Svizzera: un’analisi sulla neutralità a 160 anni dalla Prima Convenzione di Ginevra

Di Gerardo Severino*

GINEVRA (nostro servizio particolare).  Ci sarà sicuramente un motivo in virtù del quale la Confederazione Elvetica, meglio nota come Svizzera, è oggi depositaria di ben 79 Trattati internazionali, classificati in base al relativo ambito tematico!

La mappa della Svizzera

 

Il motivo è piuttosto semplice, se non banale per gli “addetti al lavori”, ma non certo scontato per chi non si occupa di geopolitica.

La Svizzera, nella seconda metà dell’Ottocento, trovandosi incuneata fra alcuni tra i più forti Stati Europei, spesso in conflitto tra loro, sentì fortissima la necessità di affermarsi e mantenersi rigidamente neutrale, sia per preservare la propria unità, sia per conservare la propria caratteristica: quella di un Paese necessario all’equilibrio, dapprima europeo e in seguito mondiale, grazie alla nascita della “Società delle Nazioni”, la quale avrebbe, in seguito, pensato proprio alla Svizzera per redimere non poche controversie internazionali.

Contribuì a tale disegno la stipula della nota “Convenzione di Ginevra”, con la conseguente nascita della gloriosa “Croce Rossa Internazionale”, Istituzione che proprio quest’anno festeggia i suoi primi 160 anni di vita [1].

L’originale della Convenzione di Ginevra (Di Kevin Quinn, Ohio, US – Flickr, CC BY 2.0)

Ebbene, approfittando di tale anniversario abbiamo voluto ricordare il ruolo sostenuto dalla Confederazione in tutti questi anni, con particolare riferimento alla citazione dei più importanti “Trattati”, “Conferenze” ed “Accordi” tendenti al raggiungimento e al mantenimento della Pace, intese firmate in alcune delle più importanti città Svizzere, e in epoche diverse.

E lo facciamo – vi preghiamo di crederci – nella speranza che il prossimo G7 di metà giugno in Puglia possa portare finalmente la pace in un’area geografica molto vicina a noi, e comunque in quella vecchia Europa che ha purtroppo dimostrato di non aver mutuato granché dall’immane tragedia della Seconda Guerra mondiale, e, molto, più vicino a noi, dalla guerra civile che sconvolse i Balcani, all’indomani dello smantellamento della Repubblica Socialista e Federalista jugoslava.

Dalla “Convenzione di Ginevra” al “Trattato di Locarno” (1864 – 1925)

Era il 22 agosto del 1864, quando a Ginevra i rappresentanti di 12 Governi (Svizzera, Baden, Belgio, Danimarca, Spagna, Portogallo, Francia, Assia, Italia, Paesi Bassi, Prussia e Württemberg) firmarono la nota “Convenzione…”, alla quale si sarebbero aggiunti, diversi anni dopo, anche gli Stati Uniti d’America, la più grande democrazia del mondo, la quale la ratificò solo il 1º marzo 1882.

La storia ci ricorda che la  “Convenzione” s’ispirava alle esperienze di un uomo d’affari svizzero, Henry Dunant (1828 – 1910), il quale aveva personalmente assistito alle sofferenze dei 40 mila soldati feriti durante la sanguinosa battaglia di Solferino (24 giugno 1859) che aveva visto contrapporsi, nell’ambito della Seconda Guerra d’Indipendenza, le truppe franco-piemontesi e quelle austriache.

Henry Dunant, uomo d’affari svizzero

Eravamo in un contesto storico nel quale non vi erano di certo meccanismi o Istituzioni internazionali che potessero promuovere o accordare tregue, se non altro per recuperare i tantissimi feriti, che a quel punto venivano solitamente lasciati a morire negli stessi campi di battaglia.

Fu così che il mecenate Dunant, insistendo riguardo alla propria imparzialità tra le due parti contendenti, riuscì a convincere gli abitanti dei villaggi vicini a portare il minimo soccorso a quei derelitti.

Non solo, ma grazie alla propria esperienza ebbe anche modo di vergare il celebre libro “Un Souvenir de Solferino”, con il quale descrisse gli orrori cui aveva assistito, ma soprattutto perorava l’istituzione di un Corpo civile di soccorso, su base volontaria, grazie al quale poter soccorrere e curare i feriti in guerra.

Nel 1863, la “Società Ginevrina per il Benessere Pubblico” accolse il suo “grido di dolore”, istituendo così un Comitato composto da 5 persone, il quale passerà poi alla storia col nome di “Comitato Internazionale della Croce Rossa”.

Nel 1864, il Comitato ebbe, quindi, la possibilità di riunire i rappresentanti di 11 Stati Europei, ai quali si dovette la firma della prima “Convenzione di Ginevra”, un vero e proprio Trattato finalizzato a salvare vite umane, per alleviare la sofferenza del personale militare ferito o ammalato, e per proteggere i civili che portavano soccorsi.

Sempre la storia ci ricorda che in quella medesima circostanza fu adottato il celebre emblema della nobile Istituzione, la gloriosa croce rossa in campo bianco, che ovviamente non poteva che richiamare alla memoria il ruolo avuto dalla neutrale Svizzera, il cui simbolo è lo stesso.

La “Convenzione…” non è stata purtroppo osservata nella pienezza del suo fine morale, tant’è vero che ad essa si contravvenne già nel corso della guerra “franco-prussiana” (1870-1871) per non parlare di tutti gli altri conflitti che hanno insanguinato il mondo nei decenni successivi.

Rimase, tuttavia, valido il suo messaggio, così come l’impegno umanitario impersonato dalla stessa Confederazione elvetica nel salvataggio di vite umane, come ci ricordano gli anni bui della Seconda Guerra mondiale, nel corso dei quali la Svizzera fu luogo di rifugio per ebrei e perseguitati dal nazi-fascismo.

Fu, invece, con il “Trattato di Losanna [2], firmato il 18 ottobre 1912, che ebbe formalmente termine la guerra “italo-turca” che aveva impegnato il nostro Paese nella sua ennesima “impresa coloniale”.

I protagonisti del Trattato di Losanna

I ministri plenipotenziari dei due Stati tennero le sedute a Ouchy, e il Trattato di pace assicurava la piena sovranità dell’Italia sulla Libia.

Gli articoli di esso contemplavano il richiamo in Turchia di truppe o funzionari, lo scambio dei prigionieri, l’amnistia ai combattenti, il ripristino delle relazioni fra Italia e Turchia, ma anche – ed è questo un elemento poco conosciuto ai più – il versamento di ben 50 milioni da parte dell’Italia al debito pubblico ottomano.

Fu, invece, a Losanna che nel corso del 1923 si concluse, convocata dalle Grandi Potenze Europee, dopo la guerra fra Turchia e Grecia, un’apposita “Conferenza”, onde provvedere al ripristino della pace e dei rapporti diplomatici tra quei due Stati.

A Losanna furono convocati i rappresentanti di Italia, Francia, Giappone, Inghilterra, Jugoslavia, Romania, Grecia e Turchia.

Iniziata sulla fine del 1922, la “Conferenza” si chiuse soltanto nel luglio del 1923, essendo stata più volte interrotta per dissensi.

Si pensi che il 20 gennaio si era riusciti solo a raggiungere l’accordo sulla libertà di passaggio e di navigazione negli Stretti.

Il 17 luglio, nella seduta finale della “Conferenza”, furono, invece, approvati i protocolli per lo sgombro delle truppe alleate da Costantinopoli e il ritiro delle navi da guerra e per lo sgombro delle isole di Imbros e Tenedo.

La firma del trattato di pace fra le Potenze Europee e la Turchia avvenne, quindi, il 24 luglio. All’Italia fu definitivamente ceduto il Dodecaneso, più Castelrosso.

Fu, poi, regolata la questione degli Stretti e abolite le capitolazioni.

La “Conferenza di Losanna” annullava così il Trattato di Sèvres, ma di fatto avrebbe consentito alla Turchia di riavere il proprio prestigio, tanto da riottenere la Tracia sino alla Maritza e il territorio di Smirne, nonché Adalia, zona già concessa all’influenza italiana.

Nell’ottobre del 1924, ancora nella Capitale Svizzera, la bellissima Ginevra, fu, poi, firmato il “Protocollo per il regolamento pacifico delle divergenze internazionali”, passato alla storia col nome di “Protocollo di Ginevra”, un accordo con il quale furono stabiliti i seguenti principi fondamentali:

1) L’arbitrato obbligatorio, salvo particolari eccezioni, per tutte le Nazioni aderenti alla “Società delle Nazioni”

2) La procedura per impedire la guerra;

3) Il patto tra i firmatari di riunirsi, l’anno seguente, per una Conferenza sul disarmo, o meglio sulla riduzione degli armamenti.

La “Conferenza”, citata in tal modo non richiama di certo l’attenzione dei curiosi, ma se la ricordiamo col nome col quale passò alla storia, è tutt’altra questione.

La nota “Convenzione di Ginevra” (in verità ce ne erano già state altre con tale nome) fu stilata nel maggio del 1925, con la speranza di “imprimere” un  controllo generale sul traffico delle armi, e per interdire il traffico stesso in determinate zone.

Vi intervennero ben 44 Stati, fra i quali l’Italia, in quel contesto rappresentata sul piano tecnico dal Generale e senatore del Regno Alberto De Marinis.

In verità, le difficoltà di controllo sul traffico delle armi e munizioni, portarono ad una serie di obbiezioni da parte degli Stati non aventi stabilimenti per la produzione di materiale bellico, i quali si rifiutarono di ratificare la “Convenzione”, data la loro disparità di trattamento con gli Stati produttori.

Essa, di fatto, rimase priva di efficacia, non essendo stata ratificata da tutti gli Stati intervenuti a Ginevra.

Si giunse così al 16 ottobre del 1925, quando a Locarno fu, invece, concluso il Trattato internazionale che ne porta il nome, anche se tra gli storici viene anche ricordato con i nomi di “Patto Renano” ovvero di “Patto di Sicurezza”.

Firmato da Belgio, Cecoslovacchia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Polonia, che si erano riuniti “allo scopo di ricercare di comune accordo i mezzi per preservare dal flagello della guerra le loro rispettive Nazioni”.

Il “Patto” s’andò ad aggiungere, in verità, alla già abbondante collezione di Trattati che era seguita a corollario della “Grande Guerra”.

Esso si compose di 10 articoli e fu firmato solo da Italia, Belgio, Francia, Germania e Gran Bretagna, Stati i quali s’impegnarono a garantire il mantenimento dello status quo della frontiera del Reno, così come stabilito dal Trattato di Versailles, il più importante dopo la fine del conflitto.

Gli accordi furono completati da Convenzioni di arbitrato fra Belgio e Germania, tra Francia e Germania, tra Cecoslovacchia e Germania e tra Polonia e Germania.

Il “Trattato”, come si sa avrebbe rappresentato il primo passo affinché anche la Germania potesse far parte della “Società delle Nazioni [3].

Il 25 settembre 1926, si concluse a Ginevra un’importante Conferenza che ebbe per tema, invece, l’abolizione del commercio degli schiavi, la quale sarebbe stata accettata da 38 Stati [4].

Nel dicembre dello stesso 1926, si riunirono ancora una volta a Ginevra i rappresentanti di Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Giappone e Belgio, per decidere sulle questioni rimaste in sospeso davanti alla Commissione militare interalleata e alla Conferenza degli Ambasciatori dopo la “Grande Guerra”.

Si venne ad un concordato sulle principali questioni militari e cioè:

1) La questione delle fortificazioni, e materiale da guerra, sarà definita davanti alla Conferenza degli Ambasciatori

2) In attesa di una soluzione definitiva, tutti i lavori di fortificazione cesseranno, salvo i diritti di tesi giuridica

3) La Commissione interalleata militare di controllo, sarà ritirata dal 31 gennaio 1927, e da quella data avrà applicazione l’art. 213 del Trattato di Pace

4) Se insorgeranno altre questioni esse verranno trattate in via amichevole dal Consiglio della “Società delle Nazioni”

5) Tutte le questioni di esecuzione riferentisi a soluzioni già avvenute o da venire potranno essere definite mediante un esperto tecnico da destinarsi presso ciascuna Ambasciata, che si intenderà con le competenti autorità tedesche.

Fu, poi, il 20 giugno 1927 che si riunì a Ginevra una Conferenza indetta dal Presidente degli Stati Uniti, Calvin Coolidge, finalizzata a porre un freno alla corsa agli armamenti navali tra le Nazioni marinare.

Il Presidente degli Stati Uniti, Calvin Coolidge (Di Notman Studio, Boston. Restoration by User: Adam Cuerden)

Vi presero parte, oltre agli Stati Uniti, Inghilterra e Giappone. Francia ed Italia, non avendo aderito all’invito fatto dal detto Presidente, si fecero rappresentare da un “osservatore”.

Considerata la disparità di vedute degli intervenuti e la a difficoltà di applicazione delle eventuali sanzioni, e soprattutto la diversità di bisogni e di tonnellaggio fra le due Nazioni principali, Stati Uniti ed Inghilterra, la “Conferenza di Ginevra” non approdò a deliberazioni positive.

Il 17 luglio 1929 vide, poi, la firma di una nuova “Convenzione” riguardo al miglioramento della sorte dei feriti e dei malati negli Eserciti in guerra, mentre il 27 luglio seguente, e sempre a Ginevra, quella relativa al trattamento dei prigionieri di guerra.

Nel 1932, questa volta di nuovo a Losanna, si tenne, dal 16 giugno al 9 luglio un’ulteriore “Conferenza” che vide riunirsi i rappresentanti dei Governi interessati (Francia, Gran Bretagna e Italia), chiamati a decidere riguardo al problema delle riparazioni tedesche a seguito della sconfitta subita nella “Grande Guerra”, rimasto praticamente insoluto per oltre 10 anni.

Nonostante l’accordo raggiunto (riduzione del debito tedesco a soli tre miliardi di marchi), il pagamento di fatti non sarebbe mai stato effettuato, per la mancanza di clausole accessorie.

La debolezza appalesata dal Consorzio internazionale in quel contesto, spalancò di fatto la strada ad Adolf Hitler, con le conseguenze che tutti noi conosciamo.

L’influenza Svizzera nel secondo dopoguerra

Il dramma rappresentato dalla Seconda Guerra mondiale mostrò, molto chiaramente quanto fosse necessario compiere maggiori sforzi in termini di accordi internazionali.

Fu così che, ancora una volta a Ginevra, presieduta dal Consigliere federale Max Petitpierre, si tenne, nel corso del 1949, una Conferenza internazionale, indetta dal Consiglio Federale Svizzero, in virtù della quale furono elaborate ben quattro “Convenzioni”, le quali verranno completate in seguito, mediante tre Protocolli aggiuntivi nel 1977 e nel 2005.

Nello specifico, il 12 agosto 1949 furono adottate le seguenti Convenzioni:

1^ Per il miglioramento delle condizioni dei feriti e dei malati delle Forze armate in campagna

2^ Per il miglioramento delle condizioni dei feriti, dei malati e dei naufraghi delle Forze armate sul mare

3^ Sul trattamento dei prigionieri di guerra 

4^ Sulla protezione delle persone civili in tempo di guerra.

Sessantuno furono gli Stati che ratificarono le 4 Convenzioni, favorendo, tuttavia, la successiva ratifica da parte di altri Stati.

Ma Ginevra avrebbe ospitato anche una poco conosciuta “Conferenza”, che si svolse dal 26 aprile al 21 luglio 1954, fra i rappresentanti di diverse Nazioni, onde ricercare un accordo di pace e una stabilizzazione politica della situazione in Corea e nell’Indocina francese.

Alla conferenza parteciparono, per tutta la durata dei lavori, l’Unione Sovietica, gli Stati Uniti d’America, il Regno Unito e la Francia, vale a dire le Nazioni che avevano vinto la Seconda Guerra mondiale, così come la Repubblica Popolare cinese.

Le sedute furono presiedute dal sovietico Vjačeslav Michajlovič Molotov e dal britannico Anthony Eden.

Vjačeslav Michajlovič Molotov

Mentre riguardo alla questione coreana, la conferenza non raggiunse alcun risultato, gli incontri riguardo alla questione indocinese produssero, invece, una serie di Trattati, meglio noti come “Accordi di Ginevra”, firmati per la Francia dal presidente del Consiglio, Pierre Mendès-France e per il Vietnam dal capo del Governo Phạm Văn Đồng.

Il presidente del Consiglio francese, Pierre Mendès-France

La “Conferenza”, tuttavia, non riuscì a stabilizzare e pacificare l’area, mentre la divisione del Vietnam, concordata tra le parti come misura temporanea, pose, purtroppo, le premesse per la guerra del Vietnam che sarebbe iniziata nel corso del 1955.

Ma questa è un’altra storia, mentre l’epilogo che ne deriva dalla lettura del presente saggio non deve comunque farci disperare, riguardo all’utilità di tali “Conferenze”, che, al di là di tutto, ci dimostrano le buone intenzioni – e non solo della Svizzera evidentemente – di continuare a “sognare” per una pace durevole, anche se, come s’è compreso, analizzando a fondo il presente lavoro non vi è: “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, parafrasando il titolo del famoso romanzo di Erich Paul Remark.

NOTE

[1] Dal 1864 ad oggi, sono state sottoscritte numerose Convenzioni di Diritto internazionale umanitario, ognuna delle quali prevede l’ampliamento ed il completamento delle precedenti, ovvero la loro sostituzione.

[2] A Losanna, il 30 ottobre del 1564, era stato stilato da Emanuele Filiberto di Savoia con i bernesi e la Lega da essi creata un “Trattato”, in virtù del quale abbandonò agli Svizzeri la riva destra del lago di Ginevra, ottenendo così il tranquillo possesso del Chiablcse e di piccole aree presso Ginevra.

[3] Il “Patto di Locarno” fu poi ratificato a Londra dalle stesse Potenze nel dicembre del 1925. A ciò si deve aggiungere un accordo verbale, senza stesura e firma, detto il “Gentlemen’s Agreement”, ossia “Patto dei gentiluomini”, una sorta di impegno solenne di rispettare scrupolosamente gli accordi presi.

[4] La “Convenzione di Ginevra” del 1926 verrà poi modificata il 7 settembre del 1956, con la stipula di una nuova “Convenzione”, i cui Stati firmatari s’impegnarono a considerare criminali la schiavitù per debiti, la cessione delle donne dietro compenso in danaro e natura, lo sfruttamento da parte di terzi del lavoro di adolescenti, ecc.

 

*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza – Storico Militare. Membro del Comitato di Redazione di Report Difesa

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