Guardia di Finanza: scoperta a Ragusa una maxi frode nel settore alimentare

 Di Pierluca Cassano                        

RAGUSA.  La tutela del “Made in Italy” e della sicurezza prodotti si conferma un obiettivo prioritario della Guardia di Finanza, in un più ampio piano di salvaguardia dell’economia nazionale, che vede nell’industria agroalimentare uno dei suoi pilastri.

Contrastare le frodi e le contraffazioni nel settore agroalimentare nonché le filiere illecite del falso prodotto italiano, significa tutelare le produzioni nazionali, il principio di libera concorrenza e la leale competizione tra imprese e, non da ultimo, la salute dei consumatori.

 

I sequestri della Guardia di Finanza di Ragusa

In tale contesto, la Cabina di Regia 2025 istituita presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste – ha implementato una serie di controlli, pianificati e sviluppati con il supporto, in tema di analisi di rischio economico-finanziario, della componente specialistica della Guardia di Finanza – Gruppo Anticontraffazione e Sicurezza Prodotti del Nucleo Speciale Beni e Servizi.

 A Ragusa, i finanzieri del locale Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, coadiuvati dai funzionari dell’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari (I.C.Q.R.F.) di Vittoria (Ragusa) e con l’ausilio tecnico di  personale dell’Ufficio TERR I – Indirizzo e coordinamento dell’attività ispettiva della Direzione Generale degli Uffici territoriali e Laboratori dell’Ispettorato centrale – hanno concluso un intervento ispettivo nei confronti di un centro di stoccaggio di latte alimentare ubicato nel territorio ragusano, rilevando l’introduzione, negli anni 2024 e 2025, di circa 3 milioni di litri di latte pastorizzato di provenienza maltese e successivamente “nazionalizzato” mediante documentazione falsa.

Il prodotto alimentare stoccato veniva poi immesso sul mercato attraverso agenti di commercio locali e destinato a diversi inconsapevoli caseifici, operanti sia in Sicilia che in altre regioni italiane.

Le attività ispettive, condotte anche a valle della filiera presso gli stabilimenti acquirenti, hanno consentito di rilevare gravi irregolarità in merito all’indicazione dell’origine e del trattamento termico del latte impiegato.

Ad incoraggiare i produttori caseari all’acquisto della partita di latte oggetto di approfondimento, il prezzo marcatamente inferiore a quello di mercato riferibile ad un prodotto ottenuto dalla cosiddetta filiera corta.

L’arguzia e l’esperienza dei finanzieri nell’analisi della documentazione commerciale di accompagnamento ha consentito di constatare l’alterazione di contratti di acquisto e delle relative fatture, tutti documenti riportanti indicazioni non veritiere circa l’origine del prodotto – presentata in alcuni casi come italiana o siciliana – e omettendo il trattamento di pastorizzazione subito all’estero, sostituito dalla dichiarazione di prodotto “crudo”.

La manipolazione artificiosa della citata documentazione accompagnatoria, unitamente alla particolare convenienza del presso, ha indotto in errore le aziende casearie acquirenti che, nella convinzione di utilizzare latte siciliano, hanno invece impiegato materia prima estera per la produzione di formaggi successivamente etichettati come italiani e in taluni casi come siciliani.

Le condotte disvelate grazie all’intervento di tale importante sinergia istituzionale hanno integrato in capo ai soggetti ritenuti responsabili le ipotesi delittuose di falsità materiale e di frode in commercio; gli stessi sono stati pertanto deferiti all’Autorità giudiziaria della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa.

Le responsabilità degli indagati, in ossequio al principio di presunzione di innocenza, sarà definitivamente accertata solo nel caso in cui intervenga una sentenza irrevocabile di condanna.

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