Stati Uniti: la storia di Dan Bongino da poliziotto ad agente dei Servizi segreti a uno dei più ascoltati opinionisti della destra americana contemporanea. Scelto da Donald Trump come vice direttore dell’FBI

Di Giuseppe Gagliano

WAASHINGTON D.C. Dan Bongino (Daniel John Bongino) è un ex agente dei Servizi segreti statunitensi diventato un noto commentatore politico conservatore, conduttore radiofonico e autore di best seller.

Dan Bongino, neo vice direttore dell’FBI la situazione che dicevi tu dopo quel coglione di Obama

 

Nato il 4 dicembre 1974 nel quartiere Queens di New York da famiglia di origini italiane, ha conseguito una laurea e un master in psicologia presso il Queens College (City University of New York) e successivamente un MBA alla Pennsylvania State University.

Di seguito una panoramica dettagliata della sua formazione, carriera nei Servizi segreti, transizione ai media, attività politiche, libri pubblicati e altri aspetti rilevanti della sua influenza pubblica.

Formazione e primi anni

Bongino è cresciuto a New York City, dove ha frequentato l’Archbishop Molloy High School, diplomandosi nel 1992.

Proseguendo gli studi, si è laureato in psicologia al Queens College della City University of New York, ottenendo sia il Bachelor’s che il Master’s degree in tale disciplina.

In seguito ha ampliato la sua formazione con un Master in Business Administration (MBA) presso la Penn State University.

Questa solida formazione accademica ha preceduto la sua carriera nelle Forze dell’Ordine e nei Servizi segreti.

Carriera nelle Forze dell’Ordine e nei Servizi segreti (1995-2011)

Nel 1995, Dan Bongino ha iniziato la carriera nelle Forze dell’Ordine, entrando nel Dipartimento di Polizia di New York (NYPD).

Dopo un periodo nel programma cadetti durante gli studi universitari, divenne agente a tempo pieno nel 1997, prestando servizio nell’NYPD fino al 1999.

Nel 1999 è entrato come agente speciale nei **Servizi Segreti degli Stati Uniti (U.S. Secret Service)**.

Inizialmente ha lavorato presso l’ufficio di New York investigando crimini federali, per poi diventare istruttore al James J. Rowley Training Center nel Maryland nel 2002.

La sua carriera nei Servizi segreti ha raggiunto l’apice nel 2006, quando è stato assegnato alla Divisione di Protezione Presidenziale:

Con loroin questo ruolo ha fatto parte della scorta dei Presidenti George W. Bush (secondo mandato) e Barack Obama. Bongino ha lasciato i servizi segreti nel maggio 2011, congedandosi volontariamente per candidarsi a una carica politica.

L’ex Presidente USA, Barack Obama (Official White House Photo by Pete Souza)

 

Durante il periodo nei Servizi segreti, Bongino era apprezzato come agente competente e poco incline a esternare opinioni politiche.

Tuttavia, la sua scelta di utilizzare l’esperienza nei Servizi segreti come credenziale durante le successive campagne elettorali è stata criticata da alcuni ex colleghi.

Alcuni agenti lo accusarono di enfatizzare eccessivamente informazioni riservate ascoltate alla Casa Bianca di Obama per ottenere visibilità politica.

Bongino ha respinto alcune teorie cospirative dell’epoca (ad esempio ha rifiutato il birtherism, la falsa voce secondo cui Obama non sarebbe nato negli USA), ma in seguito avrebbe assunto posizioni pubbliche sempre più partigiane.

Candidature politiche

Dopo aver lasciato i Servizi segreti, Bongino intraprese la strada della politica attiva presentandosi come candidato del Partito Repubblicano in diverse competizioni, seppur senza successo:

  • 2012 (Senato USA, Maryland) – Si candidò per il seggio del Senato rappresentando lo stato del Maryland. Bongino vinse le primarie repubblicane il 3 aprile 2012 con il 33,8% dei voti, ma perse nettamente le elezioni generali di novembre contro il senatore democratico uscente Ben Cardin, ottenendo circa il 26,6% dei voti.
  • 2014 (Camera dei Rappresentanti, Maryland) – Si candidò per la Camera nel 6º distretto congressuale del Maryland, sfidando il deputato democratico in carica John Delaney. Bongino perse di misura nelle elezioni generali, con uno scarto di circa 1,5 punti percentuali. Pur avendo prevalso in quattro contee su cinque del distretto, accumulò un ritardo di oltre 20.000 voti nella contea suburbana di Montgomery, decisiva per l’esito.
  • 2016 (Camera dei Rappresentanti, Florida) – Trasferitosi in Florida nel 2015, inizialmente valutò la candidatura al Senato o per il distretto 18, ma alla fine si presentò alle primarie repubblicane per il 19º distretto congressuale della Florida. Durante la campagna del 2016 ebbe un acceso diverbio con un giornalista di Politico, sfogandosi in una telefonata dai toni scurrili poi resa pubblica, in seguito a un articolo che riteneva scorretto. Alle primarie di agosto 2016 Bongino arrivò terzo, non riuscendo a ottenere la nomination (che andò a Francis Rooney).

Le sconfitte elettorali consecutive posero fine – almeno temporaneamente – alle ambizioni di carica pubblica di Bongino, ma spianarono la strada alla sua successiva carriera mediatica.

Carriera nei media

Dopo i tentativi in politica, Bongino spostò la sua attenzione sul commento mediatico e sull’attivismo conservatore, costruendosi rapidamente un profilo di rilievo a livello nazionale.

Nel 2015 iniziò a registrare un podcast dal suo seminterrato, originariamente intitolato The Renegade Republican.

Già nel settembre 2016 il programma vantava “milioni di download”. In pochi anni, grazie al suo stile comunicativo diretto e alla credibilità derivata dal passato nelle Forze dell’Ordine, il suo Dan Bongino Show divenne uno dei podcast politici più ascoltati negli Stati Uniti – arrivando talvolta al primo posto nelle classifiche globali.

Evan Osnos, giornalista del New Yorker che lo ha profilato nel 2022, ha descritto la sua ascesa come “straordinariamente rapida” nel panorama dei media conservatori, attribuendola anche al forte sostegno iniziale a Donald Trump.

Nel 2018 Bongino approdò alla Web TV della National Rifle Association (NRATV), dove condusse un programma per alcuni mesi fino alla chiusura del canale a fine anno.

È in questo periodo che coniò frasi provocatorie come “owning the libs” (letteralmente “dare una lezione ai liberali”), dichiarando: *”Tutta la mia vita in questo momento consiste nel far impazzire i liberal”*, contribuendo a popolarizzare questo slogan tra i conservatori. Nel dicembre 2019 lanciò il Bongino Report, un sito di aggregazione di notizie filoconservatore nato come alternativa al Drudge Report, accusando Matt Drudge di essersi allontanato dal sostegno a Trump. Sempre nel 2019, Bongino entrò a far parte ufficialmente di Fox News in qualità di commentatore retribuito.

Nel 2021, dopo la scomparsa del celebre conduttore radiofonico Rush Limbaugh, Bongino fu scelto dal network Cumulus Media/Westwood One per ereditarne la fascia oraria nel talk show conservativo nazionale.

Nello stesso periodo, ad aprile 2021, debuttò come conduttore su Fox News con il programma settimanale Unfiltered with Dan Bongino, in onda il sabato sera.

Bongino ha mantenuto entrambe le posizioni fino alla primavera 2023, quando ha lasciato Fox News a seguito di un mancato accordo sul rinnovo del contratto.

Dopo l’uscita dalla Fox, ha continuato a condurre il suo show radiofonico e a produrre contenuti video in streaming, spostando il fulcro della sua presenza online su piattaforme alternative come Rumble, dove The Dan Bongino Show prosegue con un ampio seguito.

Libri pubblicati

Dan Bongino è autore di numerosi libri – circa mezza dozzina – in cui tratta sia della sua esperienza nei servizi segreti sia di temi politici legati all’era di Donald Trump. Di seguito i principali titoli pubblicati:

  • Life Inside the Bubble (2013) – Memoir sul “dietro le quinte” della vita da agente segreto alla Casa Bianca, con riferimenti alla decisione di lasciare il Secret Service per candidarsi in politica.
  • The Fight: A Secret Service Agent’s Inside Account of Security Failings and the Political Machine (2016) – Racconto di un ex agente sulle carenze nella sicurezza nazionale e sulle macchinazioni politiche interne a Washington.
  • Protecting the President: An Inside Account of the Troubled Secret Service in an Era of Evolving Threats (2017) – Analisi dall’interno dei problemi del Secret Service in un’era di minacce in evoluzione, con suggerimenti per migliorare la protezione del Presidente (pubblicato da WND Books).
  • Spygate: The Attempted Sabotage of Donald J. Trump (2018) – Espone la teoria del complotto nota come “Spygate”, sostenendo che esponenti governativi avrebbero sorvegliato e cospirato illegalmente contro la campagna di Donald Trump del 2016.
  • Exonerated: The Failed Takedown of President Donald Trump by the Swamp (2019) – Denuncia il presunto “sabotaggio fallito” contro la presidenza Trump da parte del cosiddetto deep state, sostenendo che Trump sia stato esonerato dalle accuse. Il libro ha raggiunto la classifica dei bestseller del New York Times (contrassegnato con il simbolo † che indica possibili acquisti in blocco).
  • Follow the Money: The Shocking Deep State Connections of the Anti-Trump Cabal (2020) – Indaga sulle presunte connessioni segrete tra funzionari e operativi anti-Trump, dipingendo un quadro di cospirazione ai danni dell’amministrazione Trump.

Influenza pubblica e controversie

Nel corso della seconda metà degli anni 2010, Dan Bongino è emerso come una figura influente nel panorama mediatico conservatore americano.

Grazie al suo stile schietto e combattivo, e forte del curriculum nei Servizi segreti, ha conquistato un vasto pubblico.

I suoi contenuti registrano tra i livelli più alti di coinvolgimento sui social media: ad esempio, un rapporto di Politico indicava nell’ottobre 2020 che i post di Bongino su Facebook erano regolarmente tra i più condivisi sulla piattaforma.

Allo stesso modo, il suo podcast e le trasmissioni video attirano milioni di ascoltatori e spettatori, consolidando il suo ruolo di megafono della base pro-Trump.

Bongino stesso ha dichiarato esplicitamente di mirare a difendere i valori conservatori attaccando duramente gli avversari politici (“owning the libs”).

Parallelamente alla crescita della sua popolarità, Bongino è diventato un personaggio controverso, spesso criticato per la diffusione di disinformazione e teorie del complotto.

Ha promosso attivamente la teoria del Spygate, secondo cui l’amministrazione Obama avrebbe illecitamente spiato Donald Trump – teoria ritenuta infondata dagli inquirenti ufficiali.

Dopo la sconfitta di Trump nelle elezioni 2020, Bongino ha ripetuto e amplificato le false accuse di brogli elettorali, sostenendo che i Democratici avessero “truccato” l’esito del voto.

Un rapporto dell‘Institute for Strategic Dialogue lo ha indicato tra i principali diffusori di disinformazione sulle frodi elettorali nel periodo precedente al voto del 2020.

Nel periodo successivo, l’ONG Avaaz ha inserito Bongino nella lista dei cinque maggiori “super-diffusori di disinformazione elettorale” sulle piattaforme social.

Questa tendenza a diffondere teorie infondate si è manifestata anche su altri temi: Bongino ha minimizzato la pandemia di COVID-19 (deridando ad esempio l’uso delle mascherine, da lui chiamate “face diapers”) e si è schierato contro l’obbligo vaccinale, arrivando a minacciare le dimissioni dal programma radio nel 2021 in protesta verso il mandato vaccinale imposto dal suo network.

Pur essendosi egli stesso vaccinato, la sua posizione pubblica lo ha messo al centro di polemiche sulle misure anti-Covid.

Le conseguenze di queste prese di posizione non si sono fatte attendere.

Nel gennaio 2022, YouTube ha bandito permanentemente Bongino dalla piattaforma per ripetute violazioni della policy sulla disinformazione pandemica, dopo che aveva pubblicato video negando l’efficacia delle mascherine.

In scia a questo provvedimento, anche Google ha cessato di erogare annunci pubblicitari sul sito Web Bongino.com.

Bongino ha quindi incrementato la propria presenza su network alternativi come Rumble (di cui è anche investitore e azionista) e Parler, piattaforme preferite da molti esponenti della destra americana insoddisfatti dalle regole dei social tradizionali. Nel 2020 aveva annunciato infatti di aver acquisito una quota di proprietà di Parler, un social network alternativo orientato alla libertà di espressione assoluta.

Nonostante (o forse grazie a) le controversie, Bongino resta una voce di riferimento per una larga fetta di pubblico conservatore. La sua vicinanza all’ex presidente Trump è rimasta costante: Trump ha spesso elogiato Bongino pubblicamente (anche retwittando i suoi commenti) durante il mandato presidenziale.

In riconoscimento di questa lealtà e del suo seguito, nel febbraio 2025 Donald Trump ha annunciato su Truth Social la volontà di nominare Dan Bongino come vice direttore dell’FBI.

Si tratterebbe di un incarico di vertice nell’Agenzia federale, indicativo dell’influenza che Bongino ha acquisito negli ambienti di potere conservatori.

Sebbene tale nomina debba essere contestualizzata nell’ambito politico (e subordinata all’eventuale ritorno di Trump alla Casa Bianca), essa conferma la rilevanza pubblica raggiunta da Dan Bongino, che da agente dei Servizi segreti è divenuto uno dei più ascoltati opinionisti della destra americana contemporanea.

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