Di Paola Ducci*
MOSCA. Dopo la Seconda Guerra Mondiale i Giochi Olimpici erano diventati una delle principali piattaforme per la pubblicità degli articoli sportivi, anche se indiretta e non ufficiale.
Qualsiasi azienda sognava che i suoi prodotti fossero indossate dagli atleti migliori.

In questo senso, l’ URSS era particolarmente attraente poiché gli atleti sovietici erano tra i più forti e favoriti al podio.
Intorno agli anni 80 si consolidò un accordo segreto tra Adidas e l’URSS, proprio nel periodo in cui Mosca avrebbe ospitato le Olimpiadi.
In Unione Sovietica non si producevano buone scarpe sportive da competizione per mancanza di tecnologie e carenza di materiali.
Così, nella seconda metà degli anni Settanta, la leadership sovietica iniziò a formalizzare le relazioni con Adidas.
L’azienda divenne un fornitore per le imminenti Olimpiadi e la maggior parte della fornitura era costituita da scarpe sportive moderne.
Nel 1979, però, le truppe sovietiche entrarono in Afghanistan e l’invasione causò un massiccio boicottaggio internazionale che portò a un raffreddamento delle relazioni con l’Occidente.
Di conseguenza 65 Paesi, tra cui la Germania, rifiutarono di partecipare alle Olimpiadi e il “fornitore ufficiale” si trovò in una situazione difficile perché aveva già pagato generosamente per quelle commesse.
Inoltre, come risulta da alcuni documenti, Horst Dassler, il presidente del Consiglio di amministrazione dell’Adidas, durante il periodo di tensione intorno ai Giochi svolse il ruolo di consulente di politica estera per la parte sovietica informando i funzionari sull’umore degli altri Paesi.
I sovietici a loro volta fecero richieste alle imprese capitaliste. In primo luogo era necessario rimuovere tutti i loghi e il nome Adidas in modo che il produttore occidentale non apparisse nelle fotografie o nei video con gli atleti sovietici. In secondo luogo l’intera produzione di questo lotto doveva essere trasferita in URSS e le attrezzature dovevano essere lasciate in loco.
Per questo l’URSS acquisì una licenza per la produzione di scarpe da ginnastica da Adidas.
Per l’azienda tedesca si trattava di una pratica normale e in quel periodo l’URSS divenne il 20° Paese in cui si producevano scarpe su licenza Adidas.
Oltre alla licenza i tedeschi dovevano acquistare attrezzature, materie prime chimiche e altri materiali necessari poichè solo tre tipi di materiali artificiali presenti nel paese erano adatti alla produzione di queste scarpe.
La scarpa fu prodotta in Unione Sovietica sulla base dell’iconico modello Gazelle e in diversi colori ma non arrivò praticamente mai sugli scaffali: alcune furono immediatamente esportate, altre furono destinate da subito alla nazionale sovietica. Inoltre questa ottenne le sneakers solo nel colori blu, per cui si ipotizzò che le altre opzioni colorate semplicemente non esistessero.
Furono lasciate le riconoscibili tre strisce laterali ma allo stesso tempo fu cambiato completamente il logo e sostituita la scritta Adidas con “Moskva”.

Prima di allora in URSS nessuno aveva avuto una particolare attrazione per le sneakers, ma le immagini degli atleti che indossavano queste scarpe crearono nella popolazione il desiderio di possederle: ora tutti in URSS volevano camminare con le scarpe da ginnastica Moskva!
Per evitare possibili fallimenti dovuti a incapacità della produzione locale,
Adidas decise di introdurre una rigida selezione del personale.
Misha Ulikhanyan, direttore della fabbrica di scarpe sportive di Yeghvard, che produce prodotti Adidas su licenza dal 1985, ricorda: “I tedeschi vennero qui, assunsero giovani ragazze sotto i 23 anni, (non ne presero di più grandi) e a condizione che non avessero lavorato prima e non avessero una specializzazione.
Così avrebbero imparato come confezionare solo Adidas, in modo da non avere esperienza nella produzione di scarpe di bassa qualità. Le persone più anziane non potevano essere impiegate per questa attività. “.
Di conseguenza, le scarpe prodotte in URSS non erano di qualità inferiore a quelle prodotte in Germania.
E questo è in parte il motivo per cui le scarpe da ginnastica Moskva, una sorta di rebranding di Adidas, arrivarono anche alle forze speciali russe in Afghanistan.
L’equipaggiamento sovietico standard non era molto adatto al terreno roccioso dell’Afghanistan e la maggior parte dei problemi riguardava le scarpe poiché gli stivali sovietici facevano troppo rumore durante il cammino e non erano adatti a scalare le montagne.
Allora i membri delle unità d’élite, come le Forze aviotrasportate e le Forze Speciali, furono autorizzati a prendere scarpe leggere e versatili adatte alla zona.

La scelta cadde sulle scarpe da ginnastica Moskva, anche se questo causò alcuni problemi legati all’immagine che veniva offerta all’opinione pubblica internazionale delle truppe speciali in scarpe da ginnastica in un teatro di guerra.
Anche i comandanti sovietici lo capirono, per cui si opposero alla pubblicazione sulla stampa di foto di soldati in scarpe da ginnastica ma comunque le immagini arrivarono al pubblico e fecero delle scarpe da ginnastica Moskva un vero e proprio culto. La “coolness” di queste scarpe da ginnastica è cresciuta al punto che questo modello è stato immortalato quasi ovunque compaiano soldati sovietici in Afghanistan: nei film, nelle rievocazioni militari e nelle ambientazioni dei giochi.
La produzione di “Moskva” è cessata solo nel 2011, quando per sostituirle l’esercito ha adottato calzature più avanzate, create appositamente per i militari.
*Editor per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa
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