Turchia: lanciati raid aerei contro il PKK in risposta all’attacco di ieri. Ocalan: “Alle giuste condizioni ho il potere per spostare il conflitto dal terreno della violenza a quello della politica”

Di Fabrizio Scarinci

ANKARA. La risposta turca all’attentato di ieri presso la sede della Turkish Aerospace Industry di Kahramankazan non si è certo fatta attendere.

Già in serata, infatti, il Presidente Recep Tayyip Erdogan aveva annunciato una durissima rappresaglia, che, nel corso della notte si sarebbe, poi, concretizzata in un pesante raid con aerei e droni contro alcune installazioni del PKK, ritenuto responsabile dell’attacco da parte delle autorità turche.

Immagine tratta da un video che raffigura un struttura del PKK mentre viene colpita

Nello specifico, stando a quanto comunicato dal Ministero della Difesa di Ankara, sarebbero stati colpiti 47 obiettivi, di cui 18 collocati nel nord-est della Siria e 29 a nord dell’Iraq, tra cui depositi di munizioni, depositi di carburante, posti di blocco e centrali elettriche.

Secondo un comunicato rilasciato delle Forze Democratiche Siriane curde, l’attacco condotto da parte dell’aeronautica turca avrebbe provocato, almeno in Siria, la morte di dodici civili (tra cui anche due bambini) e il ferimento di almeno una ventina di persone.

Nel complesso, i curdi sostengono che l’attacco di Ankara abbia preso di mira diverse strutture dove risiedevano civili innocenti.

Le ultime ore hanno, però, visto tornare “sulla scena” anche lo storico leader del PKK Abdullah Ocalan, incarcerato dal 1999 con una condanna all’ergastolo sull’isola di Imrali (poco più a sud di Istanbul), che avrebbe dichiarato ad un deputato di un partito filo-curdo di avere il potere, in presenza delle giuste condizioni, per spostare il conflitto dal terreno della violenza a quello legale e politico”.

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