SPECIALE GIORNATA DELLA MEMORIA: Gli ultimi prigionieri di guerra, le opere d’arte trafugate dai nazisti

Di Francesca Cannataro

ROMA (nostro servizio particolare). In occasione della giornata della memoria che si celebra oggi, in ricordo della liberazione di Auschwitz (27 gennaio 1945) Report Difesa, oltre a un magazine in Pdf voluto e curato dal nostro Direttore insieme a tutta la Redazione (https://www.reportdifesa.it/speciale-reportdifesa-24-la-giornata-della-memoria/) con i pregevoli contenuti dei nostri “speciali” collaboratori, ha voluto raccontare e accendere i riflettori su una “Storia speciale”, quella degli ultimi prigionieri di guerra: le opere d’arte trafugate durante il Secondo conflitto mondiale.

I nazisti trafugarono tantissime opere d’arte nei Paesi che occupavano

La razzia delle opere d’arte messa in atto in modo sistematico e pianificato dal regime nazista in tutti i Paesi occupati è una storia che ancora oggi tiene banco.

Sono migliaia, infatti, le opere d’arte appartenute a famiglie ebraiche che furono depredate.

Un “furto” di dimensioni sconvolgenti, tanto da essere definito il più grande furto di massa della storia.

Quadri, libri, dipinti, ma anche mobili e suppellettili. Opere che parlano e raccontano storie.

Dietro a ogni oggetto confiscato, stoccato, smistato, ci sono, infatti, le vicende personali di oggi singolo individuo e nucleo familiare a cui esse appartennero.

Spesso imprigionati e deportati nei campi di concentramento.

Immagine del campo di concentramento di Dachau, dove centinaia di migliaia di ebrei vennero deportati e uccisi

Gli oggetti d’arte prelevati dai nazisti fino al 1945, magari a ebrei che non possono rivendicarli perché non ci sono più, spesso finiti nei lager e li rimasti fino alla morte.

Beni culturali che a seguito di quelli eventi si trovarono “orfani” delle loro famiglie.

Dispersi, oggi, chi sa dove.  Non si sa nemmeno quanti siano ancora oggi, a quasi 80 anni dalla fine della fine del conflitto.

Rastrellamento tedesco del Ghetto ebraico il 16 ottobre 1943

“L’ossessione” nazista sembra non si limitasse ai dipinti, le sculture, gli oggetti di valore.

Vennero create delle vere e proprie divisioni con il compito di espropriare e inventariare tutti gli oggetti appartenenti agli ebrei avviati alla deportazione.

Probabilmente, l’intento fu non solo quello di arricchire il Reich, ma anche per eliminare le tracce dell’identità ebraica.

Con lo scoppio della guerra nacque, infatti, il Commando Rosenberg che mise in atto la spoliazione dei beni degli ebrei nei Paesi occupati.

Questi materiali dovevano servire alla “Hohe Schule der NSDAP”, una scuola di perfezionamento per l’élite del partito concepita da Rosenberg, secondo il quale per capire i nemici del nazismo era necessario studiare gli oggetti della loro cultura.

Per molto tempo è stato noto soprattutto il caso delle opere d’arte sequestrate per la raccolta selezionata dalla Sonderauftrag Linz, la Commissione speciale Linz istituita per individuare dipinti e sculture che avrebbero dovuto fare parte del Führermuseum, il museo che Hitler voleva realizzare a Linz, nella città della propria giovinezza.

Il progetto del Führermuseum

Furono diversi e numerosi gli esperti d’arte incaricati di individuare le opere e acquisirle, ma anche, dopo lo scoppio della guerra, furono creati dei commandi speciali che propendevano per metodi più “incisivi” e veloci ossia confische e saccheggi.

In questa fase le “prede” non furono solo dipinti e sculture, monete, medaglie e armature storiche, ma anche libri, arredi, strumenti musicali, orologi, tessuti, fino addirittura alle stoviglie.

Quanto razziato è stato rintracciato o restituito solo in minima parte, poiché di questi beni è stato, ed è tuttora, molto difficile il recupero.

Di molti si sono perse le tracce, altri, sono addirittura divenuti oggetto di contenziosi legali. Un ingente patrimonio artistico e culturale che è parte integrante della storia dell’ultimo secolo.

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