Stati Uniti, Trump e la costruzione di un muro al confine con il Messico. E’ sempre più lotta politica tra richieste di interventi umanitari e sicurezza

Di Pierpaolo Piras

Washington. Il discorso del Presidente americano, Donald Trump di ieri mattina è durato solo otto minuti. Nel suo intervento ha manifestato tutta la propria  determinazione nel sostegno della sua politica , tanto reclamizzata nel suo programma elettorale, specie in alcuni punti critici come la costruzione di un muro al confine col Messico per il contrasto alla immigrazione illegale ed al traffico delle droghe maggiori negli Stati Uniti.

Il Presidente Usa, Donald Trump

La sua proposta di spesa pari a 5,7 miliardi di dollari necessari per la costruzione di un muro, atto a questo scopo, è stata respinta alla Camera dei Rappresentanti, sedici giorni fa, dopo un  voto maggioritario del Partito Democratico.

Il risultato è stato lo “shutdown”, ovvero una sorta di arresto amministrativo di quei finanziamenti destinati alle necessità del Governo Federale. Esso è stabilito sulla base dell’Antidefincy Act che determina che tutte le attività governative non essenziali – come questa del muro, reputata tale dai democratici – siano sospese e subordinate ad una nuova procedura di sostegno finanziario sotto l’approvazione del Parlamento. Un’altro “shutdown” è avvenuto anche con l’ex Presidente Barack Obama.

Una delle conseguenze della paralisi amministrativa è rappresentata da circa 800 mila impiegati federali rimasti temporaneamente senza retribuzione.

Lo scontro frontale con gli avversari democratici crea maggiore unità tra i suoi parlamentari e sostenitori e ci sarà da scommettere che farà di tutto per la costruzione di una barriera fisica disposta lungo il confine col Messico (lungo circa 3.200 chilometri) con quasi 1.120 chilometri già costruiti in California, Arizona, New Messico e Texas sotto le amministrazioni sia dei democratici che dei repubblicani.

L’arresto di un gruppo di clandestini al confine tra USA e Messico

Nancy Pelosi, presidente della Camera dei Rappresentanti, ha accusato The Donald di comportamento capriccioso e di trascurare i tanti cittadini privi di remunerazione. Ha aggiunto poi “che donne e bambini al confine non sono una minaccia per la sicurezza, sono una sfida umanitaria”.

In realtà le due grandi forze politiche risentono ancora dei toni oltremodo accesi che hanno caratterizzato l’ultima campagna elettorale negli Stati Uniti. Ne deriva che i democratici fronteggiano Trump talvolta in maniera pretestuosa, badando più a contrastarlo personalmente che al raggiungimento un vantaggio per la Nazione, come può essere anche l’ostacolo alla immigrazione clandestina.

Il Presidente statunitense ha avvertito che potrebbe qualificare la criticità sul confine USA-Messico come una “emergenza nazionale”, aggirando così il voto contrario del Congresso.

Potrebbe in questo modo accedere liberamente ai fondi necessari al completamento del chiusura della frontiera. In realtà questo percorso avrebbe poche possibilità di realizzarsi in quanto se da un lato questo rientra nei poteri del Presidente, per altro verso deve giustificarsi da un avvenimento grave ed improvviso.

In caso contrario ci si troverebbe di fronte all’intento di evitare la dignità politica di una importante istituzione come la Camera dei Rappresentanti, vale a dire un abuso giuridico, per altro utilizzato con una certa frequenza dai passati Presidenti. Barack Obama l’ha usato 13 volte mentre George W. Bush 12.

 

Alcuni commentatori hanno vissuto momenti di celebrità dopo la proposta di costruire una barriera di metallo anziché di cemento perché costa meno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore