Ucraina: un pizzico di realismo. Dalla probabile strategia militare russa alla politica degli USA

Di Vincenzo Santo*

Mosca. Nel momento in cui scrivo, il Presidente russo Vladimir Putin starà già tenendo una riunione straordinaria del suo Consiglio di Sicurezza.

Il Presidente russo, Vladimir Putin

Tutti si aspettano una qualche decisione anche alla luce delle richieste che arrivano dalle due Repubbliche separatiste.

Magari farà il passo di riconoscerle come autonome e di soddisfare le loro richieste di aiuto anche militare. Chissà!

Forse siamo al redde rationem? Chi può dirlo.

Di certo si moltiplicano le voci su operazioni in grande stile da parte di Mosca.

Qualcuno di queste parla di invasione dell’Ucraina imminente.

Dell’intera Ucraina, addirittura. E qualche osservazione su questo credo sia utile oltre al fatto che le vicissitudine politiche e diplomatiche risultano offuscare il fatto che, secondo il mio modo di vedere, tra noi occidentali non ci si capisce. Meglio, noi europei non riusciamo a capire Washington.

La mappa dell’Ucraina

Ma andiamo per ordine.

La manovra a tenaglia, l’apoteosi di una strategia militare.

I sovietici la misero in pratica in termini consistenti l’ultima volta in Afghanistan.

In due settimane, “soli” 50 mila uomini occuparono tutti gli snodi nevralgici del Paese, entrandovi dal Turkmenistan e dall’Uzbekistan.

Fu il nucleo iniziale della “Limited Contingent of Armed Forces of the Soviet Union” che avrebbe visto, se la memoria non m’inganna, un impiego fino a 120 mila militari o giù di lì.

Troppo pochi per controllare poi, e contrastarvi una guerriglia ferocissima, un territorio enorme, circa 650 mila kmq con più di 30 milioni di persone.

Un territorio con ben 25 mila villaggi, di cui ben 10 mila nell’Est e nel Sud, le aree più nevralgiche da cui quella guerriglia già allora, e poi con gli americani, sarebbe stata felicemente pasturata.

Non ci riuscirono i sovietici e, francamente, non si capisce come potessero essere in grado gli “occidentali” a farlo con più o meno lo stesso volume di forze.

E lasciamo perdere le capacità esprimibili dalle Forze di sicurezza afgane.

Ora, spostandoci sull’Ucraina, qualcuno ancora crede di convincerci che i russi avrebbero in mente di invadere tutto il Paese.

Anch’esso è immenso, di circa 600 mila kmq e con più di 43 milioni di abitanti.

Soprattutto, con un apparato militare e di sicurezza che non è quello traballante, da sempre, afgano. Ecco, i numeri hanno la loro importanza, hanno la testa dura.

E dal momento che è così, credo che non si dovrebbero avere dubbi sul fatto che gli obiettivi strategici russi, sarebbero “limitati”, magari con una bella manovra a tenaglia, ma molto ampia anche questa.

Cioè, quello di imporre con le armi l’autonomia del Donbass, occupandolo, finalizzando finalmente gli accordi di Minsk, almeno per la parte russofona, il che di per sé pregiudicherebbe ogni ambizione ucraina per la NATO.

E poi, ambizione di che? Tutti dovrebbero leggersi e rileggersi bene l’articolo 10 del Patto atlantico, e capirebbero che l’annessione di un nuovo membro deve servire all’Alleanza Atlantica non al membro in sé.

Il Quartier Generale della NATO, a Bruxelles

L’altro obiettivo, alternativo o concorrente, sarebbe il cambio di regime entrando a Kiev.

Ma in questo sarebbero necessari una forte quinta colonna e un “candidato” già disponibile e, principalmente, dovrebbe essere un “hit and run”, il tempo necessario per instaurare un nuovo regime e fare rapidamente piazza pulita di oppositori.

Al resto ci dovrebbe pensare una nuova struttura di sicurezza ucraina.

In buona sostanza, contrariamente a ciò che talvolta leggo e da più parti sento, io non credo che i russi siano tanto stupidi da impegolarsi nel controllo di un Paese così grande e con soli 130 mila uomini, ma anche fossero 200 mila uomini o anche pochi di più.

Non avrebbe alcun senso strategico, né sarebbe fattibile.

Compiuto lo sforzo iniziale, in ossequio agli insegnamenti di un grande Generale americano, Eric Shinseki, occorrerebbero quasi 800 mila uomini per controllare l’intero territorio, benché non del medesimo profilo rurale come l’Afghanistan di fatto era ed è.

Il Generale americano Eric Shinseki

In ultimo, con 130 città sopra i 30 mila abitanti, di cui 45 almeno sopra i 100 mila e 6 o 7 intorno al milione, chi sarebbe disposto di correre il rischio di impantanarsi in logoratissime guerriglie urbane?

Ecco le opzioni militari sono lì, Donbass e/o Kiev, non l’Ucraina intera. Obiettivi limitati, nello spazio e, possibilmenter nel tempo.

Ora, ferma restando la mia convinzione che se non accadrà nulla sarà solo perché Putin avrà ottenuto qualcosa di ciò che chiede, è sul piano politico, che io rimango scettico.

Noi occidentali non vogliamo convincerci di non avere una voglia reale né tanto interesse a occuparci dell’Ucraina, e crediamo di poterla tirare per le lunghe pensando di poter convincere Putin che l’ordine attuale in Europa, e nel mondo, gli vada bene.

Gli USA sono più preoccupati dell’estremo oriente che dell’Ucraina e si trovano dinanzi a una scelta.

Come ho già scritto, il mondo è cambiato e noi europei, ancora ubriachi dell’idea dell’ombrello USA e NATO, non lo vogliamo capire e continuiamo a tirare la giacchetta a Washington che da parte sua non sembra avere il coraggio di dire la verità, ma apre la strada a schieramenti di forze ai confini dell’Alleanza atlantica, vendendo dissuasione per deterrenza.

Certo, non può dirla tutta Joe Biden. Ci sono cose che non possono essere dette, ma vanno capite dagli amici. E invece no.

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden

E da qui fioccano paralleli storici con i Hitler, i Sudeti, l’autodeterminazione dei popoli (concetto assolutamente americano) e così via sino ad arrivare a costrutti pericolosi, in quanto elastici, quali la sovranità che spesso fa a botte proprio con l’autodeterminazione dei popoli.

Si arriva persino a convincere la gente che solo i russi, magari anche i cinesi, siano capaci di fabbricare “false flags”, insomma crearsi un casus belli per avere la giusta scusa per “menare le mani”, come se noi, armati di codici etici inossidabili, non potessimo mai esserlo, proprio per cristallina condotta morale.

Confusione che fa gridare all’ipocrisia. È inevitabile, da parte americana il tentativo di alzare tanta polvere mediatica e disinformativa. Come si dice?

Tanto fumo e poco arrosto. Non ne hanno voglia di perdersi per Kiev, e di tanto in tanto l’hanno detto che nessun soldato americano vi sarà schierato.

Nemmeno il loro portavoce a Bruxelles, Stoltenberg, riesce a capirlo.

Noi, da questa parte dell’Atlantico non riusciamo a fare neanche questo, solo capire.

Tant’è che lo stesso Presidente francese Emmanuel Macron pervicacemente si “erge” a messaggero di una telefonata, o incontro, tra Putin e Biden, che forse avverrà, ma da cui lui resterà escluso.

Il Presidente francese Emmanuel Macron

E che, con tutta probabilità, non servirà a nulla. Ma lo vedremo. Ricorrendo ai fondamentali della geopolitica classica, Washington è cosciente che se anche Mosca si dovese impadronire “politicamente” dell’Ucraina non arriverà al rimland, ma è quella parte di rimland di cui potrebbe impadronirsi la Cina che è molto più preoccupante.

Da qui l’approccio, ahimè, morbido, almeno per ora sul nucleare iraniano e il corteggiamento all’India e all’Australia.

Da qui al “Quad” e all’AUKUS. Anche se, tutto sommato, di qualche sanzione in più contro Mosca gli americani sarebbero contenti, così che potranno venderci il loro gas di shale.

Come sempre, è un problema di strategia. Cioè, capire i propri limiti del momento e tentare di conciliare le proprie aspirazioni e preoccupazioni con la propria volontà e abilità di conseguire i propri obiettivi e mantenere fede ai propri impegni internazionali.

È proprio quello che gli USA, che ha strutturato la propria potenza sui due Oceani, sta cercando di fare, ma è il Pacifico la sua naturale proiezione, lo disse già Barack Obama, ma è un approccio che Trump non cambiò, né oggi Biden si sente di rivedere.

*Generale di Corpo d’Armata Esercito (ris)

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