Stati Uniti: l’ipertrofia dell’Io di Donald Trump. E in tweet dice che non parteciperà all’insediamento di Biden il 20 gennaio

Di Pierpaolo Piras

Washington. “My only goal was the to ensure the integrity of the vote” - Il mio unico obiettivo era quello di assicurare l’esito del voto – queste sono le ultime parole d’ordine e pacificazione pronunciate da Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti, dopo l’imperdonabile assalto dei suoi peggiori sostenitori a “Capitol Hill”, il tempio delle libere istituzioni delle quali godono gli americani.

Il Presidente uscente americano Donald Trump

Un popolo democratico da sempre, fin dai giorni della sua sofferta indipendenza dall’Impero britannico , avvenuta alla Convenzione di Filadelfia (Pennsylvania) il 4 luglio 1776, tuttora riconosciuto ufficialmente come giorno della festa nazionale.

Trump è apparso in preda ad un patologica “ipertrofia dell’io” , il proprio io naturalmente, mentre incoraggiava la violenta rivolta di alcune migliaia di scalmanati contro la conferma della vittoria elettorale di Joe Biden, la cui votazione si svolgeva in quelle ore nell’aula magna del Congresso degli Stati Uniti.

Il nuovo Presidente americano Joe Biden

Le prossime ore sono incerte. Il massimo organo legislativo è apparso come una qualsiasi “Repubblica delle banane”.

I rappresentanti democratici ed una parte crescente dei repubblicani sono sicuri di ritenere che un Presidente come Trump costituisca un pericolo per la sicurezza nazionale, così si esprimono.

E invitano l’odierno vicepresidente repubblicano, Mike Pence, ad applicare con urgenza il 25° emendamento della Costituzione che porterebbe (con i Democratici che ora controllano entrambe le Camere del Parlamento) alla rimozione, fisica e istituzionale, di Trump dallo studio ovale della Casa Bianca.

Mike Pence

L’opinione pubblica è sconvolta. Anche Trump ha constatato che questo insulto alla democrazia si è rapidamente trasformato in un letale boomerang che in un paio d’ore ha cancellato d’un colpo i suoi mirabili successi in campo economico, creando oltre 5 milioni di posti di lavoro specie a favore del ceto operaio (workers).

In campo internazionale, è stato il primo, dopo decenni di atteggiamento supino, a portare al tavolo di una moderata trattativa con Kim Jong-Un.

La stretta di mano tra Kim e Trump

Ha ridotto l’aggressività della politica estera iraniana in Medio Oriente e le sua velleità in campo nucleare.

Ha arricchito il commercio statunitense nell’ambito mondiale, stabilendo più vantaggiosi rapporti d’affari con i propri partner nord e sud-americani e con gli Stati europei.

In questo momento davvero buio per la storia americana si ripetono dimissioni a raffica nelle stanze del potere, iniziando dall’attuale ministro della Pubblica Istruzione (United States Department of Education) Betsy DeVos e numerosi altri.

Soprattutto, erano attese le dimissioni del comandante della Capitol Police.

L’assalto al Campidoglio da parte di una folla di sostenitori del Presidente Trump è stato un disastroso fallimento della sicurezza: in una città in massima allerta, in un edificio con il suo dipartimento composto da 2 mila agenti di polizia, i facinorosi hanno avuto la possibilità di violare questo tempio della democrazia americana, facendosi strada armati di nient’altro che bastoni da bandiera, scudi antisommossa e spintoni a volontà.

Un momento della manifestazione dei sostenitori di Trump, mercoledì a Washington

La sicurezza si è manifestata all’insegna della improvvisazione, con scarsi uomini e  quel ch’è peggio, in assenza di qualsiasi piano d’intervento rapido.

Ancor più eclatante è parso l’apparato governativo addetto alla sicurezza (FBI) , che poteva e doveva essere informato su ciò che stava da tempo fomentando a Washington.

A tale proposito, il maggiore pericolo previsto era quello arcinoto di garantire la sicurezza contro gli attentati terroristici.

Gli innumerevoli filmati disponibili sull’evento confermano, invece, forze di polizia scarse e impreparate a fronteggiare questa mescolanza di “suprematisti” bianchi, estremisti antigovernativi, teorici del complotto e tanti altri sostenitori pro-Trump , che si sono organizzati in un luogo aperto per impedire e rovesciare la libera nomina del nuovo Presidente al Senato.

In ogni fase di questi ultimi 3-4 mesi di campagna elettorale presidenziale, tali individui potevano e dovevano essere fermati.

I social media, le forze d’intelligence e dell’ordine potevano raccogliere prove di questo crimine così efferato ed arrestare preventivamente quelli più pericolosi.

Solo in caso di fallimento operativo la risposta della polizia sarebbe stata a quel punto aggressiva e decisamente risolutiva.

Tuttavia, poiché i comizi di Trump sono stati ogni volta ricorsi ad una retorica incendiaria, le forze dell’ordine e l’FBI avrebbero dovuto vigilare più strettamente i sostenitori più facinorosi.

Attualmente l’atmosfera politica sembra essere rasserenata.

In realtà molto ancora resta da sapere e da chiarire, sia a livello politico che istituzionale. Nelle ultime ore Trump è riapparso ammettendo (finalmente!) la sconfitta, sia quella alle urne che quest’ultima indimenticabile sconsideratezza contro le istituzioni nazionali.

Si è espresso con un linguaggio con tono pacato, senza citare alcun tipo di frode elettorale, della quale, peraltro, non ha mai esibito una minima prova.

“Il Congresso ha certificato i risultati delle elezioni, una nuova amministrazione entrerà in carica il 20 gennaio e da ora in poi mi concentrerò per garantire una transizione di potere facile, ordinata e senza soluzione di continuità. È il momento della riconciliazione e della guarigione delle ferite “, ha detto Trump da un leggio alla Casa Bianca.

Ha poi terminato il suo breve messaggio con un messaggio di addio: “Per i cittadini degli Stati Uniti, servire come presidente è stato l’onore della mia vita. A tutti i miei meravigliosi fan, so che siete delusi, ma il nostro incredibile viaggio è appena iniziato “.

E in un tweet di poco fa, Trump comunica che non parteciperà all’inaugurazione presidenziale del 20 gennaio.

 

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