Storia: la vita di Unsinkable Sam il gatto inaffondabile che visse molte battaglie su navi tedesche e britanniche. Mori a Belfast nel 1955

Di Paola Ducci*

LONDRA (nostro servizio particolare). Un gatto. Un semplice  gatto bianco e nero.

Il suo nome originariamente si ritiene  fosse Oscar, ma in seguito  è diventato noto come Unsinkable Sam.

Il ritratto di Sam l’inaffondabile

Iniziò la sua “carriera” nella flotta del regime nazista, la Kriegsmarine, e la terminò nella Royal Navy.

Era a bordo della “Bismarck”, della HMS “Cossack” e della HMS “Ark Royal”, ma quando queste affondarono, il gatto Sam si salvò ogni volta.

La Bismarck fu la prima delle due navi da battaglia dell’omonima classe costruite per la Kriegsmarine della Germania nazista.

Chiamata così in onore del cancelliere Otto von Bismarck, la Corazzata fu varata il 14 febbraio 1939, misurava 241 metri di lunghezza e pesava 41.700 tonnellate.

La Corazzata tedesca Bismarck

Fu coinvolta in uno scontro con la “Prince of Wales”, una corazzata alleata dove e fu gravemente danneggiata diventando ingovernabile.

Alla fine la nave affondò e solo 118 membri dell’equipaggio, composto da oltre 2.200 persone, sopravvissero.

Alcune ore dopo, durante il  salvataggio dei superstiti, un gatto fu trovato a galleggiare su una tavola, e recuperato dall’acqua e salvato dal Cacciatorpediniere britannico HMS “Cossack” diretto a casa.

L’equipaggio non conosceva il nome del gatto e lo chiamò Oscar. Fu allora che l’inaffondabile Sam passò dalle forze naziste a quelle alleate, ma la sua fortuna non cambiò di molto.

Il gatto prestò servizio a bordo della Cossack per i mesi successivi, mentre la nave svolgeva compiti di scorta ai convogli nel Mediterraneo e nell’Atlantico settentrionale.

La HMS britannica “Cossack”

Le cose andarono abbastanza bene per un breve periodo, ma alla fine il cacciatorpediniere fu gravemente danneggiato da un siluro e 139 membri del suo equipaggio furono uccisi.

Il 27 ottobre 1941 l’unità affondò a Ovest di Gibilterra e Oscar fu trovato aggrappato a un pezzo di tavola. Salvo anche  questa volta,  fu portato a Gibilterra.

Quando vennero a conoscenza dell’accaduto, gli ufficiali britannici gli cambiarono il nome in Unsinkable Sam, un nome appropriato per un gatto sopravvissuto all’affondamento di due navi da guerra. Ma sappiamo quante vite hanno i gatti.

Unsinkable Sam fu quindi adottato dall’equipaggio della HMS “Ark Royal”, una nave che, ironia della sorte, aveva contribuito all’affondamento della Bismarck.

L’Ark Royal sopravvisse a diversi incidenti e si guadagnò la reputazione di “nave fortunata”.

I tedeschi la segnalarono erroneamente come affondata in diverse occasioni e questo sembrò essere il posto giusto per Sam.

Ma la fortuna non durò e al ritorno da Malta il 14 novembre 1941 anche questa nave fu silurata, questa volta da un U-Boot.

Sam fu trovato aggrappato a una tavola galleggiante da una lancia a motore e descritto come “arrabbiato ma abbastanza illeso”.

Ma ormai Sam ne aveva abbastanza. Fu trasferito a un “lavoro” sulla terraferma e passò le giornate a caccia di topi nel Palazzo del Governatore Generale a Gibilterra.

Alla fine fu rimandato nel Regno Unito dove rimase in una “Casa per marinai” a Belfast fino alla fine dei suoi giorni terreni nel 1955.

Un ritratto a pastello di Sam (intitolato Oscar, il gatto della Bismarck) dell’artista Georgina Shaw-Baker è in possesso del National Maritime Museum di Greenwich.

Alcuni mettono in dubbio la veridicità della storia di Sam, considerandola una “leggenda di mare”.

Sopravvivere all’affondamento della Bismarck sembrava particolarmente improbabile dato che il recupero dell’equipaggio era avvenuto in condizioni disperate, tuttavia è possibile immaginare che un soldato britannico si sia preso il tempo di salvare il gatto.

Non sappiamo se la storia sia vera o meno, ma ci piace  pensare che  l’inaffondabile Sam sia davvero esistito e  sopravvissuto ai  tre  affondamenti.

Aggiungerei inoltre che chi conosce i gatti e  le loro splendide nove vite sa che  tutto questo è assolutamente verosimile.

*Editor per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa

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