Truffe on line, il GIP presso il Tribunale di Tivoli emette 5 ordinanze di custodia cautelare

Tivoli (Roma). I Carabinieri della Stazione di Colonna (Roma) coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli (Roma) hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misura cautelare emessa dal GIP (Giudice per le indagini preliminari) presso il Tribunale di Tivoli, nei confronti di 5 persone, di cui 1 in carcere e 4 agli arresti domiciliari.

Cinque arresti per truffe on line

I reati, contestati dalla Procura della Repubblica a tutti gli indagati, sono quelli di associazione per delinquere finalizzata alle truffe e minaccia aggravata per il solo promotore del gruppo.

Le indagini condotte dai militari sono iniziate a settembre 2017 ed hanno permesso di scoprire le attività degli indagati per 2 mesi. Nel corso dei quali, la magistratura è riuscita a ricostruire ben 156 truffe.

Secondo quanto emerso dall’inchiesta i 5 indagati, associandosi stabilmente tra loro, avevano confezionato sui più famosi siti on line diversi annunci con i quali pubblicizzavano la vendita, a prezzi convenienti, di apparecchiature elettroniche, telefoni cellulari, piscine da esterno, assicurando la spedizione del materiale dietro il pagamento mediante la ricarica di alcune carte prepagate.

L’acquirente, dopo aver concordato il prezzo, effettuava il pagamento con la prevista ricarica  ma non riceveva la merce ordinata.

A questo punto, il compratore si preoccupava di contattare più volte il venditore, il quale all’inizio avanzava dei dubbi sulla ditta incaricata della spedizione mentre in altri casi, in considerazione delle pressanti richieste di rimborso da parte degli acquirenti le minacciava prospettando loro un male ingiusto.

In un episodio, accertato dai Carabinieri, il promotore di questo commercio ha minacciato una delle vittime prospettandole una possibile aggressione fisica nonché la pubblicazione di un falso annuncio su un sito di incontri, utilizzando l’utenza della vittima come punto di contatto per concordare una prestazione sessuale.

L’identificazione del capo del gruppo indagato è stato possibile anche grazie all’intraprendenza di una donna vittima della truffa che in un caso, dopo essere stata minacciata, ha esibito in sede di denuncia sporta presso i Carabinieri di Colonna, l’audio della conversazione che ha intrattenuto con il falso venditore.

Lo stesso file, una volta acquisito dai militari, è stato inviato al RIS di Roma per il confronto della voce con un altro file, registrato dai Carabinieri durante un colloquio con l’uomo. L’esito degli accertamenti del RIS, spiegano i magistrati, ha di fatto blindato la sua identificazione.

Ai 5 destinatari della misura cautelare è stata contestata anche l’aggravante prevista dall’articolo 61 nr. 5 del Codice Penale, tipico delle cosiddette “truffe on line”. Ovvero, i magistrati hanno visto nella loro azione una posizione di forza dimostrata in relazione alle vittime che utilizzando la piattaforma di Internet, non sono posti in condizione di verificare preventivamente l’identità del venditore nè tanto meno il prodotto da acquistare.

Le truffe commesse hanno interessato diverse centinaia di vittime residenti in diverse regioni italiane molte delle quali non hanno sporto querela in considerazione delle reiterate minacce poste in essere dal gruppo o dalla mancanza di fiducia in merito alla possibile identificazione del falso venditore.

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