Di Gerardo Severino*
CASTELLABATE (SALERNO) – nostro servizio particolare. Settant’anni orsono, esattamente nella primavera-estate del 1956, al termine di quella che fu un’autentica “corsa contro il tempo”, nella remota Castellabate, in provincia di Salerno, a pochi metri dai luoghi ove è stato girato il fortunatissimo film “Benvenuti al Sud”, venivano ultimati i lavori di erezione di quello che di lì a poco sarebbe passato alla storia col titolo di “Istituto per Orfani di Guerra Conti Francesco e Filomena Matarazzo”.

Si trattava, come vedremo a breve, di un’opera filantropica di primaria importanza, dovuta alla ancora potente famiglia italo-brasiliana dei Matarazzo, che la volle e la finanziò, sia per alleviare le sofferenze dei tanti bambini rimasti senza genitori a causa della guerra, sia per soccorrere i tanti fanciulli poveri del Salernitano.
Quella che segue è la sua storia.
Una “Casa di accoglienza” per una sfortunata generazione (1954 – 1976)
Fino a qualche tempo fa, molto scarne erano le notizie riguardanti l’Istituto “Conti Francesco e Filomena Matarazzo”, sito nei pressi del Castello dell’Abate, del quale si sapeva solo che era stato eretto, a partire, dal 1954, per dare ospitalità a circa 300 bambini, tra 5e e i 12 anni, provenienti dalla provincia di Salerno e, soprattutto, per ospitare i tantissimo orfani di guerra.
Grazie alle ricerche d’archivio, siamo riusciti a saperne di più, scoprendo che l’Istituto era stato voluto, effettivamente agli inizi dello stesso ’54, peraltro – e solo per una pura coincidenza – a 100 anni esatti dalla nascita del Conte Francesco Matarazzo (1854 – 1937), il grande imprenditore italo-brasiliano, fondatore di un impero composto da molini, fabbriche conserviere e metalmeccaniche, fattorie, flotte mercantili ecc. (del quale vi è una ricca biografia anche sulla Treccani), da Don Paolo Matarazzo, suo nipote in quanto figlio del Senatore Andrea, fratello più piccolo del mecenate di San Paolo del Brasile, così come avrebbe annotato – sebbene con qualche imprecisione – Don Emilio Giordano, allora parroco di Santa Maria di Castellabate, nelle sue “Cronache Parrocchiali”.
Riguardo al mese di febbraio 1954, il Sacerdote aveva appuntato, infatti, la seguente frase: “Ha dato una capatina a S. Maria il Comm. Paolo Matarazzo per definire in loco le Opere assistenziali che sorgeranno in memoria del defunto Padre, sen. Andrea Matarazzo” .

Ed ancora, nelle annotazioni relative al mese di luglio:
“Dal Brasile è giunto nella terra dei suoi avi il sig. Ciccillo Matarazzo figlio del Senatore Andrea. Per quanto non siamo autorizzati ci è dato pensare che il suo incontro col fratello, Sig. Paolo, darà il via all’opera che sorgerà in ricordo del defunto genitore, del quale, in settembre, ci sarà caro ricordare l’anniversario della sua ultima visita alla terra di S. Costabile”.
.Sulle origini dell’Istituto vi era, poi, stato solo un breve cenno, nell’ambito della scheda che lo storico di Castellabate, Prof. Gennaro Malzone aveva dedicato alla stessa Famiglia Matarazzo .
L’Istituto, che dal Conte Matarazzo sarebbe stato donato alla Badia della Santissima Trinità di Cava dei Tirreni, fu da questa affidato alle cure di Don Giovanni Leone, allora Direttore dell’Ufficio Amministrazione della stessa Badia, da anni vicino alle vicende religiose di Castellabate ,
Don Giovanni Leone, non solo ne curò la progettazione e la costruzione, quasi fosse un vero Ingegnere, ma ne avrebbe gestito anche l’amministrazione, ovvero la direzione tecnica e artistica, sino al triste epilogo della sua vita terrena .
Il complesso immobiliare fu, quindi, eretto in tempi davvero record e solo grazie a maestranze del posto, le quali utilizzarono materia prima locale, soprattutto la robusta pietra del Cilento.
L’Istituto Matarazzo venne ufficialmente inaugurato, nel corso di una splendida giornata della fine di gennaio del 1957 dallo stesso Conte Paolo Matarazzo e da altri suoi congiunti appositamente giunti dal Brasile.
Fu, quello, un evento davvero straordinario, tanto da essere divulgato a livello nazionale, grazie alla benemerita rubrica cinematografica “La Settimana Incom”, nella puntata del 1° febbraio successivo .
Don Giovanni Leone, nel frattempo promosso Vicario Generale della Diocesi di Cava, non ebbe, tuttavia, modo di dimostrare a lungo la sua valenza, anche come educatore di anime.
Il 27 agosto dello stesso 1957, perì, infatti, tragicamente, avvolto dalle onde del mare di Santa Maria di Castellabate, mentre era intento a “vigilare” sui ragazzi della colonia estiva .
Al suo posto, nell’immediatezza del tragico evento, l’Abate Cavense, Don Fausto M. Mezza, incaricò i sacerdoti, Don Edoardo Strianese e Don Angelo Brassini di reggere il rettorato dell’Istituto, in attesa della nomina di un nuovo responsabile.
L’Istituto fu, poi, dotato di due corsi completi di istruzione elementare, aperto anche ai bambini di Castellabate, ed avrebbe operato sino agli anni Sessanta-Settanta. Di esso se ne fa cenno anche sull’Annuario Cattolico relativo al 1969, laddove ad esso viene associata la gestione di una Scuola Elementare parificata e una colonia estiva .
Queste ultime attività furono assicurate sino al 1975/1976, con l’ultima colonia ospitata durante l’estate.
Nella sua, tutto sommata, breve esperienza assistenziale, l’Istituto Matarazzo garantì la crescita, sia fisica che intellettuale di una intera generazione di fanciulli, ai quali l’assurda e recente guerra mondiale aveva sottratto sia il bene più prezioso, la mamma o il papà, talvolta anche entrambi, ma anche e soprattutto la dignità di una esistenza decorosa.
In quasi 20’anni di esercizio, l’Edificio vide, quindi, passare tra le sue mura centinaia e centinaia di bambini, che le brave “Istitutrici” (suore e insegnanti civili) avrebbero traghettato, dapprima all’adolescenza e, infine, alla vita adulta, peraltro dandogli l’opportunità di apprendere anche i rudimenti di un mestiere, arte o professione.
Non solo, ma la sua materiale gestione diede da vivere a tante persone del posto, tra insegnanti, guardiani, giardinieri, cuochi e operai di vario genere, mestieri e professioni spesso implementate anche grazie alla continua beneficenza dei Matarazzo, alla stessa Badia di Cava e, non per ultimo, il Comune di Castellabate, per la parte relativa alle mense scolastiche e ai rapporti con la locale Direzione didattica.
Epilogo e speranze future per lo stabile
Come spesso succede nel nostro strano Paese, cessata la sua naturale funzione, l’Istituto Matarazzo finì, poi, per essere utilizzato per vari scopi sociali, quali: sede temporanea del Corpo Antincendio provinciale, Centro di accoglienza per i colpiti da calamità naturali (nel 1976 ospitò anche le famiglie coinvolte dagli effetti della frana che aveva danneggiato la Contrada Valle, sempre a Castellabate) e, in ultimo, come Casa di riposo e Centro di riabilitazione per anziani, il “Centro Elios”, dotato di una sessantina di posti, entrato in funzione nl 1998, per poi esser chiuso una decina di anni dopo .
Rimane ancora incerto il destino che subirà questo importante edificio storico.
Non ci resta che sperare sul fatto che l’ex Istituto Matarazzo possa ben presto passare al “bene comune” e, quindi, essere utilizzato per vari e importanti iniziative sociali, potendo così riprendere – e finalmente, aggiungiamo noi – la strada purtroppo interrotta, tornando ad essere un punto di riferimento per la Comunità locale, alla quale “appartiene” almeno simbolicamente, ci sia consentito dirlo.
S tratta di una strada cominciata, come abbiamo visto, ben settant’anni fa, e da persone generose, quali sono sempre stati i membri della famiglia Matarazzo, una famiglia la quale, nonostante il successo e gli agi di una condizione economica straordinaria vissuta in Brasile, non ha mai smesso di amare la “Terra dei Padri”, una Terra che molti di loro, così come tanti altri compaesani, prima e dopo di loro, erano stati costretti a lasciare, e per lo stesso motivo di sempre, trattando dell’emigrazione italiana nel mondo: la povertà. Ma questa è un’altra storia…
*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza – Storico Militare. Membro del Comitato di Redazione di Report Difesa
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