SPECIALE. ANZIO- NETTUNO, 22 GENNAIO 1944. OTTANT’ANNI FA L’OPERAZIONE SHINGLE PER LIBERARE ROMA DALL’OCCUPAZIONE NAZISTA

Di Gerardo Severino*

ANZIO – NETTUNO (ROMA) – nostro servizio particolare. In verità si chiamava Nettunia, l’area geografica nella quale si verificò la famosa operazione militare delle forze Anglo-Americane, passata alla storia col nome di “Sbarco di Anzio”, e le cittadine di Anzio e Nettuno ne erano i centri principali.

Una delle immagini storiche dello sbarco di Anzio il 22 gennaio 1944

A decretarlo era stato lo stesso Mussolini, nel novembre del 1939, sancendo la nascita del relativo Comune, il quale entrò in funzione nel successivo gennaio del 1940.

Quello di Anzio e Nettuno fu, dopo quello di Salerno (la nota “Operazione Avalanche”, del 9 settembre 1943), la cosiddetta “prova del nove”, per quella che, in verità, sarebbe stata una delle più grandi operazioni militari della Seconda Guerra mondiale, vale a dire il celebre sbarco in Normandia, il 6 giugno dello stesso 1944, a due giorni dalla liberazione di Roma.

Lo sbarco di Salerno, passato alla Storia come Operazione Avalanche

Molti lettori conoscono certamente i vari aspetti dello sbarco del 22 gennaio, mentre ad altri, invece, potrebbero sfuggire i particolari di quella che fu una delle più drammatiche fasi che avrebbero caratterizzato la cosiddetta “Campagna d’Italia”, iniziata dagli Alleati con lo sbarco in Sicilia, il 9 luglio del 1943 (“Operazione Husky”).

L’OBIETTIVO STRATEGICO

L’obiettivo strategico fu, dunque, quello di dare vita ad una manovra tattica, che consentisse la creazione di una “testa di ponte” proprio ad Anzio, quindi oltre lo schieramento tedesco rappresentato dalla “Linea Gustav”, in maniera tale da poterla aggirare, costringendo, quindi, i tedeschi a trasferire molte delle loro truppe dal fronte di Cassino, dando così la possibilità alla 5^Armata del Generale Mark Clark di sfondare lungo il settore tirrenico della stessa “Gustav”.

La Linea Gustav

Contemporaneamente – almeno secondo i piani strategici Alleati – le truppe Anglo-Americane sbarcate ad Anzio avrebbero occupato l’area dei cosiddetta dei “Castelli”, vale a dire i Colli Albani, nel tentativo di sbarrare la ritirata alle Divisioni tedesche, dal cui smantellamento sarebbe derivata non solo la liberazione di Roma, ma anche una maggiore velocizzazione della stessa Campagna militare.

Lo sbarco lungo le coste del Comune di Nettunia avvenne, quindi, il 22 gennaio 1944 ad opera delle truppe del VI Corpo d’Armata Americano, agli ordini del Maggior Generale John Lucas.

Maggior Generale John Lucas

L’operazione anfibia si protrasse anche nei giorni successivi ed ebbe termine solo il 31 gennaio, allorquando approdarono le ultime unità Anglo-Americane.

In totale, sbarcarono lungo l’estesa fascia costiera che va da Torre Astura a Tor San Lorenzo di Ardea, oltre 100 mila uomini, con una gran quantità di materiale bellico (alcuni importantissimi cimeli sono oggi conservati presso il Museo dello Sbarco, ad Anzio, ovvero in quello di Piana delle Orme, nei pressi di Latina).

L’entrata del Museo dello Sbarco di Anzio

Tutto faceva presupporre il raggiungimento di un successo immediato, ma la realtà, purtroppo, dimostrò il contrario, in quanto le truppe germaniche, al comando del Feldmaresciallo Albert Kesselring, superata la sorpresa iniziale, riuscirono a bloccare l’avanzata Anglo-Americana, sferrando contro di loro vari contrattacchi, che ben presto li misero in seria difficoltà, causando, come si ricordava prima, ingenti perdite di giovani vite.

Dalla fine di gennaio agli inizi di giugno di 80 anni orsono, l’area geografica ricompresa tra le province di Roma e Latina (ricordiamo a tal riguardo la cittadina di Aprilia, che fu praticamente distrutta) fu interessata da una lunga ed estenuante battaglia di posizione, alla quale, oltre agli attori sin qui ricordati, presero parte anche alcuni noti reparti della Repubblica Sociale Italiana, chiamati ad affiancare la Wermacht.

Ricordo, a tal proposito, che la cittadina di Anzio, nel  rappresentare il vero perno dell’Operazione “Shingle”, fu il centro abitato che subì i maggiori danni.

Oltre alle vittime civili, gran parte del patrimonio edilizio della città andò distrutto o semidistrutto, ma soprattutto – e questo è un fatto poco noto – centinaia e centinaia dei suoi abitanti furono costretti ad affrontare il dramma dello sfollamento, raggiungendo, a bordo delle stesse navi americane le coste del Salernitano, tra le quali il mio stesso paese d’origine, Castellabate, ove furono amorevolmente accolti da quel Comune e dall’intera popolazione locale, tanto che lo stesso Gonfalone cittadino è oggi decorato di Medaglia di Bronzo al Merito Civile.

L’incredibile prova che la bellissima città di Anzio fu chiamata ad affrontare 80 anni fa non fu dimenticata dalla nostra amata Repubblica, tant’è vero che il 23 aprile 2004, in occasione dei 60 anni dello sbarco, il Gonfalone cittadino fu decorato di Medaglia d’Oro al Merito Civile, con la seguente motivazione: “Centro strategicamente importante del litorale tirreno, durante l’ultimo conflitto mondiale, fu teatro di violenti scontri fra gli opposti schieramenti, subendo devastanti bombardamenti e feroci rappresaglie che causarono la morte di numerosi concittadini, tra cui molti bambini, e la quasi totale distruzione dell’abitato e delle strutture portuali. La popolazione, costretta allo sfollamento e all’evacuazione nonché all’abbandono di tutti i beni personali, dovette trovare rifugio nei paesi vicini o in grotte improvvisate, tra stenti e dure sofferenze. I sopravvissuti seppero reagire, con dignità e coraggio, agli orrori della guerra e affrontare, col ritorno alla pace, la difficile opera di ricostruzione. Ammirevole esempio di spirito di sacrificio ed amor patrio. Anzio, 1943-1944″.

L’entrata del cimitero americano di Nettuno (Roma)

La storia ci ricorda, infine, che la nostra amata Capitale, la “Roma Città Aperta”, che dal settembre 1943 era sotto il giogo nazi-fascista, nonostante si trovasse ad appena  una sessantina di chilometri di distanza, fu liberata solo quattro mesi e mezzo dopo lo sbarco del 22 gennaio, allorquando i tedeschi furono costretti alla ritirata, dopo il crollo del fronte di Cassino.

Era il 4 giugno 1944, quando assieme alle avanguardie delle truppe della 5^ Armata Americana che avrebbero liberato la “Città Eterna”, i romani ebbero la gioia di salutare e abbracciare, quali liberatori, oltre un migliaio di soldati d’Italia.

Soldati Alleati davanti al Colosseo il 4 giugno 1944

Si trattava dei Carabinieri e dei Finanzieri che gli Alleati avevano appositamente voluto al proprio seguito, onde impiegarli nel ruolo di Forze di Polizia, una volta liberata la città: reparti passati alla storia rispettivamente come “Contingente R” dei Carabinieri Reali e “Battaglione R” della Regia Guardia di Finanza, dei quali tratterò in un prossimo saggio.

Ciò nonostante, l’obiettivo principale dell’Operazione “Shingle”, vale a dire la distruzione quasi totale delle forze tedesche in Italia, non fu conseguito, tanto è vero che i tedeschi in ritirata ebbero modo di sfuggire alla morsa nemica, predisponendosi sulla famosa “Linea Gotica”, che, nel tagliare letteralmente in due la Penisola, divenne ben presto un’incredibile baluardo difensivo che avrebbe impegnato, per mesi, sugli Appennini, sia gli Anglo-Americani che il rinato Esercito Italiano, che aveva finalmente avuto il “permesso” di partecipare, quale “forza cobelligerante”, alla liberazione del proprio Paese, dando così vita ai gloriosi “Gruppi di Combattimento”.

*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza –  Storico Militare

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