazione i risultati che potrebbero confermare come Marte sia stato in passato “popolato” da qualche forma di vita?

Nel futuro lo Spazio sarà veramente per tutti?

Come non entusiasmarsi all’ipotesi che un giorno lo Spazio sarà (quasi) per tutti?

Tutto questo penso che avverrà. Probabilmente con tempi diversi da quanto possiamo prevedere oggi ma senza alcun dubbio in futuro sarà questo lo scenario che diventerà normalità. Abbiamo la grande responsabilità verso chi verrà dopo di noi di far sì che così sia.

FOTO DI COPERTINA DI ALESSANDRO NASSIRI

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