Ankara. Sono ormai due anni che l’Esercito turco utilizza APR (Aerei a pilotaggio remoto), fabbricati direttamente nel Paese, contro la guerriglia curda. “Sono uno delle migliori invenzioni della Turchia – ha detto il ministro degli Interni, Suleyman Soylu – per la guerra asimmetrica contro gli insurgenti curdi in un’area essenzialmente montagnosa”.

Un APR turco
In questo modo si intende risparmiare sull’utilizzo delle truppe e di caccia nelle missioni antiterrorismo.
Secondo alcuni dati, degli oltre 2 mila persone neutralizzate da settembre 2016, circa 600 sono stati uccisi dai droni. Recentemente questi APR hanno ucciso almeno 72 militanti del PKK. Da gennaio a settembre sono stati 986 i militanti del PKK uccisi, feriti o fatti prigionieri in operazioni appoggiate dai droni.
La Turchia è dotata di 38 TB2 della Baykar. Un’altra decina sono ANKA. Tutti prodotti dall’azienda semi pubblica TAI. Ci sono poi tantissimi altri di più piccole dimensioni che vengono impiegati in attività di intelligence o di riconoscimento. Esercito, Polizia e Gendarmeria hanno accesso a questi strumenti per le loro attività.
La produzione nazionale di APR ha avuto un incremento grazie alle riforme legislative del mercato delle armi Usa. Infatti, quando nel 2015, il Presidente americano Barack Obama decise di restringere le esportazioni di droni armati ai Paesi che facevano uso di una forza ritenuta illegale contro la popolazione, i turchi non si persero d’animo. E decisero di fabbricarseli in casa.
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