Di Paola Ducci*
ROMA (nostro servizio particolare). Anche se le tecniche di combattimento corpo a corpo erano lentamente cadute in disuso con l’avvento e l’utilizzo di armi, durante la Grande Guerra furono addestrati milioni di soldati nelle arti marziali.
Fu infatti chiaro durante il secondo anno di conflitto che questa si avviava a divenire una guerra di posizione e fu altrettanto evidente che il solo fatto di essere armati non era sufficiente per affrontare un combattimento corpo a corpo.
Si comprese che anche un breve addestramento era incredibilmente utile e quindi, nel terzo anno della guerra, quando i combattimenti ravvicinati diventarono la regola piuttosto che l’eccezione, furono gli ufficiali inglesi a dichiarare apertamente che i loro uomini avevano trovato l’addestramento con alcune tecniche di Jujutsu di grande aiuto per sconfiggere il loro avversario.
I francesi, a loro volta, svilupparono uno dei programmi più estesi, basato principalmente proprio sul Jujutsu.
Nel 1916 ciascuno dei belligeranti offriva ai propri soldati una formazione di base in combattimenti ravvicinati armati e disarmati.
In quest’ottica si inserirono gli Arditi che costituirono i reparti speciali del Regio Esercito durante la Prima Guerra Mondiale.
I primi Reparti d’Assalto degli Arditi vennero formati ufficialmente il 26 giugno 1917 a Subida vicino a Cormons, in Friuli.
Ma è con la nuova Scuola Reparti d’Assalto, ufficializzata il 15 luglio e situata a Sdricca di San Giovanni di Manzano, nei pressi di Udine, che i membri di tali Reparti eseguiranno uno specifico addestramento.
Qui si stabilirono e ufficializzarono i criteri di preparazione, con particolare attenzione al combattimento individuale.
L’allenamento generale aveva per base l’educazione fisica delle truppe, ottenuta mediante l’esecuzione di esercizi ginnastici quali la corsa, la lotta, il passaggio di ostacoli come fossi, trincee con parapetto, muri e così via.
Ma la formazione specifica degli Arditi era il combattimento col pugnale.
Quest’ultimo, un’arma bianca che era stata da molto tempo dimenticata nell’uso militare, venne riadottata perché risultò essere l’unica arma efficace nel combattimento individuale, specialmente in un’angusta trincea.
Il pugnale più noto dato in dotazione agli Arditi derivò, per necessità imposta dagli eventi bellici, da una riconversione delle giacenze di baionette per il fucile Vetterli Vitali 1870-’87, ormai inadeguate all’impiego nel combattimento che si stava conducendo.
Da questa baionetta vennero ricavati due modelli di pugnale e anche il fodero venne adattato per tali armi.
Gli Arditi godevano comunque di una certa libertà nell’armamento e potevano usare pugnali diversi (quelli portati dagli ufficiali e graduati erano spesso personalizzati).
Con gli Arditi nasce un nuovo modello antropologico-sportivo, quello d’un militarismo agonistico, sintetizzabile in una sorta di “patriottismo muscolare” fondato e basato sul coraggio temerario, lo sprezzo del pericolo, il primato della forza fisica severamente allenata, il piacere per un agonismo esasperato e spinto sino al sacrificio supremo.
Il poeta Marinetti definiva infatti gli arditi “soldati instancabili, miracoli viventi di muscoli e coraggio”.
Dopo il trauma di Caporetto questo tipo di training – e più espressamente la ginnastica, affermatasi come la disciplina sportiva del Risorgimento e dell’Italia unita, imboccherà di fatto una irreversibile parabola discendente.
Alle esercitazioni di palestra inizieranno cioè a sostituirsi quegli sport di competizione (calcio, atletica leggera, ecc.) che funzionavano da fattore di integrazione-socializzazione tra i militari, per allentare le tensioni e rinsaldare la solidarietà e lo spirito di corpo, valorizzare le caratteristiche agonistiche d’audacia e d’iniziativa personale.
Quindi anche l’Italia e il suo Esercito dalla conflagrazione trassero la lezione suggeritagli dal contatto con Stati Uniti d’America, Regno Unito, Francia così che, nell’immediato dopoguerra, adotteranno un nuovo modello di giochi sportivi e pratiche fisiche – esaltato dalla riuscita delle Olimpiadi Militari del 1919 – più legate alla civiltà industriale e all’imporsi della società di massa.
*Editor per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa
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