Venezuela, Maduro illustra la nuova Costituzione. Per l’opposizione è un golpe

Caracas. Ormai il braccio di ferro tra il Presidente del Venezuela, Nicolas Maduro e l’opposizione si sta trasformando quasi in una guerra civile. Le violenti proteste di piazza hanno provocato finora una trentina di morti, numerosi feriti ed arresti. Le manifestazioni si susseguono, ormai quotidianamente, da inizio di aprile.

Dall’inizio di aprile si susseguono, ogni giorno, le manifestazioni di protesta in Venezuela

L’ultima decisione di Maduro di realizzare “un’assemblea Costituente del popolo per riformare la struttura giuridica dello Stato e portare la pace al nostro Paese”, è stata definita dall’opposizione “un golpe”.

Le manifestazioni antigovernative si susseguono dall’inizio di aprile, con un bilancio di almeno 30 morti.

L’intenzione di Maduro è di realizzare una “Costituente femminista, giovanile, studentesca, indigena”. Ma, per il presidente, la nuova Costituente deve essere “profondamente operaia, decisamente operaia, che appartenga profondamente alle comuni”. (http://www.presidencia.gob.ve/Site/Web/Principal/paginas/classMostrarEvento3.php?id_evento=4834)

Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro vuole cambiare la Costituzione, Proteste dell’opposizione

La nuova Costituzione sarà redatta da 500 delegati. La maggior parte  saranno esponenti dei Comuni, una struttura che il chavismo ha favorito nei suoi 18 anni di governo.

Largo spazio sarà dato ai pensionati e come detto a chi ha creduto, fin dall’inizio, al caviamo: indigeni e giovani. Il tutto nel pieno rispetto della Rivoluzione Bolivariana, è la filosofia politica di Maduro. Ma non ci saranno esponenti dei partiti, definiti “vecchie strutture”. I restanti 250 partecipanti all’assemblea per la redazione della Carta costituzionale saranno eletti per voto diretto.

Secondo Julio Borges, presidente del Parlamento (in mano all’opposizione) si tratta di una Costituente “truffa, inventata solo per distruggere la Costituzione attuale e cercare di fuggire così all’inesorabile verdetto delle elezioni” che il Governo chavista ha ritardato o sospeso da quando ha perso la maggioranza nel potere legislativo (dicembre 2015).

Intanto otto Paesi latinoamericani – Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Perù, Paraguay e Uruguay – hanno sottoscritto un appello comune nel quale si associano alla presa di posizione di Papa Francesco sulla necessità di ricercare al più presto “soluzioni negoziate” per la crisi politica e istituzionale in Venezuela. ”

I rappresentanti degli otto Stati chiedono poi che ci siano le condizioni per un dialogo politico nel Paese sudamericano. Ma deve cessare la violenza, va ripristinata la piena funzionalità dello Stato di diritto, devono essere liberati i prigionieri politici, devono essere restituite le prerogative dell’Assemblea Nazionale e si deve definire un calendario elettorale.

Intanto, il Tavolo dell’Unità Democratica (Mesa de la Unidad Democratica, MUD, coalizione di opposizione) ha scritto una lettera aperta al Papa, nella quale si nega l’esistenza di divergenze fra i componenti dei partiti che la formano nel  dialogo con il Governo di Nicolas Maduro.

Nel frattempo, il Presidente venezuelano ha annunciato il terzo aumento del salario minimo nel corso dell’anno. L’incremento del 60% è per tutti i lavoratori statali e per i pensionati.

La decisione è stata presa in mezzo ad una crisi economica devastante. E la riforma costituzionale potrebbe essere la soluzione per superare questa crisi, rimanendo al potere.

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