Di Daniela Lombardi
Kabul – A Kabul l’accordo con i talebani non ha riscosso grosso successo anzi, per dirla tutta, non piace minimamente. Il governo afghano soffre l’esclusione dai colloqui di pace e non nasconde l’insoddisfazione per le condizioni negoziate tra Usa e Taliban a Doha, giudicate troppo favorevoli agli “studenti coranici”. Il presidente afghano Ghani, che da sempre ha cercato il dialogo ma che ha costantemente ribadito come vi siano diritti e doveri non negoziabili, aveva manifestato perplessità già nel giorno in cui l’intesa è stata siglata. Oggi, lo stesso Ghani esce ancora di più allo scoperto, rifiutando di liberare i cinquemila talebani detenuti nelle prigioni governative. Uno dei punti dell’accordo, infatti, prevede proprio questo: la liberazione di cinquemila guerriglieri, contro il rilascio di circa mille soldati afghani catturati dagli insorgenti. “Una condizione inaccettabile – ha ribadito Ghani – e che solo l’Afghanistan avrebbe potuto decidere di prendere. Gli Usa hanno fatto concessioni senza portarle al nostro tavolo, ma ci sono aspetti sui quali non bisogna abbassare la guardia”. Ghani ha da sempre manifestato il suo pensiero sulle precondizioni per la pace, cercando di coinvolgere i talebani anche nei nuovi progetti economici del Paese, come il Tapi, il gasdotto che attraversa Turkmenistan, Afghanistan, Pakistan e India, ma mantenendo fermi alcuni principi: al governo entra solo chi accetta di rispettare alcuni diritti, quali quelli delle donne, quelli all’istruzione, e si adopera per un “cessate il fuoco” permanente. Su questo fronte, i talebani non danno alcuna garanzia, tanto è vero che, già a pochi giorni dall’accordo, due attentati hanno insanguinato Helmand e Logar. Dieci soldati afghani sono morti e, in più, 55 civili sono stati sequestrati nella provincia di Maidan–Wardag. Ghani non ha risparmiato bordate ai talebani pakistani, invitandoli a lasciare il Paese per dimostrare la loro buona volontà di arrivare alla pace. Tutti gli elementi a disposizione, dunque, dicono che nell’intesa con i talebani, gli Usa non hanno fatto i conti col governo centrale, trattando l’Afghanistan come se non fosse uno Stato sovrano. Nulla, a questo punto, è scontato. I 14 mesi stabiliti per il ritiro delle truppe della coalizione saranno lunghi e travagliati ma, soprattutto, le condizioni stabilite potrebbero facilmente venire meno.
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