Napoli. La celebrazione, ieri a Napoli, della Giornata dell’Unità Nazionale e della Giornata delle Forze Armate alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, del capo di Stato Maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli e di numerose autorità civili, militari e religiose ha visto la città di Napoli portata al centro degli eventi bellici ed economici della I Guerra Mondiale.
Infatti, il capoluogo campano era distante dal fronte molti chilometri ma aveva un porto che fu utilizzato nel pieno del suo potenziale per l’arrivo e la partenza delle merci.
Non solo, il polo industriale partenopeo fu fondamentale per lo sforzo bellico. Basti ricordare il sito produttivo Armstrong di Pozzuoli, dove si producevano le artiglierie per la Regia Marina e il Regio Esercito.
In tutti gli anni di guerra, dall’arsenale uscirono oltre 500 mila granate d’artiglieria. Mentre Spolettificio di Torre Annunziata, il più importante d’Italia, produsse oltre 10 milioni di spolette.
La storia ricorda anche di una Napoli che vide nella figura di San Giuseppe Moscati un medico di grande valore. Moscati fu il direttore del Reparto medico militare di Caponapoli.
Si occupava personalmente di oltre 2 mila soldati feriti. Nel corso della guerra, furono messi a disposizione di feriti e malati 6 ospedali civili e militari, altrettante cliniche private. Ed ancora: 3 alberghi, 5 scuole, e un ospedale pediatrico.
E se la città era comunque lontana dalle intense battaglie sul fronte, era considerata comunque dal nemico un sito strategico da colpire. E così nel corso della notte tra il 10 e l’11 marzo del 1918 uno Zeppelin tedesco L-59 riuscì a raggiungere i cieli partenopei colpendo gli stabilimenti Ilva di Bagnoli e quelli Armstrong di Pozzuoli.
Verso le ore 1.30, il comandante diede l’ordine di sganciare l’esplosivo da un’altezza di 4.800 metri. Furono lanciate ben 6 mila chili di bombe che non colpirono i siti industriali ma bensì la popolazione .
In particolare, i Granili (dietro il porto), i Quartieri Spagnoli, Piazza Municipio e Posillipo. Ci furono molti morti e feriti.
E sempre in ricordo dei caduti, ricordiamo che furono oltre 5 mila quelli napoletani morti al fronte.
E la memoria di questo estremo sacrificio è ricordata a Montecalvario (furono i 300 morti del quartiere) e fuori della Basilica di S. Maria degli Angeli, a Pizzofalcone, della Sezione S. Ferdinando (46).
Anche magistrati, i cancellieri e gli avvocati per un totale di 41 caduti – dettero il loro contributo alla Grande Guerra. Una lapide ne ricorda l’estremo sacrificio nella sede del tribunale di Castel Capuano.
Altre lapidi ricordano studenti, docenti, lavoratori.
Achille Balsamo di Loreto, un “ragazzo del ’99”, era un allievo della Scuola Militare Nunziatella di Napoli tra il 1915 e il 1917.
Nominato Sottotenente dei Cavalleggeri Aquila fu inviato al fronte. Mori il 4 novembre 1918, a pochi minuti dalla firma dell’armistizio di Villa Giusti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA