Roma. Cinquanta anni fa Carlos Marighella, esponente del Partito comunista brasiliano da cui fu espulso due anni prima. Pubblicò un piccolo manuale che intitolò “Manuale del guerrigliero urbano” dove mise a sistema le risorse tecniche e morali su come si doveva comportare un guerrigliero nella lotta in una città.

Una foto da ricercato di Carlos Marighella
In questo opuscolo che fu poi adottato dalle più importanti organizzazioni terroristiche europee e non degli anni ’70, comprese le nostre Brigate Rosse, l’ETA basca, la Rote Armee Fraktion tedesca viene spiegato per filo e per segno cosa deve fare un militante.

Militanti dell’ETA basca
“Oggi – scriveva in una breve introduzione – essere violento o un terrorista è una qualità che nobilita ed onora una persona, perchè è un’azione degna di un rivoluzionario impegnato nella lotta armata contro la vergognosa dittatura militare e le sue atrocità”.
Ce l’aveva con la Giunta militare che il 1° aprile 1964 si insediò al potere dopo un golpe che depose João Goulart, detto “Jango”.
In questo opuscolo c’è una sorta di “addestramento culturale”. Ad esempio, “un guerrigliero urbano deve creare la propria vita attraverso il lavoro e l’attività professionale”. Come dire, continua a fare quello che fai anche perchè se un guerrigliero “è conosciuto o ricercato dalla polizia, deve entrare in clandestinità e talvolta deve viver nascosto”.
Un altro aspetto che può interessare la nostra ricerca è quello che Marighella scrive a proposito del terrorismo. “Il terrorismo richiede che la guerriglia abbia adeguate conoscenze teoriche e pratiche su come maneggiare gli esplosivi”.
L’atto terroristico “è un’azione che il guerrigliero deve eseguire con la massima calma e determinazione”. Deve essere freddo perché il “terrorismo è un’arma che il rivoluzionario non deve mai tralasciare”.
Come detto su questo documento si è formata un’intera generazione di terroristi italiani e stranieri, ognuno poi ha apportato un quid in più nelle sue azioni.
Ed in questo mese di gennaio, a 40 anni da quei terribili giorni, vogliamo riportare alla vostra memoria alcuni degli omicidi commessi da mano terroristica.
Il 10 gennaio moriva a Roma, Stefano Cecchetti, studente militante del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano (MSI), ucciso da militanti di Compagni Organizzati per il Comunismo. nata dallo scioglimento di un’altra organizzazione terroristica: Prima Linea che, a sua volar era sorta nel 1976. Per gli atti di terrorismo compiuti sarà seconda solo alle più note Brigate Rosse.
Il 19 gennaio sono proprio quelli di Prima Linea, a Torino, colpiscono l’agente del Corpo degli Agenti di Custodia, Giuseppe Lorusso, mentre uscito dalla sua abitazione stava andando al lavoro.

L’agente Giuseppe Lorusso
Il 24 gennaio i terroristi delle Brigate Rosse colpiscono, a Genova, Guido Rossa, un sindacalista della CGIL ed attivista del Partito comunista italiano.

L’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini davanti alla salma di Guido Rossa
Il 29 gennaio, a Milano componenti di un gruppo di fuoco di prima linea uccidono il magistrato Emilio Alessandrini. Nella rivendicazione dei terroristi fu scritto che il giudice fu assassinato perché era molto impegnato nel rendere più moderna e funzionale la struttura giudiziale.
Ed ora che forse con la cattura di Cesare Battisti, domenica in Bolivia, e la sua detenzione dopo 37 anni di latitanza in Italia si potrà riscrivere una storia del terrorismo rosso di quegli anni.
Anche se l’estrema sinistra, da anni, chiede un’amnistia per i reati commessi in quel periodo che è passato alla storia come “gli anni di piombo”.
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