Di Giuseppe Gagliano*
ANKARA. Baykar Technologies ha avviato ufficialmente la produzione in serie del suo aereo da combattimento senza pilota (UCAV) Bayraktar Kızılelma.

Le prime consegne alle Forze Armate turche sono previste per il 2026, ma il vero impatto del programma si misura ben oltre i confini anatolici.
L’annuncio ha attivato immediatamente l’attenzione del Ministero della Difesa saudita, che sta monitorando da vicino gli sviluppi. E non si tratta solo di interesse tecnologico: c’è in gioco una ridefinizione delle relazioni strategiche tra Ankara e Riyadh.
Perché Kızılelma interessa Riyadh
Il Kızılelma rappresenta un salto generazionale nell’arsenale turco: è un drone da combattimento stealth, a reazione, capace di operare da portaerei e di condurre missioni di attacco autonomo in ambienti ad alta intensità. La sua architettura ibrida lo colloca a metà tra un caccia leggero e un UCAV convenzionale.
Per il Ministero della Difesa saudita, si tratta di una piattaforma che potrebbe colmare specifici gap tecnologici e dottrinali nel sistema difensivo del Regno.
Fonti saudite descrivono l’interesse come “strategico, non episodico”.
Gli analisti del MoD ne studiano le capacità operative in funzione di tre esigenze: deterrenza regionale, autonomia tecnologica e capacità di proiezione. L’intelligence militare saudita vede in Kızılelma non solo una macchina volante, ma un catalizzatore per ripensare le dottrine d’impiego della forza aerea del Golfo.
Chi guida il dossier a Riad
Secondo fonti interne, il fascicolo Kızılelma è sotto la supervisione diretta di funzionari del Ministero della Difesa saudita in coordinamento con il GAMI (General Authority for Military Industries), l’ente incaricato di centralizzare le politiche industriali della difesa.
In particolare, il team guidato dal vice ministro per gli Affari dell’Industria Militare sta conducendo una valutazione di medio periodo su potenziali partnership con Baykar, sia per l’acquisizione diretta del sistema, sia per l’avvio di forme di co-produzione localizzata sul modello già visto con aziende occidentali.
La visione saudita sulla cooperazione con Ankara
Negli ultimi due anni, l’Arabia Saudita ha progressivamente riallineato la propria politica estera rispetto alla Turchia, passando da un confronto freddo a una cooperazione pragmatica.
L’asse militare è uno dei canali prioritari di questo riavvicinamento.
Le aziende turche, in particolare Baykar, Aselsan e Roketsan, vengono oggi considerate interlocutori credibili, agili e disposti a trasferire tecnologia in modo meno condizionato rispetto ai partner occidentali.
Questo punto è centrale per Riad: l’Arabia Saudita punta all’autonomia strategica attraverso la localizzazione della produzione. E la Turchia, con le sue aziende private dal profilo duale e dal forte dinamismo industriale, appare oggi come un alleato tattico utile a questo scopo.
Prospettiva geostrategica: Arabia Saudita tra NATO e multipolarismo
Il crescente interesse saudita per Kızılelma si inserisce in un contesto più ampio: la volontà del Regno di diversificare le sue alleanze in ambito militare, affrancandosi progressivamente dalla dipendenza esclusiva da Washington.
Se l’acquisizione o la co-produzione del Kızılelma dovesse concretizzarsi, si tratterebbe di un segnale forte verso una visione multipolare della difesa: una NATO ombra a geometrie variabili, dove attori regionali costruiscono reti industriali parallele a quelle tradizionali.
Conclusione: un progetto che va oltre il drone
Il Kızılelma, per Ankara, è un simbolo di potenza tecnologica e di sovranità industriale.
Per Riad, potrebbe diventare un vettore di riorientamento strategico.
La cooperazione turco-saudita nel settore della Difesa non riguarda solo l’acquisto di un’arma, ma la possibilità di costruire una piattaforma condivisa per il futuro.
In un Medio Oriente che cambia rapidamente, con nuovi equilibri e nuove minacce, la convergenza tra Ankara e Riad su questo fronte potrebbe avere ricadute che vanno ben oltre i cieli della regione.
* Presidente Centro Studi Cestudec
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