Di Giuseppe Gagliano
KIEV. Il 2024 è stato un anno decisivo nel conflitto russo-ucraino, segnato dalle significative avanzate territoriali di Mosca.
Le Forze Armate russe hanno conquistato 4.168 chilometri quadrati di territorio ucraino, un dato sette volte superiore rispetto ai 584 chilometri quadrati occupati nel 2023.

Soldati russi in Ucraina
Questo risultato, certificato dall’Institute for the Study of War (ISW), si deve principalmente alle offensive autunnali: in ottobre, l’Esercito russo ha conquistato 610 chilometri quadrati, seguiti da 725 chilometri quadrati a novembre.
Sebbene dicembre abbia visto un rallentamento con “soli” 465 chilometri quadrati guadagnati, le cifre rimangono ben superiori a quelle degli anni precedenti.
Le regioni più colpite sono state Donetsk, Luhansk, Kharkiv e Zaporizhia.
Donetsk ha rappresentato il cuore dell’avanzata russa, con Mosca che ora controlla il 70% del territorio rispetto al 59% del 2023.
Le cittadine di Avdiivka, Selydove, Vuhledar e Kurakhovo, considerate capisaldi strategici per la difesa ucraina, sono cadute dopo mesi di intensi combattimenti.
Questi centri, piccoli per dimensioni ma vitali per le infrastrutture logistiche e di prima linea, hanno richiesto un alto tributo in termini di vite e risorse.
Le strategie russe si sono dimostrate efficaci nonostante le perdite dichiarate.
L’ISW ha stimato, basandosi sulle dichiarazioni del Generale ucraino Oleksandr Syrskyi, che Mosca abbia subito oltre 430 mila vittime tra morti e feriti nel 2024, con un picco di 48.670 in dicembre.

Il Generale ucraino Oleksandr Syrskyi
Tuttavia, la superiorità russa in artiglieria e addestramento rispetto alle forze ucraine, spesso composte da reclute scarsamente preparate, ha permesso di mantenere il vantaggio tattico sul campo.
La controffensiva ucraina: un’arma a doppio taglio
A complicare ulteriormente la situazione per Kiev è stata la controffensiva nella regione russa di Kursk, iniziata ad agosto.
Le Forze ucraine sono riuscite a conquistare temporaneamente fino a 1.320 chilometri quadrati, ma la mancanza di truppe sufficientemente addestrate e le pesanti perdite hanno reso difficile consolidare i progressi.

Soldati ucraini
Alla fine dell’anno, solo 482 chilometri quadrati erano ancora sotto controllo ucraino, con il resto riconquistato dalle Forze russe.
Questa campagna ha avuto ripercussioni anche sul fronte interno: molte brigate ucraine, necessarie per la difesa delle regioni di Donetsk e Luhansk, sono state distolte per operare nella regione di Kursk, lasciando vulnerabili le posizioni strategiche.
Il logoramento del fronte ucraino: crisi interna e diserzioni
Le difficoltà dell’Ucraina non si limitano al fronte militare.
Secondo diversi rapporti, il morale tra le truppe è in forte calo, aggravato da diserzioni, renitenze alla leva e un crescente tasso di alcolismo tra i soldati al fronte.
Il Governo di Kiev ha proposto di abbassare l’età minima per l’arruolamento da 25 a 18 anni, ma questa misura rischia di aumentare ulteriormente le tensioni sociali.
Inoltre, l’Ucraina ha chiesto agli Stati europei di costringere i rifugiati maschi a tornare nel Paese per essere arruolati, un’idea che ha incontrato forte opposizione.
La carenza di personale motivato e addestrato sta diventando uno dei principali ostacoli per la tenuta del fronte ucraino, mentre l’afflusso di armi occidentali non è riuscito a colmare completamente il divario.
Diplomazia congelata e il ritorno di Donald Trump
Sul piano internazionale, l’anno è stato caratterizzato dall’impasse diplomatica.
La Slovacchia si è offerta come mediatore per colloqui di pace tra Mosca e Kiev, ma l’iniziativa ha incontrato la dura opposizione ucraina.
Il premier slovacco Robert Fico e il suo omologo ungherese Viktor Orban sostengono la necessità di un rapido cessate il fuoco, ma Kiev, appoggiata dalla NATO, punta a rafforzare il supporto militare occidentale per cercare di stabilizzare il fronte.

Il capo del Governo slovacco, Robert Fico
L’insediamento imminente di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti potrebbe segnare una svolta. Trump ha già espresso l’intenzione di avviare negoziati diretti con Vladimir Putin, una prospettiva che trova il sostegno di una parte dell’opinione pubblica ucraina, stanca del conflitto. Tuttavia, le condizioni che potrebbero emergere da un accordo – come la rinuncia ai territori annessi dalla Russia e una neutralità militare imposta – rappresentano una minaccia esistenziale per Kiev.
Europa divisa e il peso della crisi economica
Anche l’Europa si trova divisa.
Paesi come Ungheria e Slovacchia spingono per una soluzione diplomatica, mentre altri membri della NATO continuano a sostenere Kiev militarmente.

Il primo ministro ungherese Viktor Orban
Tuttavia, l’opinione pubblica europea sta progressivamente abbandonando l’idea di un sostegno incondizionato all’Ucraina.
Sondaggi recenti mostrano che una maggioranza significativa in Paesi come Germania, Italia e Francia preferirebbe un accordo di pace, anche a costo di cedere territori.
La decisione di Kiev di bloccare il transito del gas russo attraverso i suoi gasdotti ha esacerbato ulteriormente la crisi energetica in Europa, con il prezzo del gas che ha superato i 48 euro al megawattora. Questo ha alimentato il malcontento sociale e le pressioni sui governi, già alle prese con la recessione economica e l’inflazione.
Un conflitto che viaggia verso l’ignoto
Il 2025 inizia con molte incognite.
La Russia sembra determinata a mantenere la pressione sul fronte, puntando più alla distruzione delle capacità militari ucraine che a rapide conquiste territoriali.
Kiev, intanto, lotta per resistere, ma il logoramento interno e il calo del sostegno internazionale potrebbero compromettere le sue possibilità di successo.
Se non emergeranno soluzioni diplomatiche credibili, il conflitto rischia di trascinarsi in una fase ancora più brutale, con costi umani, economici e geopolitici sempre più insostenibili. Il futuro della regione, e forse dell’intera Europa, dipenderà dalle scelte che verranno prese nei prossimi mesi.
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