Stati Uniti: La cospirazione contro il Presidente Mubarak e il ruolo della Fratellanza Musulmana. Un dossier illustra tutti i retroscena

Di Chiara Cavalieri 

Il CAIRO (nostro servizio particolare). Il mondo arabo continua a confrontarsi con gli strascichi di quelle che furono chiamate “Primavere arabe” e, in particolare, con le complesse relazioni politiche che hanno influenzato la storia recente.

Tra i testimoni di questi eventi c’è Mustafa Bakri, un noto giornalista e parlamentare egiziano, che ha rivelato dettagli significativi riguardo a quella che definisce una “cospirazione americana” contro l’ex Presidente egiziano Hosni Mubarak.

Mustafa Bakri parlamentare e giornalista egiziano


Un testimone del passato

Mustafa Bakri non si limita a raccontare semplici aneddoti, ma offre una cronaca dettagliata di un periodo critico nella storia egiziana, attraversando i governi di Sadat, Mubarak, Morsi e Sisi, fino al Feldmaresciallo Tantawi.

Nelle sue testimonianze, sottolinea che “questa non è una storia di vita, ma una testimonianza vivente di un importante periodo storico” e continua offrendo uno sguardo approfondito sulle crisi e gli eventi che ha vissuto in prima persona.

La sua narrazione è ricca di riflessioni e osservazioni che pongono interrogativi sulla verità delle dinamiche geopolitiche.

Il ruolo statunitense e la preoccupazione di Mubarak

Nel 2004, dopo un incontro con il Presidente George W. Bush, Mubarak tornò in Egitto preoccupato.

Chiese a Omar Suleiman, il capo dei Servizi Segreti, cosa ne pensasse degli eventi che si stavano svolgendo in America.

Suleiman rispose: “Penso che la cospirazione sia ormai chiara e dobbiamo prepararci”.

Mubarak si rese conto che gli Stati Uniti stavano preparando il terreno per la sua uscita dal potere.

Omar Suleiman Generale, politico, diplomatico e ufficiale dell’Intelligence dell’Egitto

 

La stampa americana iniziava a evidenziare violazioni dei diritti umani in Egitto e descriveva Mubarak come un residuo del passato, paragonandolo a Saddam Hussein.

Questo clima di crescente pressione evidenziava una strategia ben definita degli Stati Uniti: un cambio di regime che avvenisse non tramite un’invasione diretta, ma attraverso un’indebolimento interno del Governo.

La strategia del Grande Medio Oriente

Un aspetto cruciale della testimonianza di Bakri è l’emergere dell’idea del progetto “Grande Medio Oriente”.

Questa iniziativa, delineata durante la Conferenza della Georgia nel 2004, aveva l’obiettivo di ridefinire le frontiere dell’area araba, istituendo una frammentazione delle società in stati confessionali ed etnici. Bakri chiarisce che i rapporti delle Agenzie di Sicurezza egiziane erano allarmanti e avvertivano di piani di destabilizzazione orchestrati dagli Stati Uniti, in particolare a favore della Fratellanza Musulmana e di altri movimenti giovanili.

Sebbene Mubarak fosse a conoscenza di queste minacce, la sua riluttanza a prendere decisioni decisive aumentava.

D’altronde, nel tentativo di placare i crescenti dissensi, iniziò a liberare alcuni attivisti e a rispondere alle pressioni americane con misure che avevano un costo per la sicurezza nazionale.

La crescente influenza della Fratellanza Musulmana

Tra i passaggi salienti della testimonianza di Bakri c’è la crescente influenza della Fratellanza Musulmana, considerata dagli Stati Uniti come un attore politico con il potenziale per supportare i loro obiettivi nella regione.

George Tenet, ex direttore della CIA, informò Suleiman che il piano neoconservatore messo in atto dagli Stati Uniti avrebbe potuto puntare su Egitto, Siria e Arabia Saudita.

In questo contesto, gli attivisti della Fratellanza erano già visti come alleati.

Bakri sottolinea il momento in cui Tenet affermò che “la Fratellanza ha espresso la sua disponibilità ad allearsi con gli Stati Uniti”.

Il rischio di vedere gli islamisti salire al potere preoccupava non poco il Governo egiziano.

Omar Suleiman, informato sulla crescente collaborazione tra la Fratellanza e le Agenzie di Intelligence americane, avvertì Mubarak della serietà della situazione.

CAPITOLO 1: L’ULTIMATUM DI BUSH A MUBARAK (2004)

Nell’estate 2004, Hosni Mubarak atterra nel ranch di George W. Bush in Texas.

Quello che doveva essere un incontro di routine si trasforma in uno scontro frontale:

Le richieste impossibili di Washington:

    • Concessione di 1.600 km² del Sinai per creare uno “Stato di Gaza” indipendente
    • Installazione di una base militare USA permanente in territorio egiziano
    • Stop alla repressione della Fratellanza Musulmana.


La risposta di fuoco di Mubarak:

“Non cederò un centimetro del Sinai. Se gli egiziani lo scoprissero, mi lincerebbero in piazza Tahrir.”

Il fallimento del vertice segna il punto di non ritorno.

La CIA avvia l’Operazione Faraone, un piano segreto per eliminare Mubarak senza un colpo di fucile.

CAPITOLO 2: IL MANUALE DEL COLPO DI STATO MODERNO

Dai documenti trapelati emerge la strategia USA:

    • Finanziamento a pioggia (50 milioni di dollari 2004-2010) a:  Movimento 6 Aprile (attivisti addestrati in Serbia), ONG legate a National Democratic Institute, Avvocati per i  diritti umani,
    • Ed ancora:  incontri segreti tra CIA e Fratellanza Musulmana in: Qatar (con Yusuf al-Qaradawi) Londra (sede dell’ufficio europeo dei Fratelli), Istanbul (base operativa di Erdoğan legato alla Fratellanza prima degli accordi diplomatici con l’ Egitto del 14 febbraio 2024)

      CNN e Al-Jazeera ricevono istruzioni di:
    • Amplificare ogni protest
    • Dipingere Mubarak come nuovo Saddam
    • Nascondere i legami tra rivoluzionari e jihadisti
    •  
    • Gli USA, dopo il fallimento in Iraq, optarono per una strategia indiretta:
    •  
    • Finanziamento a ONG e movimenti di protesta
    •  
    • La “Guerra di Quarta Generazione”: Soft Power e caos controllato:
  • National Democratic Institute (NDI), International Republican Institute (IRI), Freedom House.
  • – Movimento del 6 Aprile (giovani attivisti)
  • – Appoggio alla Fratellanza Musulmana:
  •  
  • Incontri segreti tra leader della Fratellanza e funzionari USA (Qatar, Turchia, Londra).
  • Yusuf al-Qaradawi e Mohammed Mahdi Akef mediatori tra USA e Islamisti.
    • James Woolsey, ex-capo della CIA, disse:  “Noi creeremo un Islam che ci si addice, poi lasceremo che facciano le loro rivoluzioni”
  • Nel 2005, La Fratellanza vince 88 seggi in Parlamento e garantisce agli USA che non toccherà gli accordi di pace con Israele
  • Nel 2011 sfrutta le proteste di Piazza Tahrir per prendere il potere (con l’appoggio USA).
  • “Se saliamo al potere, rispetteremo il trattato di pace con Israele; dichiarò nel 20025 Mohammed Mahdi Akef.

E nello stesso anno Madeleine Albright aggiunse: “Escludere gli islamisti dalla politica è un errore. L’unico modo per ridurre l’estremismo è coinvolgerli.”

Madeleine Albright ex Segretario di Stato americano



CAPITOLO 3: LE PROVE CHE SCOTTANO

Bakri pubblica per la prima volta:

  • Audio-choc dell’incontro tra Omar Suleiman (capo intelligence egiziano) e George Tenet (CIA): “Se non accetta le nostre condizioni, faremo come in Iraq. Ma useremo i vostri Fratelli Musulmani al posto dei Marines. Se l’Egitto mantiene questa posizione, l’amministrazione USA cercherà di indebolirlo e potrebbe persino costringere Mubarak a lasciare il potere”.
  • Estratti conti bancari che mostrano trasferimenti da: Freedom House → Movimento 6 Aprile,  NED (National Endowment for Democracy) → Avvocati per i diritti umani
  • Verbale riservato dell’incontro Madeleine Albright-Fratellanza a Dubai: “Voi sarete i nostri Islamisti moderati. Basterà non attaccare Israele”.

 

  • CAPITOLO 4: 2011, L’ANNO DEL TRADIMENTO

    Quando scoppiano le proteste:

    ✔️ Google lancia lo strumento “Speak2Tweet” per aggirare la censura
    ✔️ Twitter assume attivisti egiziani come dipendenti
    ✔️ Facebook oscura le pagine filo-governative.

    Intanto, da Doha, Al-Jazeera trasmette 24h su 24 falsi report su:

 

  • “Stragi del regime”
  •  “Esercito che spara sulla folla”
  •  “Mubarak che fugge con l’oro”

    La verità è che le uniche vittime sono poliziotti uccisi da Fratelli Musulmani travestiti da manifestanti.

    CAPITOLO 5: IL PREZZO DEL TRADIMENTO

    Oggi sappiamo che:

 

  • Il Qatar ha finanziato Morsi con 8 miliardi di dollari
  • Hillary Clinton approvò personalmente i fondi alla Fratellanza
  • Mark Zuckerberg ricevette garanzie dal governo Obama prima di censurare i sostenitori di Mubarak

    E mentre l’Egitto sprofondava nel caos:

 

  • Israele otteneva il gas del Sinai a prezzi stracciati
  • La NATO preparava l’attacco alla Libia
  • Erdogan sognava il nuovo Califfato Ottomano.

    LA STORIA SI RIPETE?

    Oggi il copione è identico con:

    ☑️ Tunisia (finanziamenti UE a Ennahda)
    ☑️ Algeria (ONG francesi dietro le proteste)
    ☑️ Giordania (attivisti addestrati in Germania)

    L’unica differenza? El-Sisi ha imparato la lezione:

 

  • Bando totale alla Fratellanza
  • Controllo militare su internet
  • Leggi draconiane sulle ONG.

    L’ultima battaglia è cominciata.
    E questa volta, il Cairo non ha intenzione di perdere.

    Il deterioramento delle relazioni USA-Egitto

Col passare degli anni, le relazioni tra Egitto e Stati Uniti divennero sempre più tese.

Nel 2007, la decisione di Bush di ridurre gli aiuti all’Egitto da 415 a 200 milioni di dollari fu vista come un’umiliazione, tanto che il governo egiziano tentò di ritirarsi dal programma di aiuti, ma senza successo.

L’Amministrazione statunitense continuava a stanziare fondi diretti ad organizzazioni non governative e movimenti politici, senza consultare il Governo di Mubarak.

L’ex Presidente egiziano Mubarak



Ovviamente, le proteste egiziane contro le interferenze statunitensi aumentavano, ma Mubarak si trovava nella difficile posizione di voler mantenere la stabilità, evitando confronti aperti. La crescente ingerenza sembrava un affronto alla sovranità del Paese.

La caduta di Mubarak

Con la Rivoluzione del 2011, realizzata in gran parte attraverso il risveglio delle persone nella Piazza Tahrir, la pressione culminò nel deposto di Mubarak.

Bakri ricorda che il clima di tensione in Egitto stava rapidamente deteriorando.

Le esperienze di crisi politiche in altri Paesi, uniti al crescente supporto per la Fratellanza Musulmana, facevano presagire un futuro incerto.

Durante le fasi culminanti delle proteste, era chiaro che gli eventi stessero prendendo una piega che sfuggiva al controllo di Mubarak e della sua amministrazione.

Conclusione

La narrazione di Mustafa Bakri offre così una visione articolata e complessa delle dinamiche politiche che hanno modellato l’Egitto e la sua storia recente.

I suoi racconti non solo pongono domande sulla verità della narrazione ufficiale, ma sollevano anche riflessioni più ampie sulle implicazioni delle ingerenze straniere in un Paese sovrano.

La sua affermazione che “chi è coperto dagli americani è nudo” diventa una metafora potente, avvertendo del pericolo insito nell’affidarsi a potenze esterne.

I fatti riportati da Bakri invitano a una valutazione critica delle strategie geopolitiche e delle conseguenze che possono derivare dall’interferenza nelle questioni interne di una Nazione.

La storia dell’Egitto, così come quella di molti altri stati della regione, è segnata da queste complessità, e le testimonianze come quelle di Bakri sono cruciali per comprendere un passato che continua a influenzare il presente.

 

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