Svezia: l’Agenzia per la Salute Pubblica gestisce il Covid-19 con attenzione alla sanita’ e all’economia

di Pierpaolo Piras

Stoccolma.Il dilagare della pandemia in Europa ha determinato la drastica decisione governativa di chiudere tutte le attività, pubbliche e private. Tutti i Governi hanno assunto questa decisione ad eccezione della Svezia.

La pandemia è quella causata dal Coronavirus (Covid-19), microrganismo particolarmente affine all’apparato respiratorio , dove riesce a determinare una grave patologia infiammatoria acuta , o Sindrome da Distress Respiratorio.

Dalla documentazione delle autorità sanitarie locali risulta che il virus sia giunto in Svezia con i primi casi clinici del 31 gennaio 2020, allorché una donna proveniente da Wuhan è risultata clinicamente positiva.

Il primo malato deceduto è stato l’11 marzo a Stoccolma. A parte questo dato eclatante, sembra che già nel dicembre scorso sia stato curato un Paziente con patologia polmonare acuta proveniente da un vicino viaggio a Wuhan.

Il governo svedese non ha imposto alcun blocco sociale, mantenendo aperta gran parte della società.

Una Legge Costituzionale svedese (che in altre nazioni compresa l’Italia non c’è) vieta la circolazione di persone e veicoli di ogni tipo solo ed esclusivamente in tempo di un’ eventuale stato di guerra nazionale.

Un’altra Legge dello Stato impone che gli eventi sanitari non possano essere gestiti dal relativo Ministero ma siano di esclusiva competenza gestionale da parte di una specifica agenzia governativa di esperti in materia ( (Folkh-lsomyndigheten).

Questo è accaduto fin da subito al primo apparire della epidemia: L’”Agenzia di Salute Pubblica” ha preso in mano il controllo dell’epidemia , escludendo i politici e rendendo il loro Paese un unicum in Europa.

A capo di tale importante organismo tecnico-professionale è stato posto il Prof. Anders Tegnell , un illustre infettivologo, ben noto nel mondo scientifico per le sue ricerche in Patria e all’estero , per conto dell’OMS, nel campo del contrasto alla SARS ed al virus Ebola in Africa.

Anders Tegnell, infettivologo svedese

Obbedendo (è il caso di dirlo) alla Agenzia , il Governo svedese ha imposto una serie di provvedimenti come il divieto di riunione per più di 50 partecipanti e di ingresso alle case di cura (visto l’alta mortalità nelle case residenziali e di cura per anziani). Enfatizzando l’uso universale delle mascherine e l’igiene delle mani

Viene poi la chiusura fisica delle scuole secondarie e delle università.

Le scuole elementari e medie sono rimaste aperte in quanto per l’alto livello di occupazione femminile non ci sarebbe stata la possibilità di attendere i piccoli figli a casa.

La stessa Agenzia ha decretato (e sono state adottate senza alcuna polemica) l’incremento il più possibile del lavoro domestico e del telelavoro , evitare i viaggi inutili all’estero; essere ligi nel distanziamento interpersonale; stare prolungatamente a casa per gli anziani di oltre 70 anni.

Per quanto concerne coloro che manifestassero sintomi lievi, tipo “raffreddore” con febbre lieve, suggestivi anche per Covid, la raccomandazione è di curarsi a domicilio.

Inoltre, è stato aumentato da 7 a 21 giorni il periodo di congedo retribuito dal lavoro senza giustificazione medica.

È stato temporaneamente abolito anche il primo giorno retribuito (karensdag) di congedo retribuito.

Le prime conseguenze

La veloce progressione della epidemia ha messo a dura prova le capacità del servizio sanitario svedese determinando la sospensione della attività chirurgica non urgente. Inizialmente, gli ospedali hanno risentito di carenza di dispositivi sanitari medicali e protettivi per il personale medico ed infermieristico.

La maggiore preoccupazione era che gli ospedali svedesi non avrebbero avuto la capacità di curare tutti gli eventuali ammalati. Quest’ultima eventualità non ha poi avuto riscontro, soprattutto per i Pazienti necessitanti di cure intensive.

Gli ospedali svedesi sono stati infine in grado di raddoppiare il numero di letti di terapia intensiva in poche settimane, e la capacità massima non è mai stata superata.

Dopo il 31 gennaio l’Agenzia ha chiesto al Governo di classificare ed inserire il

Covid-19 nell’elenco delle malattie pericolose per la salute pubblica e dunque meritevole di adeguate misure sanitario-profilattiche e finanziamenti proporzionati.

Al cambiamento di tale “status” , il Covid19 ha assunto la stessa dignità patologica dell’Ebola, la SARS e il Vaiolo.

La linea innovativa della Svezia , specie in comparazione con il resto d’Europa, che ha praticato la chiusura rigida della società e dell’economia, è stata in attenta osservazione fino ai giorni nostri.

Il governo svedese, o sarebbe meglio dire l’Agenzia per la Salute Pubblica, ha ritenuto che la migliore risposta alla pandemia virale fosse quella di limitare la diffusione del contagio nel Paese per non superare le capacità operative e assistenziali del servizio sanitario nazionale.

L’Agenzia ha insistito sull’incoraggiamento al comportamento più salutare piuttosto che su restrizioni obbligate.

Bisogna evidenziare che la società svedese è tradizionalmente legata da un alto senso di fiducia nelle sue autorità, e che gli svedesi hanno da sempre manifestato un pregevole senso di lealtà nei confronti delle raccomandazioni impartite, rendendo così l’atto legislativo in gran parte inutile.

A distanza di cinque mesi dall’insorgenza del morbo si possono trarre alcune conclusioni , anche se dovremo attenderne la conclusione per avere un quadro più completo.

Come si è comportata la popolazione

 La popolazione  ha sostenuto in larga maggioranza la necessità di mantenere aperta gran parte della società e ha praticato con scrupolo l’isolamento personale volontario, che è il punto cruciale indispensabile  per impedire la diffusione del contagio, come per ogni malattia infettiva e contagiosa.

L’utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto è stato sensibilmente ridotto e aumentato il numero di abitanti che lavorano da casa. Davvero minima è stata la partecipazione sociale nel corso delle festività.

Sono stati numerosi i sondaggi per seguire l’andamento dei parametri sociali (oltre a quelli sanitari) ed è emerso che 9 svedesi di 10 affermano di aver mantenuto il distanziamento di almeno un metro dalle altre persone.

L’85% degli svedesi ritiene anche che ci sia un ragionevole accordo tra i medici e gli altri operatori sanitari sul corso della gestione.

Un altro sondaggio riduce al 40% il livello di approvazione verso le informazioni offerte dagli organi di stampa.

Anders Tegnell

Il più soddisfatto è l’epidemiologo Anders Tegnell, a capo della Agenzia governativa, che oggi può iniziare a cantare vittoria per il significativo calo dei contagi già dal mese di giugno e finora migliorato ulteriormente.

Nei suoi numerosi interventi Tv egli spiega che il numero dei contagi , con una popolazione di circa 10 milioni di abitanti, pone la Svezia tra i primi 20 al mondo anche se non è stato ancora possibile monitorare l’intero corpo sociale.

Si sono verificati più elevati tassi di mortalità nelle fasce più anziane della popolazione, specie se residenti in case di cura. Gli anziani rappresentano il 50% di tutti i decessi.

Il Prof. Tegnell pone gli ultra 65enni in cima a tutte le sue preoccupazioni cliniche.

 Johan Giesecke

Johan Giesecke è un professore emerito presso il Karolinska Institute di Stoccolma.

È tuttora ben noto nel mondo scientifico per i suoi studi di Infettivologia, anche in materia virale.

Giesecke applaude al metodo , che lui chiama di ”strategia rilassata” o lo sviluppo di una “immunità sociale ( detta anche di gregge) come la via risolutamente da seguire.

È chiaro che la decisione della Svezia di perseguire una strategia di immunità del gregge è stata presa dopo una attenta analisi su quei fattori che sono unici per le sue caratteristiche demografiche.

Infatti, proprio a causa delle sue differenze con la Svezia, il Regno Unito, dove l’immunità del gregge è stata inizialmente adottata come strategia, ha deciso alla fine di marzo 2020, di discostarsi dalla sua precedente posizione politica e di imporre un blocco sociale rigoroso.

Nella (strategia rilassata) l’inconveniente maggiore sta nel pericolo che i servizi sanitari di ogni nazione possano essere sopraffatti com’è accaduto in Italia, Francia e Regno Unito, proprio per le diverse disponibilità sanitarie e di popolazione.

Johan_Giesecke, medico svedese

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