Scontro USA-Iran: la stampa statunitense è malgrado tutto “America First”

Di Pierpaolo Piras

Washington. È viva la dialettica della stampa americana sui recenti fatti relativi alla eliminazione del Generale iraniano Qasem Soleimani, alla ritorsione persiana con l’attacco missilistico a due basi americane in Iraq e al cambio di strategia in politica estera espressa da Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti nella sua ultima intervista alla stampa di due giorni fa.

Il Presidente USA, Donald Trump

Stars&Stripes”, giornale portavoce delle Forze Armate USA, da rilievo al colloquio avvenuto tra il primo ministro iracheno Adel Abdul Mahadi e Mike Pompeo, segretario di Stato americano, sulle modalità di ritiro graduale delle truppe americane dal suolo dell’Iraq, come conseguenza della de-escalation militare tra Washington e Teheran annunciata in toni amichevoli da Trump.

Il Segretario di Stato Usa, Mike Pompeo

Adel ha lamentato la violazione dell’accordo bilaterale con gli USA per aver violato lo spazio aereo nazionale senza averne richiesto il preventivo permesso al Governo di Bagdad.

L’autorevole “Washington Post”, notoriamente in opposizione alla politica trumpiana, informa sul voto alla Camera del Congresso con la maggioranza democratica che boccia l’attacco a Soleimani. In sostanza la Camera vota per il desiderio che sia solo il Congresso a decidere quando e in che modo usare la forza militare all’estero.

E’ da rilevare che, a Capitol Hill, Matt Gaetz, deputato repubblicano, si è leggermente defilato dalla linea trumpiana affermando, da un lato, di sostenere il presidente, ovvero che: “Uccidere Soleimani è stata la decisione giusta”.

Il Maggiore Generale Soleimani ucciso da un drone americano nei giorni scorsi

Ma anche di appoggiare, in questo caso, la linea democratica, affermando che “impegnarsi in un’altra guerra in Medio Oriente sarebbe una decisione sbagliata “.

USA TODAY”, tra i primi dieci quotidiani diffusi in lingua inglese al mondo, non perde la sua sfiducia per le intenzioni iraniane.

La tensione nel Golfo Persico rimane elevata. Tuttavia, nessuna delle navi militari occidentali, specie quelle americane, è stata ritirata dall’area più critica: lo Stretto di Hormuz. Così come le unità militari navali di Teheran.

Il “New York Times” è anch’esso, da sempre, un aspro oppositore di Donald Trump. E oggi non si smentisce, dando ampio spazio all’accusa del presidente per aver ecceduto nei suoi poteri attaccando l’Iran senza curarsi di consultare il Congresso, specie ora dopo il voto contrario della Camera dei Rappresentanti.

Più in generale, la stampa americana applaude doverosamente alla svolta moderatrice e pacificante della politica estera di Washington espressa nella conferenza stampa di The Donald, alcuni giorni fa, alla Casa Bianca. Poi bisognerà vedere se e quanto durerà.

Tutto ciò ha fatto sì che ci sia stata un’immediata risalita della Borsa di New York e della quotazione del petrolio a Wall Street.

Ma, a parte tutto, nessuno mette in discussione quando si parla di sicurezza nazionale o quando si vuole difendere gli interessi economici degli USA nel mondo.

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