ROMA. In un’area sotto stretto controllo delle Forze di Polizia, militari dell’Operazione “Strade Sicure” (supportati dai volontari della Protezione civile che hanno aiutato le persone in arrivo nella Capitale per le esequie) oltre 50 mila fedeli hanno dato l’estremo saluto al Papa emerito, Benedetto XVI.
Al termine delle esequie la folla di fedeli, presente in piazza, ha scandito a piena voce il grido “Santo subito!”.
La salma è stata tumulata nelle Grotte vaticane.
La celebrazione dei funerali di Papa Ratzinger è stata preceduta dalla recita del Santo Rosario.
La bara è stata collocata sul sagrato. Sopra la bara è stato collocato un Vangelo aperto.
L’OMELIA DI PAPA FRANCESCO
“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46). Sono le ultime parole che il Signore pronunciò sulla croce; il suo ultimo sospiro – potremmo dire -, capace di confermare ciò che caratterizzò tutta la sua vita: un continuo consegnarsi nelle mani del Padre suo.
Mani di perdono e di compassione, di guarigione e di misericordia, mani di unzione e benedizione, che lo spinsero a consegnarsi anche nelle mani dei suoi fratelli.
Il Signore, aperto alle storie che incontrava lungo il cammino, si lasciò cesellare dalla volontà di Dio, prendendo sulle spalle tutte le conseguenze e le difficoltà del Vangelo fino a vedere le sue mani piagate per amore: Guarda le mie mani, disse a Tommaso (Gv 20,27), e lo dice ad ognuno di noi. Mani piagate che vanno incontro e non cessano di offrirsi, affinché conosciamo l’amore che Dio ha per noi e crediamo in esso (cfr 1 Gv 4,16) [1].
Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito è l’invito e il programma di vita che sussurra e vuole modellare come un vasaio (cfr Is 29,16) il cuore del pastore, fino a che palpitino in esso i medesimi sentimenti di Cristo Gesù (cfr Fil 2,5).
Dedizione grata di servizio al Signore e al suo Popolo che nasce dall’aver accolto un dono totalmente gratuito: Tu mi appartieni… tu appartieni a loro, balbetta il Signore; tu stai sotto la protezione delle mie mani, sotto la protezione del mio cuore. Rimani nel cavo delle mie mani e dammi le tue. [2]
È la condiscendenza di Dio e la sua vicinanza capace di porsi nelle mani fragili dei suoi discepoli per nutrire il suo popolo e dire con Lui: prendete e mangiate, prendete e bevete, questo è il mio corpo che si offre per voi (cfr Lc 22,19).
Dedizione orante, che si plasma e si affina silenziosamente tra i crocevia e le contraddizioni che il pastore deve affrontare (cfr 1 Pt 1,6-7) e l’invito fiducioso a pascere il gregge (cfr Gv 21,17).
Come il Maestro, porta sulle spalle la stanchezza dell’intercessione e il logoramento dell’unzione per il suo popolo, specialmente là dove la bontà deve lottare e i fratelli vedono minacciata la loro dignità (cfr Eb 5,7-9).
In questo incontro di intercessione il Signore va generando la mitezza capace di capire, accogliere, sperare e scommettere al di là delle incomprensioni che ciò può suscitare. Fecondità invisibile e inafferrabile, che nasce dal sapere in quali mani si è posta la fiducia (cfr 2 Tim 1,12).
Fiducia orante e adoratrice, capace di interpretare le azioni del pastore e adattare il suo cuore e le sue decisioni ai tempi di Dio (cfr Gv 21,18): Pascere vuol dire amare, e amare vuol dire anche essere pronti a soffrire. Amare significa: dare alle pecore il vero bene, il nutrimento della verità di Dio, della parola di Dio, il nutrimento della sua presenza. [3]
Dedizione sostenuta dalla consolazione dello Spirito, che sempre lo precede nella missione: nella ricerca appassionata di comunicare la bellezza e la gioia del Vangelo (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 57), nella testimonianza feconda di coloro che, come Maria, rimangono in molti modi ai piedi della croce, in quella pace dolorosa ma robusta che non aggredisce né assoggetta; e nella speranza ostinata ma paziente che il Signore compirà la sua promessa, come aveva promesso ai nostri padri e alla sua discendenza per sempre (cfr Lc 1,54-55).
Anche noi, saldamente legati alle ultime parole del Signore e alla testimonianza che marcò la sua vita, vogliamo, come comunità ecclesiale, seguire le sue orme e affidare il nostro fratello alle mani del Padre: che queste mani di misericordia trovino la sua lampada accesa con l’olio del Vangelo, che egli ha sparso e testimoniato durante la sua vita (cfr Mt 25,6-7).
San Gregorio Magno, al termine della Regola pastorale, invitava ed esortava un amico a offrirgli questa compagnia spirituale: In mezzo alle tempeste della mia vita, mi conforta la fiducia che tu mi terrai a galla sulla tavola delle tue preghiere, e che, se il peso delle mie colpe mi abbatte e mi umilia, tu mi presterai l’aiuto dei tuoi meriti per sollevarmi. È la consapevolezza del Pastore che non può portare da solo quello che, in realtà, mai potrebbe sostenere da solo e, perciò, sa abbandonarsi alla preghiera e alla cura del popolo che gli è stato affidato [4].
È il Popolo fedele di Dio che, riunito, accompagna e affida la vita di chi è stato suo pastore. Come le donne del Vangelo al sepolcro, siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde; vogliamo farlo con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione che egli ha saputo elargire nel corso degli anni. Vogliamo dire insieme: Padre, nelle tue mani consegniamo il suo spirito.
Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce!”
LA PARTECIPAZIONE DEI FEDELI
Piazza San Pietro era già piena alle prime ore di una giornata nebbiosa.
Fedeli provenienti dalla Germania hanno sventolato le bandiere del loro Paese.
C’è stata una grande corsa per cercare di conquistare un posto a sedere.
Molti gli striscioni con la scritta “Danke Benedikt” (Grazie Benedetto).
Alle 6.30 già era molto lunga la fila che arrivava dal lato di Porta Sant’Anna. La zona intorno al Vaticano è stata transennata fino alla fine di Via della Conciliazione e per accedere ai varchi, dove ci sono i controlli della sicurezza, occorreva fare lunghi giri.
Via della Conciliazione che da San Pietro conduce fino a Castel Sant’Angelo e al Lungotevere non poteva essere attraversata neppure a piedi.
Secondo i dati forniti dalle Autorità vaticane in 3 giorni 195 mila persone hanno reso omaggio al Papa emerito, scomparso il 31 dicembre, a 95 anni.
IL ROGITO DI PAPA BENEDETTO XVI
Nel “Rogito» in latino posto in un sigillo di metallo e messo dentro la bara dove riposano le spoglie di Ratzinger, insieme alle medaglie del pontificato e ai palli, vengono sintetizzate le sua vita e le sue opere.
Ecco il testo:
“Nella luce di Cristo risorto dai morti, il 31 dicembre dell’anno del Signore 2022, alle 9,34 del mattino, mentre terminava l’anno ed eravamo pronti a cantare il Te Deum per i molteplici benefici concessi dal Signore, l’amato Pastore emerito della Chiesa, Benedetto XVI, è passato da questo mondo al Padre. Tutta la Chiesa insieme col Santo Padre Francesco in preghiera ha accompagnato il suo transito.
Benedetto XVI è stato il 265° Papa. La sua memoria rimane nel cuore della Chiesa e dell’intera umanità.
Joseph Aloisius Ratzinger, eletto Papa il 19 aprile 2005, nacque a Marktl am Inn, nel territorio della Diocesi di Passau (Germania), il 16 aprile del 1927.
Suo padre era un commissario di gendarmeria e proveniva da una famiglia di agricoltori della bassa Baviera, le cui condizioni economiche erano piuttosto modeste.
La madre era figlia di artigiani di Rimsting, sul lago di Chiem, e prima di sposarsi aveva fatto la cuoca in diversi alberghi.
Trascorse la sua infanzia e la sua adolescenza a Traunstein, una piccola città vicino alla frontiera con l’Austria, a circa trenta chilometri da Salisburgo, dove ricevette la sua formazione cristiana, umana e culturale.
Il tempo della sua giovinezza non fu facile. La fede e l’educazione della sua famiglia lo prepararono alla dura esperienza dei problemi connessi al regime nazista, conoscendo il clima di forte ostilità nei confronti della Chiesa cattolica in Germania.
In questa complessa situazione, egli scoprì la bellezza e la verità della fede in Cristo.
Dal 1946 al 1951 studiò nella Scuola superiore di filosofia e teologia di Frisinga e all’Università di Monaco.
Il 29 giugno 1951 fu ordinato sacerdote, iniziando l’anno successivo la sua attività didattica nella medesima Scuola di Frisinga. Successivamente fu docente a Bonn, a Münster, a Tubinga e a Ratisbona.
Nel 1962 divenne perito ufficiale del Concilio Vaticano II, come assistente del Cardinale
Joseph Frings. Il 25 marzo 1977 Papa Paolo VI lo nominò Arcivescovo di München und Freising e ricevette l’ordinazione episcopale il 28 maggio dello stesso anno. Come motto episcopale scelse “Cooperatores Veritatis”.
Papa Montini lo creò e pubblicò Cardinale, del Titolo di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino, nel Concistoro del 27 giugno 1977.
Il 25 novembre 1981 Giovanni Paolo II lo nominò Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; e il 15 febbraio dell’anno successivo rinunciò al governo pastorale dell’Arcidiocesi di München und Freising.
Il 6 novembre 1998 fu nominato Vice-Decano del Collegio Cardinalizio e il 30 novembre 2002 divenne Decano, prendendo possesso del Titolo della Chiesa Suburbicaria di Ostia.
Venerdì 8 aprile 2005 presiedette la Santa Messa esequiale di Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro.
Dai Cardinali riuniti in Conclave fu eletto Papa il 19 aprile 2005 e prese il nome di Benedetto XVI. Dalla loggia delle benedizioni si presentò come “umile lavoratore nella vigna del Signore”.
Domenica 24 aprile 2005 iniziò solennemente il suo ministero Petrino.
Benedetto XVI pose al centro del suo pontificato il tema di Dio e della fede, nella continua ricerca del volto del Signore Gesù Cristo e aiutando tutti a conoscerlo, in particolare mediante la pubblicazione dell’opera Gesù di Nazaret, in tre volumi.
Dotato di vaste e profonde conoscenze bibliche e teologiche, ebbe la straordinaria capacità di elaborare sintesi illuminanti sui principali temi dottrinali e spirituali, come pure sulle questioni cruciali della vita della Chiesa e della cultura contemporanea.
Promosse con successo il dialogo con gli anglicani, con gli ebrei e con i rappresentanti delle altre religioni; come pure riprese i contatti con i sacerdoti della Comunità San Pio X.
La mattina dell’11 febbraio 2013, durante un Concistoro convocato per ordinarie decisioni circa tre canonizzazioni, dopo il voto dei Cardinali, il Papa lesse la seguente dichiarazione in latino:
Bene conscius sum hoc munus secundum suam essentiam spiritualem non solum agendo et loquendo exerceri debere, sed non minus patiendo et orando. Attamen in mundo nostri temporis rapidis mutationibus subiecto et quaestionibus magni ponderis pro vita fidei perturbato ad navem Sancti Petri gubernandam et ad annuntiandum Evangelium etiam vigor quidam corporis et animae necessarius est, qui ultimis mensibus in me modo tali minuitur, ut incapacitatem meam ad ministerium mihi commissum bene administrandum agnoscere debeam. Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 20, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse.
Nell’ultima Udienza generale del pontificato, il 27 febbraio 2013 nel ringraziare tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui era stata accolta la sua decisione, assicurò: “Continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere sempre“.
Dopo una breve permanenza nella residenza di Castel Gandolfo, visse gli ultimi anni della sua vita in Vaticano, nel monastero Mater Ecclesiae, dedicandosi alla preghiera e alla meditazione.
Il magistero dottrinale di Benedetto XVI si riassume nelle tre Encicliche Deus caritas est (25 dicembre 2005), Spe salvi (30 novembre 2007) e Caritas in veritate(29 giugno 2009).
Consegnò alla Chiesa quattro Esortazioni apostoliche, numerose Costituzioni apostoliche, Lettere apostoliche, oltre alle Catechesi proposte nelle Udienze generali e alle allocuzioni, comprese quelle pronunciate durante i ventiquattro viaggi apostolici compiuti nel mondo.
Di fronte al relativismo e all’ateismo pratico sempre più dilaganti, nel 2010, con il motu proprio Ubicumque et semper, istituì il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, a cui nel gennaio del 2013 trasferì le competenze in materia di catechesi.
Lottò con fermezza contro i crimini commessi da rappresentanti del clero contro minori o persone vulnerabili, richiamando continuamente la Chiesa alla conversione, alla preghiera, alla penitenza e alla purificazione.
Come teologo di riconosciuta autorevolezza, ha lasciato un ricco patrimonio di studi e ricerche sulle verità fondamentali della fede”.
NOTE
[1] Cfr Benedetto XVI, Enc. Deus caritas est, 1.
[2] Cfr Id., Omelia nella Messa Crismale, 13 aprile 2006.
[3] Id., Omelia nella Messa di inizio del pontificato, 24 aprile 2005.
[4] Cfr ibid
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