ROMA (dal nostro inviato). Ammontano a 411 miliardi di dollari, da spendere in 10 anni, i costi della ricostruzione dell’Ucraina devastata dalla guerra. I settori più importanti da dove partire sono energia, trasporti, sanitario, ambiente ed edilizia abitativa.
La Conferenza Bilaterale Italia-Ucraina, tenutasi ieri a Roma. alla presenza del presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni (https://www.governo.it/it/articolo/intervento-del-presidente-meloni-alla-conferenza-bilaterale-sulla-ricostruzione-dell) e dei ministri Antonio Tajani (Affari Esteri e Cooperazione internazionale), Matteo Salvini (Infrastrutture e Trasporti), Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy) e Giancarlo Giorgetti (Economia e Finanze) ha voluto “marcare il teritorio” da parte dell’Italia quando il conflitto russo-ucraino dovesse terminare.
La linea politica del Governo italiano l’ha scandita il ministro degli Esteri, Tajani: “La ricostruzione è parte fondamentale dell’azione di vicinanza che noi italiani, noi europei, vogliamo concretamente dimostrare all’Ucraina. Un passo importante perché l’Ucraina sarà parte importante dell’Ue e del mercato unico. Giusto quindi che si inizi a lavorare. La ricostruzione inizia ora e noi vogliamo essere in prima fila, ponendone le basi”.
In un messaggio alla delegazione ucraina, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scritto: “Confermo il sostegno pieno dell’Italia all’Ucraina, in ogni ambito e finché sarà necessario. La difesa dell’indipendenza, della libertà e dell’integrità territoriale dell’Ucraina è un valore fondamentale per tutti i Paesi del mondo che credono nella libertà dei popoli e delle persone. Tutti desideriamo la pace, ma deve essere una pace giusta che rispetta l’integrità dell’Ucraina. L’Italia esprime il forte convincimento favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea nel più breve tempo possibile e apprezziamo l’impegno del suo Governo per il cammino di riforme intraprese per rispettare i parametri comunitari”.
Insomma, il nostro Paese che da subito si è speso molto per l’Ucraina (sia dal punto di vista militare con l’invio di vari sistemi che da quello umanitario, con l’aiuto ai cittadini che volevano lasciare il Paese per raggiungere parenti e amici che vivono nelle nostre città, a quello economico con vari proegtti di sostegno, anche nel prosieguo della guerra).
L’INTERVENTO DEGLI ORGANISMI FINANZIARI INTERNAZIONALI
Oltre al nostro Paese sono intervenuti organismi finanziari internazionali. La BEI (Banca Europea per gli Investimenti) finora ha fornito un sostegno di 2 miliardi di euro per i servizi pubblici.
“Si tratta di progetti infrastrutturali che contribuiranno a migliorare le condizioni di vita della popolazione, come l’ammodernamento degli ospedali di Kiev e Odessa, strutture educative a Zaporizhzhia e Sumy – ha spiegato la vice presidente della BEI, Gelsomina Vigliotti –. Oltre a questo ci saranno strade e ferrovie da rimettere in sesto, intervenire su acqua potabile, sistema fognario e risorse per garantire la crescita del settore privato. Bisogna garantire un flusso continuo attraverso l’Ucraina”.
Per questo risultato la BEI sta lavorando con tutti i potenziali donatori.
I danni diretti per la guerra, ad oggi, ammontano a 135 miliardi di dollari.
Questi i dati forniti da Antonella Bassani, vice presidente regionale per l’Europa e l’Asia Centrale della Banca mondiale: “Le spese critiche per il 2023 ammontano a 14 miliardi di dollari per i prossimi 10 mesi, di cui il 60% servirà per trasporti, energia e alloggi ma oltre alle infrastrutture pubbliche, servirà catalizzare la ripresa del settore privato per garantire un’economia sostenibile”.
Da parte ucraina erano presenti il primo ministro Denys Shmyhal e i ministri Dmytro Kuleba (Esteri), Julija Anatoliïvna Svyrydenko (Economia).
Sono stati invitati circa 700 rappresentanti del mondo imprenditoriale, delle principali istituzioni finanziarie internazionali e delle associazioni di categoria che, anche in occasione degli ncontri riservati con gli imprenditori ucraini, hanno voluto evidenziare al loro volontà di sostenere economicamente l’Ucraina.
Al centro degli interventi dei rappresentanti delle istituzioni finanziarie europee e mondiali l’illustrazione, quasi ragioneristiche, dei soldi già finanziati per una serie di progetti a sostegno della popolazione civile e dell’economia del Paese.
Il tutto per un unico scopo: modernizzare il Paese, affinchè l’Ucraina possa entrare nell’Unione europea e, come ha ribadito il primo ministro Shmyhal anche nella NATO.
Una sorta, dunque, di doppio “cappello”, uno economico-finanziario, l’altro politico-militare.
L’INTERVENTO DEL GOVERNO ITALIANO E UCRAINO
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito che la Russia deve pagare per i danni provocati e l’Italia farà del tutto perchè i consessi internazionali arrivino a questo obiettivo.
L’Ucraina continua credere nella vittoria. Le parole del ministro degli Esteri, Kuleba, sono chiare: “Vinceremo questa guerra e ripristineremo l’integrità territoriale del nostro Paese. Non ci fermeremo finché non sarà raggiunto questo obiettivo”.
E malgrado il Paese stia vivendo un duro conflitto, lo stesso Kuleba ha invitato i rappresentanti delle aziende italiane a investire nel suo Paese. “Venite il prima possibile, non considerate la guerra come un ostacolo al vostro lavoro di imprenditori”.
Il futuro per il rappresentante della diplomazia ucraina si chiama, infatti, Unione Europea: “L’Ucraina diventerà membro dell’UE e questo succederà quanto prima. Mercato unico e valori comuni. Prima questo avverrà e prima ne trarrete tutti beneficio”.
In collegamento video da Kiev, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky dice: “L’Ucraina non cederà ma il proprio territorio al nemico. Anche se centinaia di nostri villaggi sono stati bruciati dagli attacchi missilistici, siamo pronti a farli rinascere, non lasceremo mai queste ferite sul nostro territorio. Vogliamo ricostruire ma con standard moderni, per far sì che la nostra popolazione possa vivere come milioni di altri, in sicurezza. In modo che ogni padre e ogni madre possa essere tranquillo che nessuna organizzazione terroristica possa colpirei loro figli. E noi invitiamo le vostre aziende a costruire questo futuro per tutti”.
“L’Ucraina ha tante risorse da offrire al mercato globale – ha aggiunto -. Siamo in grado di fornire cibo per milioni di famiglie in vari Paesi. Abbiamo gas naturale, litio, abbiamo tantissime materie prime e possiamo sostituire i russi in tanti settori, quei russi che hanno puntato sulla guerra invece che sullo sviluppo”.
Su questo obiettivo dell’approdo ucraino nella grande Casa europea sono tutti d’accordo. Giancarlo Giorgetti lo ha evidenziato così: “Il nostro impegno collettivo nel guardare alla ricostruzione vede l’Unione Europea come attore fondamentale e approdo naturale e sicuro per l’Ucraina. Le istituzioni europee devono accompagnare e sostenere anche con risorse proprie, lo sforzo che ciascun Paese mette in campo anche sul piano militare”.
Anche le parole del capo del Governo, Giorgia Meloni segnano un punto fermo su questo tema: “Il futuro dell’Ucraina deve essere di sempre maggiore capacità di inserirsi nelle dinamiche e nelle istituzioni europee. Il modo più intelligente di ringraziare gli ucraini di quello che stanno facendo è accelerare la possibilità di far parte di esse. Bisogna riconoscere gli sforzi enormi di Kiev, anche durante la guerra, per riformare il suo sistema e avvicinarlo ai target richiesti dalla Commissione. È fondamentale riconoscere quello sforzo accelerando e avviando in tempi rapidi i negoziati di adesione all’UE”.
E ha aggiunto: “Il nostro Paese sosterrà quello ucraino a 360 gradi e continuerà a fornire tutto il sostegno necessario, anche al piano di pace in 10 punti che è stato presentato dal Presidente Zelensky. Crediamo nella possibilità di una soluzione diplomatica di questo conflitto, a patto che, come abbiamo detto tante volte, non si pensi che la soluzione del conflitto possa essere una resa dell’Ucraina, di un Paese aggredito. Non sarebbe giusto e costruirebbe un mondo in cui il diritto del più forte vince sulla forza del diritto, un mondo che non conviene a nessuno”.
Intanto il conflitto prosegue. Secondo quanto scrive il sito del Ministero della Difesa britannico i russi hanno allestito posizioni di combattimento con sacchi di sabbia sui tetti di molti dei sei edifici che ospitano i reattori della centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Dal punto di vista diplomatico si registar un grande movimento della Cina per arrivare ad un accordo di pace. Ma Mosca non l’ha presa bene. E’ un gioco delle partio sarà Pechino che scriverà il The End di questo conflitto?
FOTO DI COPERTINA: CREDIT DANIEL PAPAGNI (CYBERNAUA)
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