Taiwan, il ritorno del dialogo prudente dopo l’elezione di Cheng-Li-Wun alla guida del Kuomintang

Di Giuseppe Gagliano*
L’elezione sofferta di Cheng Li-wun alla guida del Kuomintang ha evitato l’implosione del partito e ha offerto a Pechino un interlocutore stabile. Il segnale più evidente è la disponibilità del vertice cinese a un incontro, letta come apertura tattica: allentare le tensioni senza arretrare sull’obiettivo di lungo periodo, la riunificazione. Cheng propone una linea di distensione fondata sul cosiddetto consenso del 1992, la formula secondo cui le due sponde dello Stretto riconoscono di appartenere a un’unica nazione con interpretazioni diverse. È una postura che può riportare il confronto dal piano militare a quello politico, ma che in patria incontra un’opinione pubblica sempre più legata a un’identità taiwanese distinta.
Che cosa vuole Pechino
Pechino mira a tre obiettivi: isolare l’attuale governo di Taipei, dividere il fronte interno taiwanese e riattivare i canali economici in cambio di gesti politici simbolici. L’incontro con la nuova leader del Kuomintang serve a sondare il terreno per un’agenda graduale: turismo, scambi accademici, collegamenti aerei e marittimi, protocolli su sicurezza sanitaria e lotta al crimine. Si tratta di misure a basso costo politico per il continente, ma ad alto rendimento comunicativo.
La mappa di Taiwan, si aprono spiragli per un ritorno al dialogo dopo l’elezione di Cheng-Li-Wun a capo del Kuomintang
Scenari economici
Il cuore è l’industria dei semiconduttori: Pechino punta a spezzare l’asse tra le grandi fonderie taiwanesi e i controlli alle esportazioni imposti da Stati Uniti e alleati. Una distensione potrebbe riattivare flussi di componenti non sensibili, servizi e manutenzioni, mentre resterebbero blindate le tecnologie di punta. Nel breve, l’apertura dei visti e la ripresa del turismo favorirebbero alberghi, commercio e trasporti, in un’economia rallentata da domanda estera debole e calo degli ordini. Nel medio periodo, accordi su catene del valore meno strategiche (alimentare, farmaceutico di base, meccanica leggera) possono creare interessi condivisi senza cedere il controllo dei nodi critici.
Valutazione strategica militare
Sul piano militare, la tregua verbale non ferma la pressione: sorvoli, esercitazioni intorno all’isola, pattugliamenti navali e informatici restano strumenti di logoramento. Il rischio principale è un incidente tattico trasformato in crisi politica. La risposta razionale di Taipei è proseguire sulla difesa asimmetrica: sensori distribuiti, sistemi antinave e antiaerei mobili, riserve addestrate, scorte di munizioni e protezione delle infrastrutture critiche (porti, cavi sottomarini, energia). Una moratoria informale su manovre e retorica aiuterebbe a ricostruire canali militari di emergenza, ma non muta il rapporto di forze.
Valutazione geopolitica e geoeconomica
Stati Uniti, Giappone e partner della regione sosterranno ogni distensione purché non eroda l’autonomia di Taipei. Washington continuerà con trasferimenti mirati e cooperazione industriale per accorciare i tempi di consegna, mentre Tokyo rafforzerà la sorveglianza nel proprio sud-ovest. L’Europa, interessata alla sicurezza delle catene dei microchip, appoggerà la riduzione del rischio senza abbandonare i presìdi sulle tecnologie sensibili. La posta in gioco è doppia: sicurezza regionale e governo delle filiere ad alto valore.
Rischi e opportunità
Il dialogo offre benefici economici rapidi e abbassa la probabilità di crisi, ma può alimentare la narrativa del “nessun bisogno di difesa”. Il punto d’equilibrio è semplice: aprire sui commerci non strategici, custodire le tecnologie chiave, mantenere deterrenza credibile e linee di emergenza tra comandi. Ogni concessione politica dovrà essere reversibile e accompagnata da trasparenza verso l’opinione pubblica taiwanese.
Che cosa osservare nei prossimi dodici mesi
Ripresa dei voli e del turismo; incontri tra partiti senza interferenze istituzionali; linguaggio ufficiale cinese meno aggressivo; bilancio della difesa di Taipei stabile nelle voci cruciali; visite tecniche su temi non sensibili; andamento degli ordini nei semiconduttori di fascia media. Se questi indicatori si muoveranno insieme, la “distensione prudente” avrà basi reali. In caso contrario, resterà un esercizio tattico di comunicazione.
*Presidente Centro studi strategici (Cestudec)
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