SPECIALE FESTA DELLA REPUBBLICA- Teatri Operativi, Head of Mission e Force Commander UNIFIL Generale di Divisione Stefano Del Col: “Il Libano a Sud del Litani e a nord della Blue Line oggi zona stabile e saldamente controllata dall’apparato statale locale”

Naqura. Report Difesa in occasione della Festa della Repubblica che si celebrerà domani intende raccontare l’avvenimento con una serie di interviste dai Teatri Operativi (T.O).

Il manifesto della Festa della Repubblica di quest’anno

Oltre al Libano, andremo in Iraq e in Libia, per ricordare con i nostri lettori momenti importanti della storia recente della Repubblica e delle sue Forze Armate che, da anni, sono presenti nelle numerose missioni di pace all’estero.

Attualmente, secondo i dati del Ministero della Difesa, sono presenti 7.343 militari delle 4 Forze Armate in 36 missioni, in 24 Paesi.

LA NASCITA DELLA MISSIONE  UNIFIL  

Il 19 marzo 1978 nacque la missione UNIFIL. La Risoluzione 425 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite intervenne per pacificare la situazione sul terremo, dopo l’invasione del Libano da parte di Israele nello stesso mese.

Altre, successive Risoluzioni prorogarono, ogni sei mesi, la durata della missione.

Il 12 luglio 2006 ci fu un attacco all’Israeli Defence Force (IDF), le Forze Armate israeliane.

Un’immagine della guerra del Libano del 2006

L’azione avvenne a Sud della Blue Line nelle vicinanze del villaggio israeliano di Zar’it. Elementi di Hezbollah uccisero 8 soldati israeliani mentre altri 6 restarono feriti e due furono catturati dai miliziani.

Al rifiuto della richiesta di rilascio dei suoi soldati, Israele iniziò una campagna militare in Libano per annientare le milizie di Hezbollah ed altri elementi armati.

E così Hezbollah condusse vari attacchi contro infrastrutture civili israeliane nel Nord del Paese.

L’escalation delle ostilità portò le IDF a condurre una vasta campagna militare a Nord della Blue Line contro le milizie armate.

I combattimenti continuarono per 34 giorni durante i quali venne svolta una intensa attività diplomatica internazionale per far sì che si arrivasse ad una tregua, ad un cessate il fuoco in modo da gettare le basi per stabili condizioni di pace.

Questa attività culminò con la Risoluzione n. 1701 dell’11 agosto 2006 con la quale si sanciva la cessazione delle ostilità a partire dal 14 agosto dello stesso anno.

Dall’inizio del cessate il fuoco, i soldati israeliani continuarono ad occupare larghi tratti dell’Area di Operazioni di UNIFIL mentre gli Hezbollah e gli elementi armati rimasero nel Sud del Libano.

Durante i giorni di conflitto, inoltre, i contingenti di UNIFIL indiani e ghanesi continuarono ad occupare le proprie postazioni nell’Area di Operazioni.

Il 24 luglio 2006, i 4 posti di osservazione vennero abbandonati dagli osservatori delle Nazioni Unite.

Dall’inizio della seconda fase della missione (agosto 2006), per quattro volte è stato scelto come UNIFIL Head of Mission e Force Commander (HoM/FC) un Generale Italiano.

Oggi l’Head of Mission e Force Commander di UNIFIL è il Generale di Divisione Stefano Del Col.  Prima di lui le Nazioni Unite hanno affidato la missione all’Italia 3 volte, con i Generali Claudio Graziano (2007), Paolo Serra (2012) Luciano Portolano (2014).

Il Generale Del Col partecipa ad una cerimonia a Tiro

Abbiamo intervistato il Generale Del Col.

Militari italiani in Libano con le LAF lungo la Blue Line

Generale Del Col, nel corso degli ultimi decenni il Libano ha vissuto un periodo molto travagliato e il nostro primo intervento nel Paese, sempre in funzione di peacekeeping risale agli anni ’80. Ora siamo presenti dal 2006 in modo continuativo, qual è lo scopo del nostro impegno nel Paese?

Nel 2006, con la risoluzione 1701, i compiti assegnati ad UNIFIL (nata con le risoluzioni UN 425 e 426 nel 1978 che vede una partecipazione italiana dal luglio 1979, con uno squadrone di elicotteri) venivano ampliati ed alla missione veniva conferito un mandato “robusto” con una Forza sul terreno di gran lunga superiore a quella degli anni precedenti.

Un AB 212 di Italair impiegato in attività antincendio in Libano

Il Generale Claudio Graziano, scelto dalla Nazioni Unite nel 2007 alla guida di UNIFIL, adottò un approccio imparziale volto ad ascoltare la totalità degli attori operanti in un territorio ed in una realtà così vasta, complessa ed articolata come quella del Medio Oriente e del Libano in particolare.

Grazie allo sforzo profuso dall’Italia con un contingente di oltre 1.100 uomini attualmente al comando del Generale di Brigata Diego Filippo Fulco e da UNIFIL, la situazione sul terreno dal 2006 al 2020 è radicalmente cambiata.

Adesso nel Sud del Libano ci sono tredicenni che non hanno mai vissuto la Guerra avendo vissuto uno dei periodi di stabilità più lunghi della storia recente del Libano.

Come è oggi, la situazione sul terreno?

Il territorio libanese a Sud del fiume Litani e a nord della Blue Line, area di operazioni della missione, oggi è una zona stabile ma soprattutto saldamente controllata dall’apparato statale libanese dove le Forze Armate locali (LAF), cresciute in professionalità ed organizzazione anche grazie all’addestramento fornito dall’Italia con una missione bilaterale (MIBIL), sono presenti e contribuiscono, in concorso con le forze di polizia, al controllo del territorio.

Militari italiani impegnati in una esercitazione

Le Forze Armate cooperano con le forze internazionali di UNIFIL, la cui attenzione operativa è rivolta principalmente al monitoraggio e alla salvaguardia della Blue Line, linea di demarcazione tra il Libano e Israele materialmente contraddistinta sul terreno dai famosi “Blue Pillar” ovvero piloni colorati di blu, numerati e georeferenziati che identificano sul terreno la linea del ritiro israeliano del 2000.

Un Blue Pillar

Non è un confine ma una linea di demarcazione tra i due Stati.

E qual è il ruolo del nostro Paese, oggi?

Quale secondo contingente per entità numerica della missione UNIFIL, l’Italia, contribuisce (assieme ad altre 43 nazioni) a monitorare la cessazione delle ostilità, supporta il controllo del territorio da parte delle entità statali libanesi (Forze Armate e Polizia) e garantisce la salvaguardia dei civili.

Come sono state gestite le vostre attività nel periodo dell’emergenza sanitaria?

L’emergenza sanitaria non deve distoglierci dai nostri compiti primari: la sicurezza nella zona sud del Libano e il controllo della Blue Line, la prevenzione è la migliore arma. Queste parole sono un mantra per ognuno dei 10.500 peacekeeper che operano nel Sud del Libano.

Dallo scoppio della pandemia, i peacekeeper italiani hanno posto in essere tutte le precauzioni per contenere la trasmissione del contagio applicando le normative nazionali, e le indicazioni della WHO (World Health Organization).

A Shama, sede del Sector West comandato dal Generale di Brigata Fulco, sono proseguiti senza flessione numerica i pattugliamenti sulla Blue Line. E non si arrestano né il supporto né le attività in stretto coordinamento con le Lebanese Armed Forces, chiamate in questo momento ad un controllo capillare del territorio.

Misure d’igiene, utilizzo di dispositivi di protezione individuale, rispetto costante e attento delle disposizioni sanitarie sono entrate nel quotidiano di ogni singolo militare, non andando ad intaccare la capacità operativa.

Nel proprio servizio i nostri soldati hanno incrementato la propria sicurezza con l’uso di mascherine, guanti e gel igienizzante.

All’entrata delle United Nation Positions, le basi di UNIFIL, viene rilevata la temperatura corporea di tutto il personale, civile e militare, primo screening per evidenziare eventuali contagiati. Vengono evitati gli assembramenti e rispettate con attenzione le norme igieniche.

Viene misurata la temperatura ad uno dei civili che entra in una base ONU

Anche la società civile ha mutato le proprie abitudini da un lato e le proprie richieste dall’altro, se prima della pandemia i progetti di cooperazione civile-militare erano indirizzati principalmente all’ambito educativo, ora gli aiuti vengono indirizzati alle realtà sanitarie locali fortemente impegnate nell’emergenza sanitaria.

Tamponi, mascherine, guanti, strumenti necessari per combattere, con la prevenzione, quello che qui è percepito come un nemico comune: il virus.

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