VENEZUELA: “EL HOMBRE DE LAS TRES PATRIAS”. STORIA DI AGOSTINO CODAZZI, UFFICIALE GEOGRAFO CHE TRACCIO’ LE LINEE DI CONFINE CON COLOMBIA ED ECUADOR

Di Gerardo Severino*

CARACAS (nostro servizio particolare). La storia militare del nostro Paese ci ricorda che ci sono stati uomini che hanno scritto pagine di autentico eroismo, sia in pace che in  guerra, altri che hanno legato il proprio nome ad eventi straordinari.

Altri, infine, che hanno vissuto solo per la scienza, “passando”, quindi, al novero dei posteri per aver innovato taluni aspetti tecnici, per aver brevettato nuove tecnologie, ma anche per aver contribuito al progresso di Stati e Popoli, attraverso scoperte e studi geografici, come nel caso di Agostino Codazzi,  ufficiale e topografo italiano prevalentemente al servizio del Venezuela, del quale divenne cittadino.

Lugo, la casa natale di Agostino Codazzi

Particolarmente rilevante, come vedremo, sarebbe stato, tuttavia, anche il suo ruolo in favore della Colombia, ove è celebre per aver disegnato il tragitto del famoso “Canale di Panama”.

Di fatto, la figura di Agostino Codazzi è quasi sconosciuta nella sua Patria d’origine, l’Italia, la prima delle “Tre Patrie”, pur essendo stato un valoroso combattente nell’Esercito italico e, soprattutto, uno dei più grandi esploratori dell’Ottocento, che tanto lustro ha dato al nostro Paese.

Da Lugo di Romagna alle Americhe del Sud (1793 – 1819)

Giovanni Battista Agostino Codazzi, conosciuto in America Latina col nome di Juan Bautista Agustín Codazzi Bertoloti, nacque a Lugo (Ravenna) il 12 luglio del 1793, figlio di Domenico Codazzi e di Costanza Bartolotti, in un’epoca nella quale la cittadina romagnola faceva parte dello Stato Pontificio.

Secondo alcuni biografi, il Codazzi, si arruolò nell’Esercito napoleonico tra il 1810 e il 1812, prendendo così parte alle campagne d’Italia [1].

Secondo altri, invece, frequentò dapprima la Scuola di Artiglieria di Modena, uscendo con il grado di Sottotenente, nel 1813.

Successivamente si arruolò nell’Esercito italico, partecipando così alle ultime battaglie di Napoleone in Europa.

Ebbene, era stato proprio al seguito delle truppe francesi, nel Nord Europa, che Agostino Codazzi aveva stretto amicizia con Costante Ferrari, un romagnolo come lui, con il quale avrebbe condiviso le scelte future.

Con lo scioglimento dell’Esercito italico, l’ufficiale di Lugo si arruolò nelle truppe anglo-italiane di Lord Bentinck, ove prestò servizio per circa un anno.

Allo scadere dell’ingaggio, volendo sfruttare i risparmi e i proventi della “Cassa Ufficiali”, convinse l’amico Ferrari a tentare la fortuna, ma questa volta nel commercio.

Si racconta che i due amici partirono alla volta di Costantinopoli, ma che la nave che li trasportava naufragò.

Rimasti, quindi, quasi senza soldi, ripiegarono nuovamente sulla vita militare, tentando un arruolamento mercenario.

Non trovando nessun ingaggio in Turchia, partirono, quindi, in direzione degli Stati Uniti d’America, ove già allora erano in tanti gli emigrati provenienti dalla Penisola italiana, anche se non ancora sotto la veste di esuli politici, come lo furono coloro che sarebbero stati costretti dagli eventi insurrezionali del 1821.

Da Baltimora scesero fino alla Florida.

Speranzosi sul fatto che la propria esperienza militare sarebbe stata apprezzata, il Codazzi e il Ferrari si offrirono quali combattenti per l’indipendenza del Messico.

In seguito, passarono nel Sud America, attratti dalla fama del grande Simón Bolívar.

Agostino Codazzi, promosso nel frattempo Tenente Colonnello d’Artiglieria, sempre legato all’amico Ferrari, partecipò, quindi, alla nascita della Grande Colombia.

In seguito, i due amici decisero di ritornare in Italia.

Dopo aver acquistato una tenuta agricola nella campagna di Massa Lombarda (Ravenna), Agostino Codazzi esercitò per circa 7 anni tale attività: un vero record per uno come lui, abituato alla vita delle armi.

Stanco, infatti, di quella vita poco avventurosa, Agostino cedette tutto all’amico Ferrari, ripartendo così per le lontane Americhe.

Nel 1826, l’ex ufficiale napoleonico era di nuovo in Colombia, ove  Simón Bolívar governava ormai da anni.

Fu, quindi, allora che Agostino Codazzi decise di volersi dedicare ad una passione che coltivava da molto tempo, vale a dire lo studio della geografia di quell’immenso Paese, all’epoca pressoché sconosciuto da un punto di vista topografico.

In realtà, oltre alla geografia, il Codazzi si interessò anche alla geologia e della misurazione topografica, tanto da ottenere ben presto l’incarico di eseguire le misure topografiche della zona di Maracaibo.

Ebbene, l’ennesima svolta nella vita del Codazzi si ebbe nel corso del 1830, allorquando la Gran Colombia si divise in più Stati.

Il territorio dove in quel momento viveva Agostino Codazzi entrò così a far parte del Venezuela.

La sua competenza in materia non tardò a produrre gli effetti desiderati, tant’è vero che le sue mappe furono presentate al Presidente della Repubblica venezuelana, José Antonio Páez, il quale, nell’apprezzarle, lo incaricò ufficialmente di redigere l’intera cartografia dello Stato.

Non solo, ma Agostino Codazzi ricevette anche il delicatissimo compito di tracciare le linee di confine tra il Venezuela, la Colombia e l’Ecuador.

Uno dei numerosi rilievi topografici realizzati in Colombia da Agostino Codazzi

Nel 1834, da qualche anno divenuto cittadino venezuelano, Agostino Codazzi si sposò con Araceli Fernandez de la Hot, dalla cui unione sarebbero nati ben otto figli.

Nello stesso anno compì, quindi, l’esplorazione del fiume Orinoco, che attraversa da Ovest a Est tutto il Venezuela e poi sfocia nell’Oceano Atlantico, attraverso il Delta dell’Amacuro.

Promosso Colonnello dell’Esercito venezuelano, Agostino Codazzi concluse l’imponente lavoro affidatogli nel 1838, consegnando al Governo due opere ancora oggi ritenute fondamentali: “Resumen de la Geografia de Venezuela” e “Mapa fisico y politico de la Republica de Venezuela”.

Per i meriti acquisiti nei riguardi del Paese, fu poi nominato capo di Stato Maggiore, peraltro costretto a imbracciare di nuovo le armi a  causa delle varie rivolte dei Caudillos, ricevendo però anche il piacevole incarico di redigere l’atlante delle undici province che componevano allora il Venezuela stesso.

Dopo un viaggio in Europa, principalmente a Parigi, Codazzi fece ritorno in Venezuela, ove fu nominato Governatore dello Stato di Barinas, carica che dovette abbandonare per uno dei tanti colpi di Stato.

Certamente, l’uomo d’arme ed esploratore romagnolo non  rimase con le mani in mano.

Grazie alla sua profondissima conoscenza del territorio, il Governo gli affidò il compito di scegliere luoghi disabitati adatti ad ospitare colonie di immigrati europei.

La scelta ricadde sulla vallata del fiume Tuy, a non molti chilometri da Caracas, ove in un sito selvaggio ma dalle condizioni morfologiche e climatiche favorevoli avrebbe ospitato non pochi coloni provenienti dall’Europa.

Era il maggio del 1843 quando giunsero in Venezuela 389 contadini (239 uomini e 150 donne) provenienti dal Baden-Württemberg.

Essi fondarono la Colonia Tovar, tuttora esistente.

Il busto del Codazzi presso la Colonia Tovar (Venezuela)

Agostino Codazzi e la Colombia (1849 – 1859)

Non tutti i biografi del Codazzi hanno ricordato come la Repubblica di Colombia debba a lui il fondamento della sua tradizione topografica e, soprattutto, la fissazione delle sue antiche frontiere, tra il 1852 e il 1855.

La biografia del Codazzi è stata, quasi sempre, rivolta alla sua permanenza e attività professionale in Venezuela, la Nazione che in effetti lo ha onorato più di altre, tanto da volerlo sepolto nel Pantheon di Caracas, ove è sepolto lo stesso Bolivar.

In realtà, molto importante furono gli anni – gli ultimi della sua vita terrena – che il Generale Codazzi visse in Colombia, ove fece ritorno nel gennaio del 1849, a seguito della nomina (già nel luglio del 1848), voluta dal Generale Tomás Cipriano Mosquera, allora Presidente della Repubblica di Nuova Granada, a professore presso la Scuola Militare Superiore di Bogotà.

Come ricorda un suo biografo: “Solo nel gennaio 1849, il Codazzi si poneva agli ordini del generale Mosquera ed entrava in Bogotà, quanto mutata dalla città che egli aveva vista trent’anni prima! Benché avesse già cinquantasei anni, benché ancora lontani fossero i suoi cari, benché nulla avesse più del suo e l’avvenire si profilasse pieno di incertezze, sentì per la città come un senso di simpatia, e fu lieto di esservi tornato”[2].

Il Generale Codazzi, oltre ad essere insegnante presso la Scuola d’Artiglieria in Bogotà, nel cui organico rimase anche negli anni seguenti, è noto negli annali di storia colombiana per aver studiato il tracciato del Canale di Panama, già a partire dal lontano 1852.

Il cortile interno della Scuola Militare di Bogotà

Non solo, ma oltre alla notissima “Geografia del Venezuela”, egli lasciò oltre una quantità di carte geografiche della Colombia, realizzate in anni e anni di studi, spesso frutto di pericolosissime esplorazioni in aree geografiche, allora tra le più impervie del Pianeta, così come ha ricordato lo stesso Longhena.

Ebbene, dopo gli impegni militari con l’Esercito colombiano e con la Commissione Corografica  Nazionale, sorta nel 1850, nel 1852, Agostino  Codazzi si portò a Panama, che allora faceva parte dello Stato di Colombia, onde effettuare, quale cartografo ufficiale, l’ispezione dell’Istmo di Panama, allo scopo di individuare il punto più adatto per l’escavazione di un futuro canale transoceanico.

E fu così che due anni dopo, nel  1854, nonostante nessuna menzione ufficiale parlasse di lui, il tracciato del Canale di Panama seguì tutte le indicazioni prospettate dall’ingegnoso ufficiale romagnolo.

A causa delle solite sommosse popolari che interessarono la Colombia, dalla cartografia civile, Agostino Codazzi ritornò a fare il militare, e sempre con il grado di Generale, salvo, poi, ritornare alla sua attività di geografo, appena i disordini ebbero termine.

Agostino Codazzi nei primi anni in Colombia

Dal 1857 in poi, l’ufficiale, oltre alla docenza presso la Scuola Militare di Bogotà, si occupò, quindi, prevalentemente di geografia, in particolare dell’esplorazione completa dei territori amazzonici e andini della Colombia e dell’Ecuador, su cui pubblicò un’opera poderosa composta di circa 600 pagine.

Molto importanti sarebbero state anche le sue scoperte archeologiche, oggi conservate nei Musei di Bogotà.

Il Piano urbanistico di Bogota realizzato nel 1852 da Agostino Codazzi

Per nulla incurante dei mille pericoli che quelle attività presentavano, il Generale Codazzi continuò imperterrito con le sue esplorazioni.

E fu, purtroppo, proprio nelle insalubri foreste della cordigliera andina che Agostino Codazzi contrasse la malaria.

Fu, infatti, proprio la terribile malattia polmonare che lo avrebbe portato alla morte.

Ciò avvenne ad Espíritu Santo, nelle montagne della Colombia (Stato di Magdalena) al confine con il Venezuela, il 7 febbraio del 1859.

Tempo dopo, la sua salma fece ritorno in Venezuela, per essere tumulata nel Pantheon Nazionale di Caracas, come abbiamo già ricordato.

Agostino Codazzi, quasi sconosciuto in Italia, ricevette molti “allori” in Venezuela e in Colombia (ove porta il suo nome l’attuale Istituto Geografico Nazionale) ma anche in Francia, ove ricevette in vita la medaglia d’onore della Società Geografica Francese, ma soprattutto la prestigiosa Legion d’Onore.

Nella natia Lugo rimangono di lui, oltre alla casa natale, riconoscibile per alcune lapidi sulla facciata di Corso Mazzini, 107 ed una via che collega le centralissime via Baracca e Corso Garibaldi, anche una Scuola Elementare, a lui intitolata nel settembre 1961.

NOTE

[1] Fondamentale è l’opera di Domenico Magnani, Biografia di Agostino Codazzi, Lugo, Tipografia del Lavoro, 1880

[2] Cfr. Mario Longhena (a cura di), Le Memorie di Agostino Codazzi, Milano, Istituto Editoriale Italiano, 1960, p. 92

*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza – Storico Militare. Membro del Comitato di Redazione di Report Difesa

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