SPECIALE: Stati Uniti, domani l’insediamento di Joe Biden e Kamala Harris. Analisi della politica estera della nuova Amministrazione in Africa

Di Luca Tatarelli e Fausto Vignola

Washington D.C. Domani Joe Biden sarà il 46° Presidente degli Stati Uniti. E Kamala Harris sarà la sua vice.

Kamala Harris e Joe Biden

Stiamo parlando della 59^ cerimonia presidenziale che Report Difesa a partire dalle 15,30 alle 18,30 seguirà in diretta con un grande parterre di ospiti diplomatici, docenti universitari, esperti di varie tematiche, giornalisti.

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L’insediamento segnerà il culmine formale della transizione presidenziale di Joe Biden, iniziata con la vittoria alle elezioni presidenziali svoltesi il 3 novembre scorso.

Diventerà così il Presidente più anziano, avendo 78 anni e 61 giorni. Più vecchio di Ronald Reagan che lasciò l’incarico a 77 anni e 349 giorni.

Seppure nato in Pennsylvania, sarà anche il primo Presidente del Delaware, il primo ex vice Presidente a diventare capo dello Stato, non consecutivamente, da Richard Nixon e il secondo cattolico dopo John F. Kennedy.

 

John F. Kennedy

Mentre Kamala Harris diventerà la prima vice Presidente donna, la prima afroamericana e la prima asiatica.

UN PO’ DI CURIOSITA’

Ad accompagnare l’insediamento brani musicali di Beyoncé, Dua Lipa e altri.

Saranno 46 motivi considerati di forte impatto musicale ed emotivo.

La raccolta comprende una vasta gamma, inclusi brani contemporanei quali “Find Your Way Back” di Beyoncé e “Levitating” di Dua Lipa, oltre che brani classici come “What a Fool Believes” dei Doobie Brothers e “Fool in the Rain” dei Led Zeppelin.

In un tweet pubblicato dal Comitato inaugurale di Biden, si fa notare che l’elenco delle canzoni è stato curato dal DJ D-Nice e dalla  compagnia musicale di Issa Rae, Raedio.

Benoni Tagoe, uno dei co-fondatori di Raedio, ha descritto il potere curativo della musica in una dichiarazione a due importanti riviste di settore “Rolling Stone” e “Billboard”.

Biden e Harris non sono gli unici politici a pubblicare una playlist di recente.

Nel novembre scorso, l’ex Presidente Barack Obama ha  condiviso una playlist in onore dell’uscita del suo libro “A Promised Land”.

Il Presidente Barack Obama  (Official White House Photo by Pete Souza, Credit Interne)

L’elenco comprendeva “alcune canzoni memorabili della mia amministrazione”, ha scritto Obama in un tweet, e includeva brani da “Lose Yourself” di Eminem al brano dei Beatles “Michelle”.

La notte scorsa 56 luci hanno illuminato il National Mall a Washington, D.C., alla vigilia dell’inaugurazione presidenziale.

Rappresentano i 50 Stati americani più i 6 territori.

LA SITUAZIONE A WASHINGTON

Domani, alle 8 del mattino (ora locale) Donald Trump terrà la sua cerimonia di addio alla Base militare di Andrews (Maryland), prima di partire per la Florida.

Il Presidente uscente americano Donald Trump

Qui arriverà con il Marine One, l’elicottero presidenziale, e si imbarcherà per l’ultima volta sull’Air Force One diretto a West Palm Beach, nella sua residenza di Mar-a-Lago.

Ai partecipanti all’evento, è stato chiesto di arrivare non più tardi delle 7.15, pronti ad assistere a una piccola cerimonia di addio.

Ci sarà la banda militare e saranno sparate 21 salve di cannone.

Intanto, l’ex Presidente è considerato al minimo storico in quanto a popolarità.

Scondo un nuovo sondaggio Gallup dopo i gravi fatti del 6 gennaio, sono meno 28 i punti di popolarità netta, 62% di opinioni sfavorevoli contro 34% soli a favore del Presidente uscente. Si tratta del punto più basso mai raggiunto dal Presidente nel tracking di Gallup.

Intanto, tra le ultime decisioni trumpiane c’è anche questa: dal 26 gennaio si può nuovamente viaggiare da e verso gli Stati Uniti.

L’Amministrazione uscente ha deciso di togliere il blocco agli arrivi da Europa, Regno Unito e Brasile, in cambio dell’instaurazione del nuovo regime di tamponi negativi richiesti per tutti coloro che si recheranno nel Paese.

Subito è arrivata la risposta di Jen Psaki, prossimo portavoce della Casa Bianca con il nuovo Presidente.

Il quale ha affermato che l’Amministrazione Biden intende boccare la decisione annunciata dall’Amministrazione Trump.

“Con la pandemia che peggiora e nuove varianti in giro, non è proprio il momento di farlo”, ha aggiunto.

Dopo i fatti del 6 gennaio, Riley June Williams, 22 anni, la donna sospettata di aver trafugato il computer della Speaker della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi al Parlamento e di averlo cercato di vendere ai servizi segreti russi, è stata arrestata dall’FBI.

Nancy Pelosi, speaker della Camera dei Rappresentanti USA

Al momento è stata incriminata solo per essere entrata illegalmente nel Campidoglio e per condotta disordinata.

Non ci sarebbe, invece, al momento nessuna incriminazione per la vicenda del PC. Le indagini proseguono.

E semper in occasione dell’insediamento di domani, il Pentagono fa sapere che non vi sono segnali di “minacce interne alla sicurezza” tra i soldati della Guardia Nazionale presenti a Washington, D.C. Un allarme che era stato diffuso nelle ore scorse.

Nella capitale USA saranno presenti anche soldati in servizio attivo non della Guardia Nazionale.

E’ personale esperto contro potenziali attacchi chimici, batteriologici o nucleari. 

Infine, Biden ha nominato Assistente Segretario alla Salute, Rachel Levine. Se la nomina dovesse essere confermata dal Senato, sarà un momento “storico”.

Levine, infatti. è la prima transgender nel Governo americano in una posizione soggetta a conferma dal Senato.

Sempre oggi, si tengono le audizioni in Senato dei Segretari (ministri) designati: Janet Yellen (Tesoro), Alejandro Mayorkas (Sicurezza Interna), Antony Blinken (Segretario di Stato), Generale Lloyd Austin (Difesa), Avril Haines (Direttrice dell’Intelligence Nazionale).

LA POLITICA INTERNAZIONALE DI TRUMP E DI BIDEN

Quando si parla della politica estera americana in Africa e di quanto vorrà fare il nuovo Presidente USA, bisogna partire da alcuni dati di fatto.

Il primo: l’Africa non è un’area strategica per gli Stati Uniti. Infatti, i due competitor da affrontare sono innanzitutto la Cina e la Russia che si sta affacciando al mondo come nuova potenza globale soprattutto in campo diplomatico in particolare come mediatore e commerciale. In attesa di ritornare potenza militare globale.

Dal secondo dopoguerra ad oggi i presidenti USA hanno sempre seguito, in linea generale, i programmi di intervento dei loro predecessori, evolvendoli secondo le tendenze delle nuove amministrazioni. In questo modo hanno voluto dimostrare che l’Amministrazione statunitense ha da tempo una linea guida per il Continente.

I programmi di intervento USA in Africa sono di tipo commerciale, sviluppo e militare cui bisogna aggiungere ed evidenziare la volontà di molte amministrazioni a partire almeno da Bill Clinton, di tenere in chiara evidenza il rispetto dello stato di diritto con questo distaccandosi nettamente dai loro antagonisti e cercando in questo modo di costruire delle relazioni che guardino al futuro con chiarezza e trasparenza.

In campo militare è attivo da tempo AFRICOM che dimostra l’interesse degli USA per quello scacchiere dove svolge un importante lavoro nel campo dell’addestramento e dell’equipaggiamento ma anche e soprattutto nella lotta info/operativa al terrorismo.

Soldati di AFRICOM

Cosa ha invece fatto, di contro, Trump?

Nel quadro delle sue misure di intervento economico per una politica “America first” ha indirettamente coinvolto l’Africa in un circuito economico positivo attese le potenzialità innanzitutto nel commercio delle materie prime necessarie allo sviluppo dei Paesi occidentali e dell’America in particolare.

Ha direttamente coinvolto l’Africa con politiche doganali privilegiate.

Nel quadro della condotta della politica delle relazioni con i Paesi africani ha usato atteggiamenti piuttosto distaccati e non usuali in campo diplomatico forse nell’ottica della loro non primaria funzione strategica.

Dal punto di vista militare e della sicurezza, ha mantenuto contingenti particolarmente di unità speciali, droni ed altro ancora.

A tal proposito ricordiamo i quattro caduti militari caduti in Niger unitamente ad almeno 20  nigerini, in combattimento, contro terroristi provenienti dal Mali.

Il Presidente Biden non sembra aver mai citato direttamente l’Africa nei suoi discorsi pre-elettorali ma c’è una dichiarazione dove ne parla “di sponda” ovvero, trattando delle relazioni con la Cina, ha detto che i Paesi africani saranno determinanti.

Si tratta di un’affermazione importante che riconosce l’autonomia dei 55 Stati del Continente ma che, allo stesso tempo, ricorda come ancora questi siano vincolati ad accordi più o meno chiari (l’Amministrazione USA si esprime molto più duramente) con altre potenze mondiali che non ne liberano le  potenzialità e la sovranità.

Concludendo cosa si può prevedere che Biden faccia nel futuro?

In linea generale seguirà la linea strategica dell’Amministrazione. Così come da lui stesso annunciato ad esempio  in relazione ai rapporti con la NATO e l’Unione Europea protrebbe esserci un perfezionamento dei termini diplomatici/operativi delle relazioni cercando di riallacciare dei più significativi contatti.

Un uguale orientamento si può ravvisare per le relazioni con l’Africa.

Come? In primo luogo, atteso il forte accento posto dalla nuova Amministrazione democratica al rispetto dello stato di diritto e dei diritti umani, si può prevedere anche in questo settore una maggiore incisività della politica Biden anche in funzione del lavoro iniziato precedentemente di contrasto all’espansione cinese.

Inoltre, dal punto di vista sicurezza/militare vi sono alcune incertezze legate all’azione dell’amministrazione precedente che aveva valutato un “alleggerimento” della presenza di personale considerando nel complesso la situazione della sicurezza africana pressochè di secondo piano rispetto a quella degli USA.

La cosa di fatto non è avvenuta sembrerebbe anche per intervento dei settori specificamente deputati compreso.

Molto dipenderà dagli sviluppi dei prossimi mesi attesa l’attuale fluidità del terrorismo jihadista a livello generale, dopo le sconfitte subite e dalle morti di leader di livello e dipenderà dal “trasferimento” ipotizzato dagli analisti del “core” del terrorismo in Africa (a causa di quanto sopra) dove potrebbe meglio solidificarsi e successivamente allargare il suo campo d’azione.

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