Taiwan, il potere militare Usa per difendere l’isola dalla Cina

Di Pierpaolo Piras

Taipei. Nell’ambito della tensione rilevabile tra la Cina Popolare e la Repubblica di Taiwan, il peggio che si possa realisticamente prevedere è un conflitto di lunga durata.

Di conseguenza, i pianificatori della difesa degli Stati Uniti devono adeguatamente preparare sia le forze taiwanesi che quelle statunitensi per essere all’altezza di questa eventualità.

Negli ultimi decenni, i leader della sicurezza nazionale degli Stati Uniti hanno consigliato alle loro controparti taiwanesi di acquisire sistemi di difese “asimmetriche” a basso costo, come missili antinave, sistemi mobili di difesa aerea, mine e aerei senza pilota, piuttosto che basarsi sulla dotazione di sottomarini, carri armati e aerei da combattimento, di gran lunga più costosi.

Washington deve aiutare Taipei a investire in più di queste armi asimmetriche, che, tra gli altri effetti, hanno il potere di massimizzare la difficoltà di uno sbarco ed un’invasione anfibia di truppe cinesi.

Gli Stati Uniti possono iniziare offrendo un cospicuo finanziamento militare all’anno, al quale dovrebbe corrispondere un relativo aumento da parte di Taiwan del proprio budget per la difesa e agli investimenti in questo tipo di capacità, attualmente insufficiente.

Allo stesso tempo, gli Stati Uniti devono intensificare significativamente l’addestramento delle forze militari taiwanesi verso uno standard operativo di efficacia superiore, inviando un segnale inequivocabile alla Cina.

Washington dovrebbe anche inviare regolarmente militari di alto rango a Taiwan, non solo per impegnarsi con le loro controparti taiwanesi, ma anche per valutare de visu la preparazione dell’apparato militare del Paese e ricavare una comprensione di prima mano della topografia nella quale è più verosimile che qualsiasi futura invasione possa svolgersi.

Gli USA dovrebbero, inoltre, espandere le partnership della Guardia Nazionale nella formazione tecnico -professionale delle forze taiwanesi e inviare unità delle dimensioni di battaglioni o brigate sull’isola in un sistema di rotazioni regolari, come fa la Guardia Nazionale con altre nazioni partner.

Il Presidente americano Joe Biden

È ancora più importante che il Pentagono costruisca nuovi organismi per la pianificazione operativa della difesa di Taiwan, che includano anche l’Australia e il Giappone.

Per fare ciò, si potrebbe, ad esempio, ricorrere alla “Joint Task Force 519”, unità fondamentale dell’esercito USA, che ha fornito da lungo tempo potenti e sofisticati centri operativi di comando e controllo, mobili e non, per la risposta, anche immediata, alle crisi nel nord-est asiatico.

Questa importante unità sta sotto il Comando centrale dell’area dell’ Indo-Pacifico. Coordina e conduce la pianificazione di emergenza in tutta la regione.

Il Pentagono dovrebbe anche ristabilire il Comando di Difesa USA-Taiwan, creato a metà degli anni 1950 per difendersi da una possibile invasione continentale. Lo stesso era già in funzione fino al riconoscimento statunitense della Repubblica Popolare Cinese, avvenuto nel 1979.

Un impegno esplicito nei confronti di Taiwan porrà fine ai dubbi sulla determinazione degli Stati Uniti a difendere l’isola.

Cambio di politica estera USA

Va da sé che un impegno così concreto ed esplicito della difesa degli Stati Uniti nei confronti di Taiwan richiederà un cambiamento nella politica degli Stati Uniti, e di conseguenza aprirebbe la porta anche a una cooperazione militare-militare molto più efficace e pertanto più credibile.

Nei decenni precedenti, i politici statunitensi potevano fare affidamento sulla politica di lunga data di ambiguità strategica con la Cina su Taiwan, una politica che apparentemente scoraggiava la Cina dall’interferire su Taiwan e nel contempo dissuadeva Taiwan dall’intraprendere azioni unilaterali per interrompere questo status quo.

Oggi, tuttavia, la novità è che è proprio Pechino che si manifesta pronta a intraprendere un’azione unilaterale nello Stretto di Taiwan. E il silenzio strategico di Washington incoraggia tali intenzioni creando dubbi sulla forza della determinazione degli Stati Uniti a difendere l’isola.

L’impegno degli USA

Sebbene un impegno inequivocabile degli Stati Uniti a difendere Taiwan possa essere relativamente insufficiente a scoraggiare un’invasione cinese, esso ridurrebbe almeno le probabilità di un conflitto aperto per via di errori di valutazione, stavolta da parte cinese.

Il Congresso USA può prendere l’iniziativa su questo fronte approvando il documento  “Taiwan Invasion Prevention Act”, ancora in parte sulla carta.

Introdotto per la prima volta nel 2020, questo disegno di legge non solo porrebbe fine alla politica di una certa ambiguità strategica, ma fornirebbe anche l’autorizzazione permanente all’uso della forza militare per difendere Taiwan in caso di concreta invasione cinese.

UN FULCRO DEL MONDO LIBERO

Per gli Stati Uniti, agire rapidamente per costruire la “Battle Force 2025” non sarà tanto facile. Talvolta, infatti, il Pentagono è incline ad una certa torpidità decisionale.

Fortunatamente, però, il Congresso ha voce in capitolo. Incaricati di un obbligo costituzionale di provvedere alla difesa comune: i membri del Congresso possono iniettare un carattere d’urgenza nelle decisioni del Dipartimento della Difesa.

Ciò richiederà compromessi difficili e sostegno pubblico.

Naturalmente ci sarà da preparare l’opinione pubblica americana: che si chiederà quali siano i motivi per i quali valga la pena prendere un così importante impegno di difesa, capace di trascinare gli Stati Uniti in una nuova guerra. Per non parlare di una guerra contro un avversario dotato di armi nucleari al “solo” fine di difendere una nazione piccola e lontana.

I leader politici di entrambi i partiti hanno bisogno di una buona risposta a questa legittima preoccupazione.

Una risposta che sarà articolata in almeno tre parti.

In primo luogo, permettendo alla Cina Popolare di prendere il controllo di Taiwan, gli Stati Uniti darebbero ad essa un’ ulteriore possibilità di condurre una guerra economica contro gli USA, così come verso l’Europa e molte altre parti del mondo.

Giova ricordare che Taiwan è un perno cruciale nella produzione di semiconduttori e con essa nell’economia digitale globale.

Chiu Kuo-cheng, Ministro della difesa nazionale di Taiwan

I semiconduttori taiwanesi oggi alimentano decine di milioni di dispositivi elettronici presenti in tutti i veicoli e sistemi militari di fascia qualitativa elevata.

Negli ultimi tre decenni, poiché le aziende americane di semiconduttori hanno eliminato gli impianti di produzione di questo tipo, la dipendenza degli Stati Uniti da Taiwan per le sue tecnologie nuove ed emergenti è diventata più grande.

E poiché la Cina continentale ospita già un numero crescente di tali fabbriche, potrebbe acquisire un pericoloso monopolio della fornitura mondiale di semiconduttori.

In questo modo, la Cina Popolare potrebbe sfruttare la fornitura di semiconduttori per usarla come una leva coercitiva su qualsiasi altra azienda, nazione o esercito che critichi le sue violazioni dei diritti umani, le sue pratiche economiche predatorie o la sua distruzione dell’ambiente o che altrimenti sfida il suo potere e la sua portata.

In secondo luogo, la realtà della posizione geografica di Taiwan nel Pacifico significa che ciò che accade lì non rimarrà lì: l’isola si trova al fulcro della cosiddetta prima catena di isole al largo della terraferma asiatica, isole che includono sia il Giappone che le Filippine.

Come ha costituito una vera e propria trincea nella Prima guerra mondiale, questa disposizione geografica forma un perimetro di difesa critico che in caso di guerra potrebbe impedire alle forze cinesi di tentare una campagna espansiva che successivamente potrebbe costituire una minacciare per le Hawaii, Guam e persino l’Australia.

Se Taiwan dovesse cadere, gli obblighi di difesa degli Stati Uniti nei confronti del Giappone e delle Filippine continuerebbero, ma la loro esecuzione diventerebbe molto più difficile.

Non riuscire a difendere Taiwan minaccerebbe i più importanti alleati di Washington in Asia e il proprio territorio nel Pacifico, tra cui oltre 1,5 milioni di americani alle Hawaii e Guam.

In terzo luogo, se gli Stati Uniti non riescono a stare con i loro alleati democratici quando sono minacciati da un avversario autoritario, allora mineranno seriamente la propria credibilità e influenza nel mondo.

Non riuscire a difendere una democrazia esistente dal più importante potere autoritario del mondo porterebbe alla fine dello status di superpotenza degli Stati Uniti e alle corrispondenti garanzie di prosperità, libertà e diritti umani che ne sono derivate.

La Cina Popolare sta perseguendo una strategia globale per subentrare agli Stati Uniti come leader del sistema internazionale, sostituendo l’ordine liberale guidato dagli Stati Uniti con uno che favorisce gli Stati clienti della Cina, insieme ai suoi valori autoritari.

Se gli Stati Uniti abbandonassero Taiwan, una democrazia prospera di 24 milioni di persone, Pechino sarebbe in grado di cogliere questo fallimento per promuovere l'”inevitabilità” del modello cinese.

Nel breve termine, potrebbe consentire alla Cina di finlandizzare gli Stati vicini, costringendoli ad una posizione di accomodamento del potere cinese, evitando così di essere l’obiettivo dell’aggressione cinese.

A lungo termine, la Cina potrebbe usare la sua portata in espansione per minare la democrazia in tutto il mondo.

Un tale destino non è inevitabile, ma fino ad ora, gli Stati Uniti lo hanno reso più probabile adottando un approccio compiacente alla difesa di Taiwan.

Costruendo Battle Force 2025, gli Stati Uniti e i loro alleati possono scoraggiare e, se necessario, sconfiggere un’invasione cinese a breve termine senza interrompere gli investimenti nella difesa a lungo termine degli Stati Uniti e senza dipendere da magiche tecnologie future o miracoli di bilancio.

Armati di un senso di urgenza, gli Stati Uniti possono difendere Taiwan e, in questo virtuoso processo, difendere tutto il mondo libero.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore