Di Cristina Di Silvio
NEW YORK (nostro servizio particolare). È nato con un tweet, come ogni cosa che conta oggi. Elon Musk, imprenditore visionario, egemone dell’hi-tech e ora stratega politico, ha dichiarato guerra al sistema bipartitico americano lanciando il suo nuovo movimento: The America Party.
Il battesimo è avvenuto, oggi, sul suo social X, con un sondaggio tanto semplice quanto carico di implicazioni: “È venuto il momento di creare un nuovo partito politico in America che rappresenti davvero l’80% che sta nel mezzo?”
Oltre 5,6 milioni di utenti hanno risposto, l’80,4% ha detto sì.
“Il popolo si è espresso”, ha proclamato Musk, facendo eco al linguaggio referendario dei populismi moderni.
“Questo è il destino.” Una frase che, sotto l’apparente innocenza statistica, suona come un rintocco: la campana per un nuovo assetto di potere.
Il nome scelto, The America Party, sembra tutto fuorché neutrale.
Richiama volutamente America PAC, il comitato di azione politica creato dallo stesso Musk nel 2024, che ha già fatto affluire quasi 240 milioni di dollari nelle casse della destra americana.
Beneficiario principale? Donald Trump. Ma anche numerosi candidati repubblicani legati a una visione sovranista e ostile alle élite progressiste.

Chi si cela, dunque, dietro questa facciata di “centrismo popolare”?
Un miliardario che finanzia la destra, proclama la necessità di “ascoltare l’80%” e decide di farlo dal suo social personale. Uno che plasma l’arena politica americana come fosse un gioco di simulazione da testare in beta version.
L’appello all’“80% della popolazione di centro” è una mossa retorica potente e pericolosa. Evoca un sogno bipartisan, ma nella realtà americana – polarizzata, stratificata, etnicamente variegata – quella “maggioranza silenziosa” è un’astrazione utile solo a giustificare concentrazioni di potere.
Nel nuovo linguaggio muschiano, “centro” non significa moderazione, bensì rifiuto delle istituzioni tradizionali, delle mediazioni democratiche, dei filtri.
È un centro che non unisce, ma accorpa sotto una bandiera personalista. The America Party, così come concepito da Musk, è al momento un’idea, un brand, una narrativa.
Non ha ancora una piattaforma politica, non ha un comitato, non ha un congresso.
Ha però un leader carismatico, una base digitalizzata e una cassa di risonanza globale.
È il primo partito nato su un social privato, da un algoritmo di consenso. È l’iperbole della democrazia diretta, che salta il processo deliberativo e si fonda sul click. Una distopia mascherata da riformismo.
In un Paese logorato dalla polarizzazione, il fascino dell’anti-partitismo è forte.
Ma se il vuoto del centro viene riempito da un miliardario con ambizioni messianiche, la promessa di equilibrio rischia di trasformarsi in una nuova forma di egemonia. Con The America Party, Elon Musk non vuole solo cambiare il gioco. Vuole essere il gioco.
*Esperta Relazioni internazionali, istituzioni e diritti umani (ONU)
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