Di Lia Pasqualina Stani
San Luca. Cinquanta o poco più, sono le “carovane” organizzate di pellegrini, provenienti dalla Piana di Gioia Tauro, dal Reggino, da alcuni paesi del Catanzarese e da tutto il resto della Calabria che giungono a Polsi una frazione del comune di San Luca circoscritta dai monti nel cuore dell’Aspromonte, attraversata dalla fiumara Bonamico per la festività solenne della Madonna della Montagna. Probabilmente per molti è il massimo luogo di culto della Calabria, per altri invece è il volano di tante storie, leggende che saldano un invisibile cordone ombelicale con la ‘ndrangheta calabrese.
La Calabria come ogni suo luogo non può essere “etichettata” sempre e in contesti diversi, come terra di ‘ndrangheta. Per parlare di questo territorio nella sua interezza bisogna conoscerlo, e per farlo bisogna viverci. Non è retorica. Non si deve nascondere la realtà ma non si deve neanche enfatizzare il contrario.
Al seguito di un Reparto d’elitè dell’Arma dei Carabinieri, lo Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria, il territorio appare chiaro, nel bene e nel male, da un punto di vista sociale e culturale. Non bisogna inventarsi nulla. In alcuni luoghi come Polsi il passato pesa sul presente.
Tra i devoti come ogni anno, molti i “curiosi” che si aspettano un “evento” che esula dal contesto religioso. In cerca di scoop c’è una mescolanza tra il sacro ed il profano, indigenti di parole in crisi da foglio bianco, in cerca di summit del “Crimine” (per chi non lo sapesse è il “governo” della ‘ndrangheta) e riti di affiliazione dei clan.
A Polsi, al seguito dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria ho visto ben altro. Dal tardo pomeriggio di due giorni fa, quando sono giunta sul posto con “Falco 22”, la squadra che ha come area di impiego proprio San Luca, il numero di fedeli che arrivava al Santuario da ogni dove, sembrava un fiume umano incessante.
Frettolosi di andare a porgere il “primo” saluto alla Madonna. A supportare i Carabinieri del Comando Stazione San Luca, per garantire sicurezza e controllo del territorio soprattutto in questo periodo proprio come ogni anno c’erano proprio i Carabinieri Cacciatori di Calabria.
Una presenza costante e indispensabile a garanzia dei Sanluchesi, dei fedeli provenienti da ogni luogo della Calabria, della Sicilia e qualche turista italiano e pochi stranieri. Nessuna scena d’azione, nessun reato in atto, non c’è posto per la fantasia.
Se durante l’anno a Polsi, il tempo sembra fermarsi, nel periodo che va dal 24 agosto quando inizia la novena, sino al giorno in cui si festeggia la Vergine il 2 settembre di ogni anno, questo piccolo centro è in pieno fermento.
Polsi è tra le montagne, ed è un centro di fede mariana che in passato ha spalancato le porte alla ‘ndrangheta che ormai vuole scoprirsi luogo di sola fede. Dopo quasi un decennio è giusto invertire la rotta anche per chi racconta questi luoghi soprattutto se si ha il privilegio di viverlo per quello che è nella sua realtà, al seguito di una Forza Armata che garantisce quotidianamente il controllo e la sicurezza con il fine di assicurare, soprattutto a chi ci vive, un territorio che pretende la legalità.
I Carabinieri Cacciatori dello Squadrone Eliportato che operano in diverse aeree della Calabria, sia in autonomia (per la ricerca e cattura dei latitanti, l’individuazione e la distruzione delle piantagioni di marijuana e non solo) che supportando i carabinieri dei vari Comandi Stazione anche nei servizi di supporto all’ Arma Territoriale, conoscono non solo dal punto di vista orografico il territorio, ma anche sociale e culturale. Il rapporto con la gente del luogo è quotidiano.
Anche a Polsi nel giorno più importante dell’anno, camminando nella piccola frazione di San Luca, i cittadini come tanti visitatori, non erano infastiditi dalla presenza delle autorità, dalla Polizia ai Carabinieri della locale Stazione che è stata istituita a giugno scorso, né tantomeno dai Carabinieri dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori. Alle 10.30 di ieri, il Vescovo della Diocesi ha presieduto la solenne celebrazione eucaristica nell’anfiteatro che si trova alle spalle del Santuario.
Nella penultima sera i devoti, dopo l’ultima veglia, hanno ballato senza mai fermarsi, tarantelle in segno di devozione alla Vergine. Altri invece dopo la preghiera hanno dormito per terra o sulle panche nel Santuario.
Terminata la solenne cerimonia è iniziata per le strade la processione con la Statua della Madonna di Polsi – è una copia in legno, dell’originale in tufo custodita nella teca dell’altare maggiore – offerta dai cittadini di Bagnara che hanno il privilegio di portarla in processione a spalla, per via del loro diritto di rivendicazione per averla ritrovata.
Nel tratto finale al grido di “Viva Maria” la Madonna viene sollevata e mostrata alla gente plaudente. Al rientro della statua in chiesa, dopo l’ultimo saluto alla Vergine di Polsi, c’è solo il tempo per i devoti di consumare il pranzo della domenica. Nel tardo pomeriggio prima che andassimo via, Polsi è ripiombata nel silenzio della sua pace.
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