Di Giuseppe Gagliano*
HANOI. Con Phnom Penh, dopo secoli di tensioni e un passato segnato da conflitti, stanno cercando di ricostruire un rapporto diplomatico più stabile, ma il cammino è irto di ostacoli.

Mentre i due Paesi lavorano per rafforzare le relazioni bilaterali, il Vietnam ha recentemente acquisito soluzioni OSINT (Open Source Intelligence) europee per monitorare le minoranze Khmer, in particolare i Khmer Krom, che vivono nel Delta del Mekong.
Questa mossa, apparentemente tecnica, nasconde implicazioni geopolitiche e umanitarie che potrebbero complicare ulteriormente il fragile equilibrio tra i due vicini.
Le relazioni tra Vietnam e Cambogia, formalmente avviate nel 1967, sono state plasmate da una storia di rivalità e cooperazione altalenante.
Il periodo più drammatico risale alla fine degli anni ’70, quando l’invasione vietnamita del 1979 rovesciò il regime genocida dei Khmer Rossi, ponendo fine a un’ondata di atrocità che costò la vita a circa due milioni di cambogiani.
Tuttavia, l’occupazione vietnamita, protrattasi fino al 1989, ha lasciato strascichi di diffidenza, alimentati da dispute territoriali, come quelle sul Delta del Mekong, e da una percezione di ingerenza vietnamita negli affari cambogiani. Ancora oggi, la data del 7 gennaio, celebrata dal Governo cambogiano come “Giorno della Liberazione”, è vista da molti come un simbolo dell’ambivalenza nei confronti del ruolo vietnamita.
In questo contesto, la decisione di Hanoi di dotarsi di strumenti OSINT europei per monitorare i Khmer Krom, la minoranza etnica Khmer che vive nel Sud del Vietnam, solleva interrogativi.

Queste tecnologie, che raccolgono e analizzano dati da fonti pubbliche come social media, articoli e documenti online, permettono un controllo capillare su attività, movimenti e sentimenti delle comunità monitorate.
I Khmer Krom, stimati in circa un milione di persone, sono da tempo al centro di tensioni: il Governo vietnamita, temendo aspirazioni nazionaliste, ha spesso represso le loro espressioni di dissenso, limitando libertà di parola, associazione e culto.
Rapporti di Human Rights Watch documentano restrizioni sistematiche, con monaci buddisti e contadini Khmer Krom sotto sorveglianza per le loro proteste contro la perdita di terre e la marginalizzazione culturale.
Dal punto di vista strategico, l’adozione di strumenti OSINT da parte di Hanoi risponde a una duplice esigenza.
Da un lato, il Vietnam cerca di prevenire disordini interni, soprattutto nel delta del Mekong, dove le proteste per la confisca di terreni sono in aumento.
Dall’altro, l’acquisto di tecnologie europee segnala un tentativo di diversificare le fonti di intelligence, riducendo la dipendenza da fornitori cinesi o russi, in un momento in cui Hanoi cerca di bilanciare le sue alleanze geopolitiche. Tuttavia, questo approccio rischia di alimentare le tensioni con la Cambogia, dove il governo di Hun Sen, pur mantenendo legami economici con il Vietnam, guarda con crescente preoccupazione alle attività di monitoraggio che potrebbero essere percepite come un’ingerenza.
Sul piano diplomatico, i due Paesi stanno cercando di superare le controversie, con priorità come la demarcazione definitiva del confine terrestre di 1.137 km e lo sviluppo del commercio bilaterale.
Tuttavia, la sorveglianza dei Khmer Krom potrebbe complicare questi sforzi. In Cambogia, la minoranza vietnamita, spesso nata e cresciuta nel paese, è a sua volta vittima di discriminazioni, alimentate da una narrazione che la dipinge come una minaccia alla cultura Khmer.

Questo clima di reciproca diffidenza, esacerbato da questioni storiche e territoriali, rende il monitoraggio OSINT un’arma a doppio taglio: se da un lato rafforza la sicurezza interna del Vietnam, dall’altro rischia di inasprire le relazioni con Phnom Penh, che potrebbe interpretarlo come un tentativo di controllare indirettamente le dinamiche interne cambogiane.
Dal punto di vista militare e di intelligence, il ricorso a tecnologie OSINT europee evidenzia un’evoluzione nelle strategie vietnamite. Questi strumenti, meno invasivi rispetto alle tradizionali operazioni di spionaggio, permettono di raccogliere grandi quantità di dati senza violare apertamente i diritti internazionali.
Tuttavia, la loro applicazione a una minoranza etnica come i Khmer Krom solleva questioni etiche e legali, soprattutto alla luce delle critiche delle organizzazioni per i diritti umani. La Cambogia, d’altra parte, potrebbe rispondere rafforzando i propri legami con la Cina, che già esercita una forte influenza economica e politica nel paese, creando un ulteriore punto di attrito con Hanoi.
In conclusione, mentre Vietnam e Cambogia cercano di costruire un futuro di cooperazione, l’acquisto di soluzioni OSINT da parte di Hanoi per monitorare i Khmer Krom rivela le persistenti ombre del passato.
La sfida per entrambi i paesi sarà trovare un equilibrio tra sicurezza interna e rispetto dei diritti delle minoranze, senza compromettere il delicato processo di riconciliazione.
In un’area dove la storia continua a pesare sul presente, ogni passo falso rischia di riaccendere vecchie ferite.
*Presidente Cestudec (Centro Studi Strategici)
©RIPRODUZIONE RISERVATA

