Gaza. Ismail Haniya (conosciuto anche come Abu al Abid), 54 anni, è il nuovo capo politico di Hamas. Nato nella Striscia di Gaza, è considerato un dirigente politico moderato. E’ iniziata così per Hamas una nuova stagione. I palestinesi puntano molto sul carisma di Haniya, lui che è stato il braccio destro di Ahmed Yasin, il leader spirituale di Hamas assassinato sulla sua sedia a rotelle nel 2004. Enrambi sono fuggiti da un attacco dell’Aeronautica Militare israeliana, due anni fa, mentre erano in riunione in piena seconda Intifada.
Haniya ha già anticipato che vivrà la maggior parte del suo tempo a Gaza. Ma si recherà in Qatar per ampliare i rapporti diplomatici di Hamas, visto che Stati Uniti e Unione Europea considerano Hamas un’organizzazione terroristica.
Dallo scorso febbraio il controllo militare della Striscia di Gaza è passato a Yahya Sinwar, comandante dell’ala militare Ezedin al Qasan. Su Sinwar pendono quattro condanne all’ergastolo da parte dei giudici israeliani per avere ordinato la condanna a morte di cittadini palestinesi sospettati di avere collaborare con l’Esercito israeliano.
Fu scarcerato nel 2011 nel corso dell’operazione di scambio di 1.047 prigionieri palestinesi che permise la liberazione del soldato israeliano, Gilad Shalit, sequestrato a Gaza dal 2006.
Tra Hamas e Al Fatah non corre buon sangue. Ma quando Abbas, mercoledì scorso era in visita alla Casa Bianca, Hamas ha annunciato la riforma della sua politica, accettando per la prima volta la creazione di uno Stato palestinese nelle frontiere anteriori alla guerra del 1967. Anche se non ha riconosciuto lo Stato di Israele.
Un gesto considerato distensivo con Al Fatah per creare un Governo palestinese unitario, con l’auspicio dello stesso Haniya.
Hamas ha rotto anche con i Fratelli Musulmani, un partito che è diventato una forza politica egemonica in Egitto dopo la rivoluzione del 2011 e dopo il colpo di Stato del 2013. Una decisione che può aprire la strada per migliori relazioni con il Governo del presidente egiziano, al Sisi. Ma anche con le monarchie del Golfo che non hanno mai visto di buon occhio i Fratelli Musulmani.