SPECIALE 4 NOVEMBRE. Generale Claudio Graziano: “Nel primo dopoguerra mancò la capacità alle nazioni belligeranti di intraprendere un vero percorso di pacificazione europea”

Trieste. Nel primo dopoguerra mancò la capacità delle nazioni belligeranti di intraprendere un percorso di vera pacificazione europea e quella fu davvero la “vittoria mancata”. Lo ha detto, oggi a Trieste, il capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Graziano, intervenendo in occasione del Giorno dell’Unità Nazionale e della Giornata delle Forze Armate. Non si è saputo, o purtroppo voluto, “riconoscere i germi della nascita dei primi totalitarismi e dello scoppio di un nuovo conflitto di dimensione mondiale”.

L’intervento del Generale Claudio Graziano

“Da questo ultimo, però – ha proseguito il Generale Graziano – l’Europa riuscì finalmente ad emergere in una nuova dimensione, prima economica e politica, che si è avviata, nel tempo, ad abbracciare anche quella della sicurezza e della cooperazione militare. A distanza di un secolo, oggi, in questa piazza, di fronte alla cittadinanza, di fronte a voi magnifici, superbi soldati, marinai, avieri, carabinieri e finanzieri italiani, di fronte ai valorosi militari rappresentanti delle Forze armate dei Paesi amici e alleati d’Europa e degli Stati Uniti, possiamo veramente comprendere e interiorizzare l’eredità della Grande Guerra, e dare valore alle sofferenze di quei soldati”.

La giornata di ricorrenza è stata celebrata con numerose altre iniziative, organizzate in tutto il Paese, alle quali aveva idealmente dato il via il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, lo scorso 18 ottobre, ad Ostia (Roma), incontrando 450 studenti delle scuole superiori, ai quali è stata illustrato il significato del 4 Novembre e sono state mostrate le capacità delle Forze Armate di oggi. Tale incontro ha aperto una serie di appuntamenti in istituti scolastici di 28 città prescelte, in cui il personale militare incontra gli studenti per parlare del 4 Novembre e dell’Unità nazionale.

La salva d’onore in occasione delle celebrazioni a Trieste

Il 2 novembre, invece, attraverso una videoconferenza dal Comando Operativo di Vertice Interforze, il ministro Trenta, unitamente al Capo di Stato Maggiore della Difesa, aveva portato il saluto del Paese ai comandanti dei contingenti militari nazionali impegnati in missioni all’estero.

Il giorno seguente, infine, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una toccante cerimonia, aveva consegnato le decorazioni dell’Ordine Militare d’Italia al Generale di Corpo d’Armata Giovanni Maria Clemente Carlo Fungo, al Generale di Brigata Claudio Minghetti, al Contrammiraglio Fabio Gregori, al Capitano di Fregata Paolo Podico, al Capitano di Corvetta Robert Gelsomino ed al Luogotenente Giuseppe Rizzello.

Tante quindi le iniziative organizzate per celebrare degnamente la giornata che segnò la fine di quella che allora venne definita la “Grande Guerra” e per rendere omaggio a quanti furono coinvolti in quel sanguinoso conflitto per portare a compimento l’Unità nazionale del nostro Paese.

Fu proprio durante la Prima Guerra Mondiale che, infatti, gli italiani si trovarono per la prima volta fianco a fianco, legati indissolubilmente l’un l’altro sotto la stessa bandiera nella prima drammatica esperienza collettiva che si verificava dopo la proclamazione del Regno.

Attraverso la Grande Guerra, con il valoroso comportamento di centinaia di migliaia di militari sui fronti e con gli immani sacrifici di un intero popolo, la nostra giovane Nazione dimostrò al mondo intero come l’orgoglio di appartenere ad un unico Stato fosse, ormai, divenuto sentimento di popolo: finalmente “Fratelli d’Italia”.

Proprio per onorare idealmente i sacrifici dei soldati caduti a difesa della Patria, il 4 novembre 1921 ebbe luogo la tumulazione del “Milite Ignoto”, nel Sacello dell’Altare della Patria a Roma e con il Regio decreto numero 1354 del 23 ottobre 1922, il 4 Novembre venne dichiarato Festa nazionale.

Il 4 Novembre di un secolo fa si completò il processo dell’unificazione italiana. Un processo senza dubbio lungo e difficile che aveva avuto i suoi albori con l’età napoleonica e si era sviluppato nei decenni successivi attraverso cospirazioni, movimenti politici, moti rivoluzionari e guerre. Un processo che avrebbe fatto nascere, dagli otto Stati pre-unitari, una nazione indipendente. Dai moti del 1820-21 a quelli del 1831, dalle insurrezioni del 1848 alla campagna dello stesso anno ed a quella dell’anno successivo. A cui seguì la II Guerra d’Indipendenza, i plebisciti, la spedizione dei Mille, l’Esercito Meridionale, l’intervento nelle Marche e nell’Umbria fino alla proclamazione del Regno d’Italia nel 1861.

Gli altri tasselli per completare l’unità del nostro Paese sono fatti con la guerra del 1866 e la presa di Roma (20 settembre 1870).

La battaglia di Porta Pia.

In tutti questi processi un ruolo fondamentale fu chiaramente rivestito dalle Forze Armate. Fondamentali per l’unità e l’indipendenza della nazione. Un ruolo che si confermerà proprio con la I Guerra Mondiale che, all’epoca, venne vista da molti come la IV Guerra di Indipendenza.

La Grande Guerra, al di là degli effettivi risultati conseguiti, segnò il raggiungimento della completa unità nazionale e rappresentò il massimo sforzo collettivo mai compiuto nel nostro Paese. Se il “fronte interno” resse anche nei momenti difficili, con l’opinione pubblica a sostenere l’operato del Governo, le fabbriche a mantenere alti i livelli di produzione e le famiglie a sopportare i sacrifici legati alla guerra ed all’assenza degli uomini validi, lo sforzo maggiore fu sostenuto dalle Forze Armate.

Furono oltre 5 milioni i mobilitati, appartenenti a ben 27 classi di leva, di cui oltre 4 milioni assegnati all’Esercito operante. I Caduti furono 680 mila, 270 mila i mutilati ed oltre un milione di feriti. I prigionieri furono 600 mila, di cui, 64 mila morti per stenti in mano nemica. Morti e feriti hanno testimoniato tutto il loro valore nelle trincee del Carso, sui monti del Trentino, nei cieli, in Adriatico, o all’estero, dove pure furono impegnate le nostre truppe, in Francia, in Albania, in Macedonia, in Palestina.

Una trincea nela Grande Guerra

In tutti questi luoghi la mobilitazione mise insieme italiani provenienti da ogni regione, da ogni provincia, appartenenti a tutte le classi sociali, con i contadini che costituivano il grosso delle fanterie e gli studenti che, inizialmente, fornivano il grosso degli ufficiali di complemento. Per tre anni e mezzo tutti questi italiani vissero e lottarono, spalla a spalla, accomunati dalle ” stellette ” nelle sofferenze.

Sofferenze che a quei tempi portarono a qualche caso di insubordinazione (represso con estrema decisione).

Ma anche se c’erano queste sofferenze condivise quotidianamente, nacque un nuovo sentimento di affratellamento, di condivisione, che andava al di là dello spirito di corpo fino alla vittoria finale.

In quegli anni ed in quella guerra l’unificazione italiana passò dal piano meramente istituzionale a quello della condivisione di un destino. Italiani di ogni provenienza e di ogni ceto si amalgamarono.

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