Theresa-Donald, amici-nemici. In cerca di una politica estera comune tra Gran Bretagna e Usa e tra loro e la UE

Di Pierpaolo Piras

Londra. Giovedì scorso , il Presidente americano Donald Trump è giunto in Inghilterra, dando l’ennesima prova del suo carattere compulsivo. Lo stile diplomatico aggressivo, già notato a Bruxelles con gli alleati , si dimostra subito in una intervista al “SUN”, nella quale accusa apertamente il Primo Ministro britannico, Theresa May , per la sua politica sulla “Brexit”, ponendo in dubbio eventuali e successivi accordi commerciali con la Gran Bretagna e lodando apertamente Boris Johnson, uno dei suoi maggiori rivali nel Partito Conservatore.

Stretta di mano tra Donald Trump e Theresa May ma posizioni distanti

L’ intervista è stata clamorosamente pubblicata mentre Trump e May concludevano il ricevimento conviviale nella cornice del prestigioso Blenheim Palace, costruito in mirabile stile barocco e luogo di nascita di Winston Churchill . Nessuna risposta è giunta nell’immediato dal Governo britannico.

Poi, come sempre, Trump prima fa il danno poi tenta di ripararlo.

Sarah Hucabee Sanders , segretaria di stampa di Trump, si è affrettata a dire che “Il Presidente ama e rispetta molto il primo ministro May” . Ulteriori commenti del Presidente sarebbero stati del tutto inopportuni, alimentando inutili tensioni all’interno del Partito Conservatore, specie in seguito al recente piano del Governo per la “Brexit” che avrebbe mantenuto la Gran Bretagna legata alla Unione europea su numerosi beni e prodotti agricoli.

Il Presidente Usa è corso ai ripari. Durante una successiva conferenza stampa a Chequers, residenza di campagna ufficiale del primo ministro del XVI secolo, Trump , ancora una volta servile e sbrigativo nelle parole e modi, ha cercato di negare di aver criticato il Primo Ministro incolpando i media di aver travisato. Non ha ritirato, però, del tutto le critiche sulla uscita della Gran Bretagna dalla Europa.

In effetti il piano del Governo britannico , definito “business-friendly” ha lasciato la Gran Bretagna separata sì ma con più di un piede nella originaria casa europea. ”Se il piano è questo, allora probabilmente avremo a che fare con l’Unione Europea invece che con la Gran Bretagna” e questo probabilmente estinguerà la prospettiva di un accordo commerciale a due, tra Stati Uniti e Regno Unito.

Mentre si svolgevano i cerimoniali e gli incontri di Trump, per le strade di Londra una folla cospicua protestava al grido “Dump Trump” (butta via Trump) , significando l’ostilità di una larga parte degli inglesi verso l’incoraggiamento alla “Brexit”.

Stesse manifestazioni di protesta si sono verificate all’arrivo dell’ ”Air One” a Glasgow, in Scozia.

Per tutto il meeting, Theresa May ha manifestato moderazione ed equilibrio. Ha ringraziato Trump per la collaborazione USA in occasione dell’ “attacco” con il ( ritenuto!? ) agente nervino Novichok a Salisbury.

Ha riferito, comunque, di approvare un’area di libero scambio tra i due Paesi, senza ulteriori specificazioni.

In questo incontro i due importanti leaders, a parte le contraddizioni e la volubilità di Trump, si sono espressi in termini interlocutori che lasciano intravvedere la sostanziale mancanza di una chiara politica estera reciproca tra loro due e con la Unione Europea.

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