Vaticano, la figura di Pio XII. Papa Francesco apre agli studiosi i carteggi dell’Archivio

Di Claudio Mancusi

Roma. Per volontà di Papa Francesco, dallo scorso 2 marzo sono stati messi a disposizione degli studiosi i carteggi dell’Archivio Vaticano su Papa Pio XII.

Papa Pio XII

Finalmente per chi la studierà, la storia potrà continuare ad essere “maestra”, insegnando nella verità dei fatti storici non solo la grande opera di salvataggio degli ebrei voluta e compiuta da Papa Pacelli, ma anche tutti gli avvenimenti ed interventi successivi alla Seconda Guerra Mondiale.

Il Magistero Pontificio diventa, nell’opera di ricostruzione del secondo dopoguerra, una guida sicura ed efficace per i cattolici.

Tanti dolori non sono stati vani, né vani sono stati i lunghi anni di preparazione nel silenzio e, a volte, nella clandestinità.

I cattolici dei Paesi occupati dal nazismo o dal fascismo avevano trovato l’ardore dei tempi migliori.

La resistenza europea è stata possibile solo con loro. Gli anni che verranno ed altri errori saranno testimoni di uno dei più colossali “falsi storici”: l’attribuzione dei meriti della resistenza ad una sola fazione e l’incomprensione più assurda verso Pio XII e verso i cattolici.

Ma i fatti rimangono e testimoniano il contributo essenziale dato dal Papa alla pace, delle sue proteste contro tutte le malversazioni, dalla catena di opere create per alleviare le sofferenze dei prigionieri, delle famiglie, nelle città occupate e bombardate.

E’ Pio XII che per primo accorre sulle rovine fumanti del quartiere “San Lorenzo” di Roma bombardato, e i primi soccorsi che arrivano nelle città mutilate sono i doni del Papa che ha aperto chiese e conventi per raccogliere e salvare ebrei e perseguitati politici di ogni fede.

I cattolici hanno di nuovo i loro martiri fra il clero e il laicato, e rinsaldano i vincoli della fraternità, prima ancora di dare un volto alla libertà e alla democrazia.

Ai cattolici, più che agli altri, si deve lo sforzo per un’Unione Europea, per un sindacato efficiente e depoliticizzato, per la ricostruzione dei singoli Paesi e della civiltà stessa.

La guerra ha portato conseguenze funeste su di ogni piano: tra l’altro ha portato il giogo comunista, là dove l’esercito rosso si è attestato, e la minaccia rivoluzionaria in ogni paese, ma specialmente in quei luoghi dove la repressione fascista o nazista era stata più dura.

Il fronte democratico è formato soprattutto e prima di tutto, dalle associazioni e dalle istituzioni cattoliche che nascono ex-novo (come le ACLI, la Confederazione Coltivatori Diretti e innumerevoli altre uscite dalla matrice dell’Azione Cattolica, la quale ha dato gregari e dirigenti di primo piano alla guida della nazione) o si riformano (Confederazioni, Cooperative, Artigianato Cattolico ecc.).

Si formano organismi di carattere sociale con la partecipazione di associazioni dell’Azione Cattolica, si formano movimenti internazionali: e quello che avviene in Italia avviene negli altri Paesi, anche laddove il vento della persecuzione aveva soffiato più a lungo.

Le tappe della ricostruzione nel dopoguerra sono, in un certo senso, segnate e precisate dall’incontro fra l’azione dei cattolici e il magistero del Pontefice. Ciò vale in modo tutto speciale per l’Italia.

Il Magistero di Pio XII si impernia su diversi e svariati punti, tuttavia possiamo sottolineare alcuni “filoni ricorrenti” che hanno importanza sociale.

Nei primi cinque anni del dopoguerra, Pio XII è preoccupato della ricostruzione non solo materiale ma, soprattutto, morale: ricostruzione del diritto, delle coscienze, conseguimento di vittorie morali da parte delle nazioni vincitrici per il consolidamento della pace.

Per la ricostruzione dell’ordine e della pace, occorre provvedere ad alleviare le sofferenze e le miserie dei prigionieri, degli affamati, dei profughi, dei senza tetto, dei disoccupati; in modo speciale occorre pensare ai bambini.

La ricostruzione del mondo però postula, come realtà indispensabile, la ricostruzione della famiglia che era stata colpita nei regimi totalitari.

E’una visione adatta ai tempi nuovi quella che ha il Papa, il quale parla, fra l’altro, della posizione della donna, rivendica parità di salario per parità di lavoro.

Pio XII rivendica alla Chiesa il compito di interessarsi di materia economica e sociale contro chi la vorrebbe esclusa.

Nella visione sociale della Chiesa l’uomo è il cardine fondamentale, ma dall’uomo si passa naturalmente alla società e a tutti i problemi che oggi incalzano: per questi la Chiesa ha delle soluzioni e visioni particolari che sono di vantaggio alla società intera.

Più volte, Pio XII parla delle “nazionalizzazioni”. Il Papa giustifica le nazionalizzazioni quando siano veramente utili al bene comune, mette tuttavia in guardia contro nazionalizzazioni eccessive, che non apportano beneficio alcuno alla comunità.

Il problema sindacale torna a porsi nella nuova realtà del dopoguerra. Pio XII afferma la legittimità di un’azione sindacale comune con altri, da parte dei cattolici; ma a patto che il sindacato non sconfini dal suo campo e non conduca a lotte di classe che comportano nuovi totalitarismi.

Allo sviluppo della persona umana, dei suoi diritti e dei suoi doveri, Pio XII concede largo spazio nel suo magistero.

Anche la questione sociale che si va ponendo in termini drammatici negli anni 1947-48 è vista in proiezione della persona umana.

Questo vale in modo speciale per gli insegnamenti dati in materia agricola quando in Italia, sotto la spinta dei cattolici, si stava da un lato mettendo in atto una riforma agraria da parte dello Stato, dall’altro si impostavano i piani di sviluppo per combattere la depressione del lavoro dei campi.

Sul medesimo principio il Papa insiste con l’artigianato, con le ACLI, con i rappresentanti delle organizzazioni padronali.

Frattanto in Italia si sono avuti due avvenimenti importanti: la vittoria elettorale del partito della Democrazia Cristiana il 18 aprile 1948, la catena di scioperi rivoluzionari del luglio dello stesso anno.

I termini rivoluzionari hanno posto in discussione la questione dell’appartenenza dei cattolici al Sindacato unico: questione che si risolverà grazie alla corrente cristiana già costituita in seno al Sindacato Unico, la quale darà vita al Sindacato Libero e Democratico.

La Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL) che entrerà assai spesso in lotta con la CGIL. asservita ai comunisti.

Il 1° luglio 1949, con l’assenso del Papa, viene emanato il decreto del Sant’Uffizio per la condanna del comunismo ateo con la conseguente scomunica.

Il periodo del “dopoguerra” finisce nel 1950 con l’apertura della guerra di Corea da un lato, e dall’altro con la battuta di arresto nelle espansioni sociali in diversi Paesi in cui, ad una maggioranza socialmente più aperta, tiene dietro una nuova maggioranza più conservatrice: è il caso degli USA e della Gran Bretagna; contemporaneamente si passa ad un irrigidimento di posizioni fra i due blocchi: è il periodo della “guerra fredda”.

Molti Paesi, anche cattolici, sono sotto governi comunisti spalleggiati e tenuti in essere dall’esercito russo: la persecuzione religiosa si svolge in modo sistematico per il trionfo dell’ateismo scientifico.

Laici, religiose, religiosi, sacerdoti, vescovi e cardinali sono imprigionati e, spesso, torturati; Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Germania Est, Paesi Baltici, Bulgaria, Romania, Albania oltre a numerose nazioni dell’Asia e a tutte le Repubbliche raggruppate nell’URSS, sono in queste condizioni.

La spinta rivoluzionaria comunista è forte anche in paesi democratici. Il Pontefice, mentre non trascura occasione per denunciare ciò che avviene nella “Chiesa del silenzio”, invita i cattolici ad una risoluzione dei problemi sociali secondo i principi della dottrina cristiana e contro gli eccessi ingiusti di sistemi capitalistici, oppressori della persona umana.

I Cattolici nei paesi europei sono impegnati, fra l’altro, per realizzare l’unità economico-politica del vecchio continente. I migliori uomini dei movimenti politici cattolici, da De Gasperi ad Adenauer, a Schumann, sono in prima linea in questo tentativo che solo in parte raggiungerà il suo effetto.

Il Papa, mentre incoraggia queste iniziative, dà inizio ad una serie vastissima di interventi per precisare limiti e compiti del nuovo pericolo sociale: il tecnicismo, di cui denuncia i possibili reali danni contro la persona e la famiglia.

Lo Stato moderno rischia di diventare una mostruosa macchina amministrativa, il lavoro stesso perde di quella dimensione umana che è per esso essenziale.

D’altra parte, nonostante i progressi tecnici, ci sono mali sociali in agguato: la disoccupazione di alcune zone e specialmente del Sud Italia, che richiede interventi anche a livello internazionale.

Vengono trattati e dibattuti temi nuovi nelle diverse assise dei cattolici: dal ruolo dell’agricoltura, al tema delle “relazioni umane” a quello del “tempo libero”.

Puntualmente l’intervento del Pontefice precisa, esorta, mette in guardia specialmente da certe punte di demagogia che, assai spesso, affiorano.

Grandi problemi di fondo, come il rapporto fra economia e morale, sono toccati più e più volte dal Pontefice.

Frattanto i problemi sociali stanno presentandosi in maniera nuova, più completa e, soprattutto, con una dimensione universale.

Pio XII li affronta in questa proiezione e invita i cattolici a vederli così, nella loro grandezza e complessità. Pio XII muore nell’ottobre del 1958.

La sua figura e la sua opera sono entrate nella storia della Chiesa e del mondo: ogni tentativo di scalfirne la grandezza e la santità sarà destinato al fallimento.

Ma questi tentativi ci saranno e non tutti i cattolici, ancora una volta avranno tanto buon senso da vederli nella loro vera dimensione: prodotti di movimenti, di gruppi e di persone che non sanno perdonare lo spirito dato dal Pontefice alla Chiesa,soprattutto sul piano sociale, e la posizione che i cattolici hanno conquistato sotto la sua guida.

Perché con Pio XII i cattolici escono dal “ghetto”, perché con lui ha inizio il nuovo ecumenismo e la Chiesa entra nella modernità.

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