URSS: Vjačeslav Michajlovič , nome di battaglia Molotov, il papà dell’omonima bomba. Oggi usata in Ucraina contro le truppe russe

Di Paola Ducci*

MOSCA (nostro servizio particolare). La mente acuta e il raro senso dell’ironia che nei burocrati sovietici certamente difettava, in  Vjačeslav Michajlovič , nome di battaglia Molotov, era invece una caratteristica predominante, nonostante il grigiore  del suo ruolo.

Vjačeslav Michajlovič , nome di battaglia Molotov,

Unico fra i rivoluzionari bolscevichi a scampare alle purghe staliniste degli anni ‘30, riuscì ad entrare nelle grazie di Stalin che lo inserì nel Politburò nel 1926 e in seguito, durante la seconda guerra mondiale, ne fece il ministro degli Esteri e  della  Guerra.

Quando la Russia invase la Finlandia, dando inizio a  quella che venne definita la Guerra d’inverno, l’ilare sopravvissuto al bolscevismo decise  di chiamare le bombe RRAB-3 sganciate nei raid sul Paese assediato con l’innocuo soprannome  di  ”cestini del pane di Molotov”.

La bomba sovietica RRAB-3

La RRAB-3 (sigla per ротативно-рассеивающая авиационная бомба, rotativno-rasseivaûŝaâ aviacionnaâ bomba, ovvero “bomba aerea a dispersione rotante”) era una bomba aeronautica incendiaria di origine sovietica, una delle prime tipologie di bomba a grappolo.

Veniva lanciata da un aereo e combinava una forte carica esplosiva con un grappolo di bombe incendiarie.

La  risposta non si fece attendere: mentre le truppe finlandesi combattevano disperatamente per respingere gli attacchi dei blindati sovietici, i resistenti  coniarono il termine sarcastico di “cocktail Molotov”, termine che passerà alla storia, per identificare l’ordigno-bevanda più appropriato per accompagnare le consegne di cibo mortale di Molotov.

Le bombe Molotov sono realizzate con una bottiglia in vetro riempita con liquido infiammabile e da un innesco.

La bottiglia viene incisa con un tagliavetro per permetterne la frantumazione al momento del contatto.

L’innesco più semplice è costituito da uno straccio avvolto attorno al collo della bottiglia, bagnato dello stesso liquido contenuto all’interno (in genere benzina, talvolta anche imbevuto di olio per permettere alla fiamma di svilupparsi più velocemente); un altro tipo è costituito da uno o più fiammiferi antivento attaccati con nastro adesivo all’esterno della bottiglia.

Quindi l’innesco viene infuocato e la bottiglia lanciata contro il bersaglio: l’impatto frantuma il contenitore in vetro e il liquido si infiamma, trasmettendo l’incendio al bersaglio.

In altre varianti l’incendio viene provocato dal contatto tra un acido, contenuto all’interno della bottiglia e una sostanza basica presente sulla superficie esterna.

Questa versione aveva la caratteristica, in caso di attacchi notturni a colonne di carri armati o camion, di non rivelare la posizione dell’utilizzatore in quanto non era necessario accendere la miccia prima del lancio.

Durante la guerra  d’inverno, le molotov furono  prodotte in massa dalla catena di negozi ALKO (il monopolio statale finlandese dell’alcol), addirittura  accompagnate dai fiammiferi per accenderle.

Le molotov furono  prodotte in massa dalla catena di negozi ALKO, in Finlandia

Il cocktail Molotov ha attraversato la storia e i continenti,  perché è stato ed è ancora oggi l’arma più semplice da utilizzare contro gli Eserciti invasori. Ernesto Che Guevara, nel suo libro La guerra di guerriglia, descrive un sistema per innestare una bomba Molotov su un fucile, in modo da ricreare una sorta di lanciagranate rudimentale: un palo di legno viene incollato alla cartuccia inserita nel fucile, poi  sul palo viene innestato un ammortizzatore di gomma sul quale viene alloggiata la bottiglia.

Per aumentarne la nocività, veniva introdotto nella bottiglia del polistirolo, il quale – a contatto con la benzina – si scioglieva generando un surrogato del napalm che rendeva l’ordigno significativamente più pericoloso, in quanto, al momento della frantumazione, la benzina incendiata aderisce alle superfici con cui viene a contatto.

Molotov  non avrebbe mai immaginato che oggi, quasi 83 anni dopo, quello stesso cocktail potessero venire nuovamente utilizzato contro le  truppe e  i carri armati russi,  questa volta in Ucraina.

Qui,  nel febbraio scorso un birrificio chiamato Pravda (Verità in russo), vicino Leopoli, ha cominciato a produrre molotov all’inizio della guerra.

Un birrificio vicino Leopoli ha cominciato a produrre molotov all’inizio della guerra in Ucraina

Hanno anche stampato un’etichetta, proprio come  fece  la fabbrica finlandese ALKO.

*Editor per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa

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