SPECIALE SALONE DEL LIBRO DI TORINO: La Marina Militare nella storia. Due volumi illustrano la Conferenza sul disarmo navale di Washington e la situazione nel Bosforo e nell’Egeo post Grande Guerra

Torino – nostro servizio. La Geopolitica del mare ha visto la nostra Marina Militare impegnata, da anni, sui vari tavoli della diplomazia.

La Marina Militare presente anche sui tavoli della diplomazia

Circa un secolo fa, a Washington, si tenne un’importante Conferenza sul disarmo navale post Grande Guerra.

Una riunione della Conferenza di Washington

Viene paragonata alla Conferenza di pace tenutasi a Versailles (Parigi) nel 1919.

Vittorio Emanuele Orlando alla conferenza di pace di Parigi (Versailles) dopo la prima guerra mondiale. Il secondo da sinistra insieme a David Lloyd George, Georges Clemenceau e Woodrow Wilson

Era il 12 novembre 1921 quando si aprirono i lavori che si conclusero il 6 febbraio dell’anno successivo .

L’obiettivo della politica internazionale dell’epoca era quello di arrivare ad una pace duratura dopo anni di guerra, di morti, di distruzioni si può dire in tutto il mondo.

In un volume dell’Ufficio Storico della Marina Militare curato da Alessandro Vagnini e presentato, ieri, al Salone del libro in corso di svolgimento a Torino si racconta come, all’indomani della fine del conflitto mondiale molti avevano visto nella corsa agli armamenti uno tra i principali motivi per la guerra ed il Covenant della Società delle Nazioni imponeva esplicitamente ai Paesi membri l’obbligo di ridurre gli armamenti.

La copertina del volume sulla Conferenza d Washington

La Conferenza Navale di Washington rappresenta, senza dubbio, un evento fondamentale per la storia del Potere Marittimo.

Infatti questa non solo equiparò la Royal Navy britannica alla U.S. Navy statunitense, portando la Gran Bretagna a perdere la supremazia sui mari, ma permise anche all‘Italia di potersi fregiare di uno status navale pari a quello della vicina Francia, dopo aver inseguito da lungo tempo tale obiettivo.

In questo volume, curato da Alessandro Vagnini, con i contributi di Davide Borsani e Arrigo Bonifacio, vengono studiate in profondità le trattative diplomatiche che animarono la Conferenza e, in particolare, l’azione del nostro Paese.

Un’azione che ci permise di raggiungere un obiettivo molto ambito – la parità con la Francia – in un clima, quello degli anni ’20  fortemente nazionalista e competitivo, soprattutto con l’alleato d’Oltralpe.

Come dimostrato dagli autori, durante la Conferenza fu fondamentale l’apporto della Regia Marina e dei suoi esperti, in primis quello dell’Ammiraglio Alfredo Acton.

L’Ammiraglio Alfredo Acton

In verità, tutta la delegazione italiana si distinse per spirito cooperativo, nonostante le molte divergenze con le altre Nazioni.

Il nostro Paese aveva un obiettivo preciso: la riduzione delle spese militari tenendo conto delle reali esigenze di sicurezza nazionale.

La Politica del disarmo, che a Washington non fu riduzione ma limitazione degli armamenti, si sarebbe in seguito rilevata una grossa delusione.

Alla luce dei documenti contenuti presso l’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina, questo volume vuole narrare i fatti, studiare le cause e infine analizzarne le conseguenze reali.

Negli anni seguenti il tema del disarmo si trovò, infatti, al centro del dibattito e attrasse l’attenzione di settori importanti dell’opinione pubblica, potendosi tra l’altro giovare anche dell’interesse che alcuni ambienti dell’amministrazione pubblica di varie potenze avevano nei confronti dei risparmi di spesa.

Risparmi che sarebbero derivati dall’applicazione di una politica di riduzione degli armamenti.

Il dibattito in quegli anni fu dunque ampio, come in parte emerge anche nelle pagine dell’opera, ma senza dubbio non fu facile trovare una linea condivisa.

Questo dibattito fu tanto più rilevante in considerazione delle difficili condizioni finanziarie in cui si trovava l’Italia alla fine della Grande Guerra.

La scarsità di risorse disponibili non poteva che giocare a favore di quanti sostenevano l’opportunità di concentrarsi sulle unità minori, abbandonando i progetti per nuove unità di linea.

Sfogliando questo interessantissimo volume si entra nel vivo della Conferenza.

Viene posta l’attenzione sul dibattito relativo alla questione del disarmo e del futuro della flotta.

In parte, i temi affrontati ritornano nel corso dei due capitoli che compongono il libro per essere analizzati da differenti punti di vista e fornire così un quadro ampio delle principali tematiche, ovvero quello complessivo della Conferenza, la posizione specifica dell’Italia e il dibattito sorto intorno alla questione del disarmo navale all’interno della stampa e dell’opinione pubblica.

Le differenti posizioni esistenti all’interno dalla Marina italiana non contribuirono a creare le condizioni per una politica di lungo periodo condivisa e per tale motivo non sorprende il fatto che a Washington la delegazione italiana giunse priva di un chiaro piano d’azione e di obbiettivi certi.

Mentre a Parigi fummo sottoposti alla politica del Presidente Usa, Woodrow Wilson che ci impose scelte che fecero qualificare l’accordo di pace come “Una vittoria mutilata” con tutte le conseguenze politiche e militari che accompagneranno il nostro Paese per i vari anni a seguire.

Il Presidente USA Woodrow Wilson

A Washington vi era la concordanza nel ritenere che il punto di riferimento dell’azione italiana dovesse essere la ricerca di un equilibrio con la flotta francese.

Dunque non vi erano inizialmente richieste specifiche relative a tonnellaggio minimo e massimo da parte dell’Italia, purché venisse raggiunto un rapporto soddisfacente rispetto alle dimensioni della flotta francese.

Su queste basi l’Italia avrebbe condotto la propria azione nel corso della Conferenza.

Furono firmati nella Conferenza tenutasi nella capitale degli Stati Uniti ben 4 trattati.

Uno detto delle 4 potente (o Patto militare per il Pacifico) sottoscritto da USA, Gran Bretagna, Francia e Giappone.

Questi Paesi si impegnavano a mantenere lo status quo nell’Oceano Pacifico ed a consultarsi in caso di controversie.

Il trattato navale di Washington fissava le proporzioni tra le 5 Marine militari più grandi del mondo, proporzionalmente a dei coefficienti.

Stati Uniti e Gran Bretagna (-5), Giappone (-3); Francia e Italia (= 1,75).

Inoltre il trattato prevedeva che non si potenziassero le basi navali nell’Oceano Pacifico.

Mentre l’accordo detto delle “nove potenze” vide firmatari Stati Uniti, Gran Bretagna, Portogallo, Olanda, Italia, Francia, Giappone e Belgio.

Tutti si impegnavano a non chiedere ulteriori concessioni unilaterali alla Cina, adottando invece il principio della “porta aperta”, ed a mantenerne l’integrità territoriale,.

Infine, fu firmato l’accordo sino-giapponese, nel quale il Giappone manteneva concessioni minerarie e ferroviarie in Manciuria ed in cambio restituì alla Cina la sovranità sullo Shandong.

Al Salone del libro nel capoluogo piemontese è stata anche illustrata un’altra opera sempre realizzata dall’Ufficio Storico della Marina Militare (curato anche questo da Alessandro Vagnini) dal titolo “Tra il Bosforo e l’Egeo. La Marina italiana e la fine dell’Impero Ottomano 1919-1923”  ripercorre le tappe dell’azione della Regia Marina a Costantinopoli (attuale Istanbul) nel Mar Nero, in Egeo e in Asia Minore nel periodo 1919-1923.

La copertina del libro “Tra il Bosforo e l’Egeo. La Marina italiana e la fine dell’Impero Ottomano 1919-1923”

Viene evidenziato il contributo delle forze navali alla politica italiana nei confronti dell’Impero ottomano durante la fase del suo definitivo disfacimento e dell’affermazione delle forze kemaliste.

L’opera si sviluppa in un intricato susseguirsi di azioni e di interventi militari e umanitari, dove si incrociano rapporti e memorandum; una concreta attività volta a sostenere, realizzandoli sul campo, una parte non secondaria per gli obiettivi che il nostro Paese si era prefissato in quel contesto storico.

E’ una storia che ha molti protagonisti: Russia, Regno Unito, Francia, Italia, Grecia, Turchia.

Il volume prende dunque in considerazione un momento significativo della politica estera italiana, quando con maggiori aspettative forse si pensò che il Paese potesse avere un proprio posto, in condizioni di parità, tra le grandi potenze.

 

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