Di Giampaolo Sordini*
Ankara. Durante la Guerra Fredda le relazioni turco-americane erano come un’alleanza all’interno dell’Alleanza Atlantica e si sono rafforzate quando nel 2003, il Governo turco con primo ministro Erdogan, chiese al Consiglio Nordatlantico l’applicazione dell’art. 4 del Trattato di Washington: “Le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata”(1) e che Francia, Germania, insieme a qualche altro Stato membro si opposero.

Il Presidente turco Erdogan
Nel 2014 Erdogan viene eletto Presidente della Repubblica e proprio in quell’anno si hanno i primi evidenti segnali di allontanamento dalla “retta via”. Mentre la guerra contro l’islamismo radicale diventa la priorità assoluta delle democrazie occidentali, la Turchia ed i suoi Servizi segreti fanno affari con gruppi vicini ad Al-Qaeda e poi all’ISIS, acquistando petrolio in scambio di forniture d’armi.
Nel 2016 le imposizioni conservatrici ed islamiste fanno crescere il risentimento del popolo turco che scende in piazza e viene represso duramente. A questo punto l’Esercito, che viene considerato il garante della laicità dello Stato, scende per le strade e tenta un colpo di Stato.
Ma questo fallisce ed Erdogan accusa Fethullah Gülen, in esilio auto-imposto negli Stati Uniti, di aver complottato contro di lui, avanzando, nel contempo, accuse più o meno velate alla NATO ed agli USA di essere stati a conoscenza dei fatti e di non averlo informato.

Fetullah Gulem, Erdogan lo accusa di avere organizzato il tentato golpe di luglio 2016
Nel gennaio 2017, alla Casa Bianca, si insedia Donald John Trump.
Nel 2018, nel Nord-Est della Siria, mentre i turchi conducono una offensiva contro l’enclave curda di Afrin, sotto la protezione occidentale: l’America lo lascia fare. Accettando di veder sacrificati i suoi più solidi e valorosi alleati nella regione, e non solo, sceglie anche questo momento per annunciare il ritiro delle proprie truppe.
Nel frattempo, mentre la condizione dell’economia turca peggiora (causa la sua dipendenza dagli investimenti stranieri ed il crollo della sua moneta nazionale) tra i due “si assiste ad un combattimento di galli senza precedenti”, Erdogan con il suo sogno neo-ottomano versus Trump con il suo America First.
Ad “ingarbugliare” i rapporti sempre meno idilliaci, il tentativo di Erdogan di “rompere le catene” con gli USA ed inizia a “gingillarsi” ora con Putin, ora con Rohani, e poi con entrambi.

Ankara (aprile 2018), foto di famiglia del “trio”, all’apertura di un vertice in cui si discuteva sulle sorti della sfortunata Siria
Da Ankara nell’aprile dello scorso anno, come testimoniato dalla foto in alto, segue Johannesburg in luglio. Qui Erdogan partecipa al decimo summit dei BRICS (Brasile · Russia · India · Cina · Sudafrica). E’ ricevuto come “invitato d’onore” e getta le basi per un ravvicinamento strategico con la Cina di Xi Jinping.
Nel 2019 i nodi arrivano al pettine, da una parte l’acquisto del sistema missilistico S-400 (2) dalla Russia e dall’altra il veto USA alla vendita degli F-35, a cui si aggiunge la notizia (3) che gli Stati Uniti porranno fine al trattamento commerciale preferenziale della Turchia in quanto non è più idonea e perché “sufficientemente sviluppata economicamente”, come sottolinea Robert Lighthizer (4.)
A questo punto sembra chiaro che non si possono condividere i segreti militari da cui dipende la nostra sicurezza collettiva con un Paese che stringe accordi con le potenze che sono tra le più a noi ostili alla NATO e alla UE.
Che sia il caso di fare uscire la Turchia dall’Alleanza atlantica, come pressione per le sue scelte, e di ripensare sull’opportunità o meno, di farla entrare in Europa?
1 https://www.nato.int/cps/fr/natohq/official_texts_17120.htm?selectedLocale=it
2 L’S-400 Triumph, codice NATO SA-21 Growler, è un sistema missilistico terra-aria a lunga gittata progettato per ingaggiare aerei ECM, AWACS, ricognizione, strategici e tattici, missili balistici tattici e di teatro, missili balistici a medio raggio sino a 400 km di distanza ed un’altitudine max di 30 km. L’S-400 Triumph può anche ingaggiare missili da crociera ed altri tipi di missili, compresi quelli a guida di precisione. Può impegnare simultaneamente 36 bersagli.
https://www.armyrecognition.com/russia_russian_missile_system_vehicle_uk/s-400_triumf_sa-21_growler_missile_russia_air_defense_system.html
3 https://ustr.gov/about-us/policy-offices/press-office/press-releases/2019/march/united-states-will-terminate-gsp
4 Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d’America, è un membro dell’Ufficio esecutivo del Presidente degli Stati Uniti d’America
*Colonnello dell’Esercito Italiano (in pensione)
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